Processi pedagogico-didattici e dell'analisi politico-sociale
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2024-03-28T14:11:26ZVivere l'autismo, vivere con l'autismo per una ricerca silenziosa, vigile e costante nel labirinto intricato di sentimenti, di idee, di emozioni, di esperienze per una crescita educativa completa
http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/1425
Vivere l'autismo, vivere con l'autismo per una ricerca silenziosa, vigile e costante nel labirinto intricato di sentimenti, di idee, di emozioni, di esperienze per una crescita educativa completa
Bilotta, Elisabetta
Il mio lavoro di tesi di dottorato di ricerca, dal titolo “ Vivere l'autismo, vivere con
l'autismo per una ricerca silenziosa, vigile e costante nel labirinto intricato di
sentimenti, di idee, di emozioni, di esperienze per una crescita educativa completa" è
concentrato sul misterioso ed affascinante mondo dell’autismo che da sempre ha
attirato l’attenzione di studiosi e scienziati di svariati settori: psicologi, pedagogisti,
biologi, medici e non in ultima istanza anche docenti, soprattutto quelli specializzati
nel sostegno, impegnati in prima persona ad affrontare e gestire didatticamente gli
alunni diversamente abili affetti da tale patologia. La scelta della tematica riguardante
l’autismo è stata mirata poiché la dottoressa Bilotta, già docente di sostegno presso le
scuole secondarie di primo grado, ha avuto modo di fare, nel corso della propria
carriera professionale, approfondite esperienze con soggetti autistici, sperimentando,
a seconda dei casi patologici presenti, metodologie didattiche adatte a tale delicata
problematica. Lo spettro dell’autismo, le cui cause scatenanti ancora oggi risultano
inspiegabili ed incerte, è una patologia di carattere psico-sociale che emerge
nell’individuo nei primi anni dell’infanzia quando il bambino, anziché manifestare
apertura al mondo, desiderio di conoscerlo ed esplorarlo, palesa una totale chiusura e
tendenza all’isolamento con rifiuto di ogni tipo di contatto con la realtà esterna. Tali
comportamenti atipici sono spesso accompagnati da assenza di linguaggio, da
espressioni linguistiche imperfette o addirittura da pensieri illogici rispondenti a
fantasie del bambino malato. La costruzione di un mondo immaginario e il distacco
da quello quotidiano costituiscono un grave rischio per il soggetto stesso il quale non
avverte alcun tipo di pericolo proveniente dall’esterno. Perciò tali individui disabili
necessitano di costante assistenza per l’imprevedibilità e la casualità delle loro azioni
incontrollate. Gli oggetti di interesse degli alunni affetti da autismo sono molto
limitati, particolari, differenti rispetto a quelli dei loro coetanei e spesso diventano
addirittura motivo di morbosità ed eccessiva attrazione, tanto che risulta difficile da
parte di un altro soggetto distoglierne l’assidua attenzione. Compito fondamentale del
docente, in particolare quello di sostegno, è di far convogliare nella stessa direzione
dell’interesse principale dell’allievo autistico anche altre forme e proposte nuove di
conoscenza in modo da arricchire ed affinare la sua capacità di discernere le
informazioni, organizzarle e gestirle autonomamente. [a cura dell'autore]
2011 - 2012
2014-07-16T00:00:00ZPercorsi di analisi delle politiche giovanili. Dal livello europeo a quello locale
http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/1419
Percorsi di analisi delle politiche giovanili. Dal livello europeo a quello locale
Barrella, Giovanni
La dissertazione analizza l’interconnessione tra i livelli europeo, nazionale, regionale e locale nella
definizione e implementazione delle politiche giovanili, col fine di comprenderne le prospettive
teoriche che le sottendono, i modelli adottati, i contenuti, gli strumenti e le forme organizzative.
Comparando le normative, i documenti e la letteratura avente ad oggetto i giovani e le politiche
giovanili, la ricerca si propone di chiarire l’impianto delle youth policies promosso dalle istituzioni e
dalle organizzazioni della società civile, che, con differenti competenze, interessi, responsabilità
amministrative, interpretazioni e modelli di cooperazione si collocano nella governance europea. [a cura dell’autore]
2011 - 2012
2014-06-06T00:00:00ZIl ruolo degli attori pubblici e privati nella definizione delle politiche attive del lavoro: una valutazione comparativa tra Spagna e Italia
http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/1359
Il ruolo degli attori pubblici e privati nella definizione delle politiche attive del lavoro: una valutazione comparativa tra Spagna e Italia
Iadarola, Maria
L’oggetto del lavoro di ricerca riguarda l’analisi e la definizione delle politiche del lavoro e nello specifico lo studio di due strumenti di politica attiva del lavoro promossi nei contesti territoriali della Campania e dell’Andalusia, che presentano diverse caratteristiche comuni del mercato del lavoro. In particolare, l’analisi si è concentrata sulle fasi iniziali di definizione dei rispettivi programmi per terminare con quella relativa ai risultati raggiunti e alla valutazione complessiva dell’efficacia della politica sul piano del funzionamento e dell’esito occupazionale. L’ipotesi di fondo di questo lavoro è che il forte intreccio ormai esistente tra assetto istituzionale del mercato del lavoro, funzioni conferite, capacità di gestione e disegno dei provvedimenti, influenzi in modo determinante l’esito degli interventi posti in essere. Con l’intento di analizzare i due programmi di politica attiva, vengono ripresi i contributi più rilevanti riguardanti la letteratura delle politiche pubbliche. Riflettendo sui modelli di policy cycle, vale a dire, sull’intero processo che interessa una politica pubblica, si comprende quali sono i fattori che occorrono per ricostruire il campo di vincoli e opportunità in base ai quali gli attori si muovono. Successivamente l’attenzione si è concentrata sulle politiche attive del lavoro, che costituiscono con le politiche socio-assistenziali, sanitarie e pensionistiche, i quattro campi di intervento delle politiche sociali. L’analisi ha riguardato l’evoluzione delle politiche del lavoro in Italia dal dopoguerra ad oggi per comprendere come si è delineato il concetto di politica attiva del lavoro, il quale progressivamente si è affiancato a quello di politica passiva. Inoltre, sono state analizzate le principali tendenze di lungo e di breve periodo del mercato del lavoro italiano e campano, tendenze che mostrano oggi uno scenario segnato soprattutto da profonde differenze territoriali, dalla prevalenza del lavoro temporaneo, da nuove e recenti evoluzioni delle dinamiche di emigrazione/immigrazione e da una disoccupazione strutturale simile a quella degli altri Paesi dell’Europa mediterranea. Come nel caso della Campania, si mostra come anche l’Andalusia, sia un’area territoriale che già prima della crisi del 2008 presentava rilevanti problematiche occupazionali, aggravate dalla diffusione in Spagna, più che negli altri Paesi europei, dalla presenza di una elevata disoccupazione e di un maggiore ricorso al lavoro a termine. Lo studio dell’esperienza delle due politiche del lavoro promosse in Campania e in Andalusia, affrontato grazie anche all’ausilio delle interviste qualitative effettuate nei due contesti di riferimento, ha fatto emergere che molteplici sono i fattori che condizionano una politica del lavoro. Un coinvolgimento attivo degli attori istituzionali che hanno partecipato al processo di definizione dei programmi analizzati, ha certamente influenzato la fase di attuazione e implementazione degli interventi. Gli accordi neo-corporativi, sono stati determinanti per la definizione coerente degli obiettivi rispetto ai fabbisogni espressi dal territorio. La valutazione degli interventi di politica attiva ha evidenziato, inoltre, che nonostante i due programmi siano stati implementati in aree territoriali con scarsa domanda di lavoro, essi hanno creato molteplici opportunità di inserimento, di formazione e di qualificazione per i partecipanti. [a cura dell'autore]
2011 - 2012
2013-04-16T00:00:00ZLe potenzialità delle tecnologie dell'analisi del movimento nell'ambito della valutazione didattica
http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/1163
Le potenzialità delle tecnologie dell'analisi del movimento nell'ambito della valutazione didattica
Vastola, Rodolfo
L’analisi del movimento si avvale tradizionalmente di approcci
quantitativi che hanno contribuito ad una conversione in unità
numeriche di variabili della cinetica e della cinematica del movimento.
L’attuale tendenza a fruire dei risultati emergenti in questi studi
nell’ambito didattico impone una necessaria ibridazione di approcci e
modelli di ricerca afferibili, al dominio delle hard sciences e delle soft
sciences (Frith, 2007) nella piena consapevolezza dei rischi di
un’applicazione tout court della spiegazione semplice
all’interpretazione dei fenomeni didattici (Rivoltella, 2012).
Il riconoscimento dell’interdipendenza tra quella parte della ricerca che
si occupa del processo formativo e quella che è attenta alle
caratteristiche funzionali che consentono le esecuzioni delle azioni,
garantisce di disporre di una metodologia della ricerca che integra
funzionalmente il tutto in un quadro concettuale comune (Sibilio, 2011).
A partire da questa premessa la specifica attività di ricerca si inserisce
nell’ambito delle azioni di screening della didattica speciale volte a
evidenziare importanti informazioni che soggiacciono alla
pianificazione e alla produzione del disegno.
La pianificazione del disegno, soprattutto nei bambini, è stato oggetto
di differenti studi. Il disegno nel bambino tende progressivamente ad
essere più accurato nel corso dello sviluppo (Goodnow, 1977), in
quanto il controllo motorio e la capacità di pianificazione diventano
sempre più sofisticate, parallelamente a un miglioramento delle capacità
percettive e attentive.
Goodnow e Levine (1973) perseguono questa possibilità, evidenziando
che il disegno, in quanto espressione antecedente alla scrittura, può
fornire importanti indizi sulle abilità cognitive del bambino.
Individuando alcune regole di pianificazione del disegno, relative alla
copia di figure elementare, che permettono al disegnatore di
semplificare il processo di pianificazione e realizzazione e di ridurre il
numero di distinti programmi motori che devono essere mantenuti in
memoria (Schmidt, 1975).
È possibile riscontrare, nella produzione di figure elementari, alcune
regolarità che mettono in relazione la forma da ricopiare con
determinate ripetibili caratteristiche spazio temporali (Laquaniti et. al.,
1983). Queste informazioni ci consentono di applicare specifici modelli
matematici riguardanti la modalità in cui il disegno è stato prodotto. L’
obiettivo è coerente con la teoria di Flash e Hogan (1985) sul minimum
Jerk, secondo cui le traiettorie sono pianificate così da minimizzare il
valore quadratico medio della derivata terza dello spostamento.
Gli strumenti utilizzati nella valutazione del disegno sono ancora
prevalentemente qualitativi e basati sulla valutazione visiva effettuata
dall'operatore. I test sono ‘’carta e matita ‘’ in cui il soggetto è tenuto a
copiare una sequenza evolutiva di forme geometriche e viene assegnato
un punteggio in relazione alla presenza o assenza di alcune
caratteristiche.
In questo esercizio, i valutatori possono incontrare delle difficoltà e
ambiguità con l'aumentare della complessità della forma. Questa
situazione diminuisce l'affidabilità dello scoring e l’osservazione non
riesce a rivelare tutte le informazioni relative alla strategia di fondo di
esecuzione del disegno (Rosenblum, 2003).
L’utilizzo di sistemi tecnologici permette di ovviare a questa difficoltà e
di accedere a quelle informazioni che non potrebbero essere ottenute
tramite metodi di raccolta dati qualitativi come l’osservazione
richiedendo l’intervento di approcci quantitativi che non riducono la
complessità della traccia grafica.
In un lavoro sperimentale realizzato tra il di gruppo di ricerca del
“Laboratorio di analisi del movimento e di valutazione delle attitudini
motorie” del Prof. Maurizio Sibilio e l’Istituto di riabilitazione
Gambardella, nel quadro di un programma di implementazione dei test
di valutazione tradizionali riguardante la disgrafia si è proceduto
all’acquisizione e l’analisi del gesto grafico con un sistema
optoelettronico con sei telecamere (BTS SMART-D, Italia), con una
frequenza di acquisizione di 140 Hz, e con un sistema video integrato
(Vixta, BTS, Italia) per videoregistrazione. Il sistema optoelettronico è
un apparecchio che misura le coordinate 3D (X, Y, e Z) nel tempo di
marcatori riflettenti.
L’indagine compiuta, su un campione tre bambini diagnosticati
disgrafici dell’età di 10 anni, ha evidenziato la potenzialità del sistema
per una valutazione quantitativa del disegno. Le caratteristiche della
tecnologia utilizzata potrà permettere in futuro di integrare altri segnali
come quello elettromiografico (EMG) ed elettroencefalografico (EEG). [a cura dell'autore]
2011 - 2012
2013-04-24T00:00:00Z