Il regime di diritto internazionale applicabile alle cultural industries
Abstract
Il presente studio ha per oggetto il trattamento destinato alle opere culturali dei media nel
quadro delle regole e dei principi che informano il diritto degli scambi commerciali in ambito
internazionale ed europeo.
I timori da molti manifestati circa le ripercussioni del processo di globalizzazione sociale,
giuridica ed economica in atto sulle specificità e le tradizioni culturali locali, si amplificano e
giungono al culmine quando si affrontano le politiche sul mercato dei media: in questo contesto,
le trattative sul commercio e sugli investimenti si sono arenate sulla questione di una «eccezione
culturale» che consentirebbe di rivolgere ai prodotti e ai servizi culturalmente rilevanti un
trattamento differenziato rispetto alle altre categorie di beni o servizi, in virtù della convinzione
che, per svilupparsi, la produzione culturale necessiti di un certo sostegno pubblico.
Se, in diritto internazionale, la questione si è posta con tutta la sua problematicità al
termine dell’Uruguay Round del 1994, con l’inserimento, tra le regole commerciali, di una
clausola che escludeva il cinema e gli altri prodotti audiovisivi dalle norme adottate durante il
negoziato, nel processo di integrazione europea l’esigenza di garantire la diversità culturale è
destinata a scontrarsi con la spinta verso la realizzazione del mercato unico, che da sempre
rappresenta una sua tematica propulsiva.
Sul diverso versante della cooperazione in materia culturale, la Dichiarazione sulla
diversità culturale promossa nel 2001 dall’UNESCO ha gettato le basi per una serie di
iniziative internazionali le quali – volte ad incoraggiare la creazione di standard per la tutela
della cultura nelle sue molteplici manifestazioni – sono culminate nel 2005, con la
conclusione della Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle
espressioni culturali, primo strumento vincolante volto a garantire la diversità culturale.
Nel tentativo di fornire una ricognizione generale sulle correlazioni che la produzione
artistico-culturale dei media vive con il regime degli scambi commerciali, il lavoro sarà
anzitutto orientato a comprendere, in via preliminare, quale sia il ruolo rivestito da tali opere
nel più ampio contesto del patrimonio culturale. In tal senso, nel primo capitolo si osserverà
come la nozione di cultural heritage si sia evoluta nel corso degli anni subendo un processo di
progressivo ampliamento rispetto ai canoni classici, in cui i media vengono in considerazione
in una prospettiva nuova e del tutto particolare, così come crescente è il rilievo assunto dalle
imprese culturali (cultural industries) dei media, le quali si trovano oggi ad operare in un
mercato globalizzato, cui fanno capo quote sostanziose di diritti di proprietà intellettuale e di
cui non è agevole fornire una definizione valevole in ambito internazionale, anzitutto in virtù
delle differenze sociali e normative esistenti tra gli Stati nel modo di concepire la produzione
artistica.
Nel corso del secondo capitolo sarà approfondita l’analisi dei rapporti tra mercato e
cultura nell’ordinamento giuridico internazionale. In particolare, dopo aver analizzato in
dettaglio la Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni
culturali, si volgerà lo sguardo al regime degli scambi internazionali negoziato nell’ambito
dell’OMC, valutando se l’articolato della Convenzione UNESCO del 2005 risulti idoneo,
conformemente alle aspettative, a rappresentare un valido compromesso, per la produzione
artistica dei media, tra esigenze commerciali e valori culturali.
Il terzo capitolo sarà infine volto ad esaminare le relazioni intercorrenti tra mercato e
cultura nel diritto dell’Unione Europea, dove le soluzioni raggiunte sono più interessanti
grazie al maggior grado di integrazione tra gli Stati membri. In tale ambito, sono ancora
diverse le deroghe concesse agli Stati membri dell’Unione in virtù di valori sovraordinati che
possono dar luogo, tra le altre, alle restrizioni di cui all’art. 36 TFUE o alla compatibilità degli
aiuti di Stato contemplati dall’art. 107 (3) TFUE. In entrambe le norme considerate, ricorrono
le ipotesi di protezione e promozione della cultura tali da non incidere in misura eccessiva
sullo sviluppo del libero scambio e della concorrenza tra imprese.
Prescindendo dalla salvaguardia del patrimonio culturale stricto sensu, il lavoro intende
complessivamente osservare – alla luce della normativa di riferimento e della giurisprudenza
più significativa sul tema – entro quali limiti le imprese nazionali operanti nel settore dei
media (editori librari e musicali, emittenti radiotelevisive, produttori cinematografici) possano
legittimamente essere destinatarie di trattamenti privilegiati in ragione del loro status di
«imprese culturali» e quando, viceversa, tali agevolazioni risultino contrastanti con i
monolitici principi posti a tutela del libero mercato nell’attuale scenario globale. [a cura dell'autore]