Responsabilità dello Stato per violazione delle direttive comunitarie
Abstract
L’Unione Europea ha, da sempre, influenzato gli Stati che ne facciano parte, imponendo loro degli
obblighi e condizionando gli aspetti più vari (dall’economia alla giustizia, dalla sicurezza all’agire
amministrativo e, persino, i comportamenti dei singoli cittadini).
Quando colpevoli di non aver adempiuto ai detti obblighi, gli Stati tenuti vengono assoggettati a
procedura d’infrazione (ex art. 258 ss TFUE) perché se ne accerti l’inottemperanza. Tra gli obblighi
imposti dall’UE figura anche il recepimento di una direttiva: atto normativo che va acquisito
nell’ordinamento interno entro un termine e vincola gli Stati al raggiungimento di un determinato
risultato, lasciandoli liberi nelle modalità.
Alle volte, però, il legislatore non adempie in tempo utile oppure lo fa in modo parziale o scorretto,
arrecando danni ai cittadini che avrebbero potuto ottenere un vantaggio dal tempestivo recepimento.
La mia opera cerca di analizzare proprio la situazione d’inadempienza statuale agli obblighi comunitaria
e le sue conseguenze, cercando di rispondere, innanzitutto, al quesito relativo all’eventuale
responsabilità dello Stato (sia esso legislatore, Pubblica Amministrazione o giudice di ultimo grado)
e alla risarcibilità del danno del danno (inteso come rimedio residuale e subordinato all’esperimento
dell’interpretazione conforme).
Nel primo capitolo, si affronterà l’analisi dei principi generali e delle fonti. Si scoprirà come analoghe
forme di responsabilità sono previste anche quando lo Stato sia inadempiente rispetto agli obblighi
internazionali o derivanti dalla CEDU.
Particolare attenzione verrà data ai rapporti fra ordinamento europeo e ordinamento nazionale, anche
allo scopo di inquadrare, successivamente, la natura della responsabilità. Propendere per la teoria
monistica piuttosto che per quella dualistica, si vedrà nel terzo capitolo, orienterà la dottrina e la
giurisprudenza, rispettivamente, verso la natura extracontrattuale o contrattuale della responsabilità.
Il secondo capitolo riguarderà l’analisi della giurisprudenza comunitaria relativa alla responsabilità
dello Stato in veste di legislatore, di Pubblica Amministrazione e di giudice di ultimo grado per inadempimento
degli obblighi comunitari, in genere, e, segnatamente, per violazione di una direttiva.
Anche la PA e il giudice, infatti, possono provocare un danno ai singoli quando non venga recepita
una direttiva. In effetti, si tratta di un comportamento mera conseguenza di quello del legislatore: ci
si è chiesti, infatti, cosa possa succedere quando la PA o il giudice danneggino un soggetto, emanando
i provvedimenti dal contenuto corrispondente ad una norma che abbia recepito la direttiva in
modo parziale o scorretto.
Verranno studiate le sentenze della Corte di Giustizia Europea e della Cassazione sul tema:
dall’originaria Francovich e Bonifaci a quelle relative alla borsa di studio dei medici specializzandi
tra il 1983 e 1991; dalla sentenza AGM Cosmet e alla Köbler/Traghetti del Mediterraneo e altre.
Il terzo capitolo è, poi, quello dedicato alla natura della responsabilità e agli aspetti che, da essa,
scaturiscono: la prescrizione (e l’individuazione del dies a quo) e la colpa.
Verranno proposte le principali sentenze a favore della natura extracontrattuale (Cass. sentt.
7630/2003 e 12814/09), con consequenziale obbligo risarcitorio, e di quella contrattuale (Cass.
10617/1995, SSUU 9147/2009 e 10813/2011), foriera di un obbligo, invece, indennitario.
Naturalmente, considerare la responsabilità dello Stato come contrattuale o extracontrattuale produrrà
i suoi effetti anche rispetto al termine prescrizionale da prevedere (10 o 5 anni, con particolare
attenzione al dies a quo di decorrenza) e alla prova o mera allegazione dell’elemento soggettivo. [a cura dell'autore]