dc.description.abstract | La presenza di contaminanti non convenzionali, all’interno di acque
superficiali e reflue, costituisce una problematica di notevole interesse in
ambito tecnico-scientifico, in relazione agli effetti tossici che tali
composti potrebbero produrre sull’ambiente e sulla salute umana. Infatti,
a causa delle loro caratteristiche chimico-fisiche, alcuni di essi sono in
grado di causare la distruzione del sistema endocrino nonché di incidere
sul sistema ormonale di sviluppo degli organismi acquatici e della fauna
in generale. Tali contaminanti prendono il nome di composti emergenti,
poiché ancora non normati o in fase di valutazione dei limiti.
Gli effluenti degli impianti di depurazione costituiscono una delle
principali fonti di contaminazione da microinquinanti delle acque
superficiali. Centinaia di tonnellate di sostanze farmaceutiche affluiscono
agli impianti di depurazione delle acque reflue ogni anno: tuttavia,
l’inefficacia dei convenzionali sistemi di trattamento a fanghi attivi
rispetto alla loro rimozione contribuisce alla loro diffusione
nell’ambiente. Da qui la necessità di implementare gli impianti di
depurazione con trattamenti avanzati, trattamenti terziari delle acque
reflue, in grado di migliorare le efficienze di rimozione.
I processi di trattamento avanzato delle acque reflue, pur essendo
raramente impiegati a scala reale per gli eccessivi costi di investimento e
gestione ad essi connessi sono oggetto di numerosi studi. Tecnologie
come l’ozonizzazione, l’ossidazione avanzata, la filtrazione su membrana
e l’adsorbimento si configurano come sistemi in grado di migliorare la
rimozione di contaminanti emergenti dalle acque reflue.
In particolare, i processi di ossidazione avanzata (AOPs) pur essendo
efficaci nella rimozione di microinquinanti, se non condotti
adeguatamente, possono determinare la formazione di prodotti di
reazione intermedi, spesso più tossici dei composti di partenza. La
tecnologia a membrane, invece, risulta estremamente efficace nel
trattamento di tali inquinanti, ma gli elevati costi gestionali ne limitano, al
momento, l’applicazione a scala reale. Al contrario, i processi di
adsorbimento non determinano la formazione di sottoprodotti tossici e
sono caratterizzati da costi minori, se comparati con le membrane e gli
x
AOPs. Il principale svantaggio connesso all’implementazione del
processo di adsorbimento è legato ai costi di rigenerazione del materiale
adsorbente impiegato, soprattutto qualora si realizzi mediante un
processo termico, a causa del consumo di energia ed al trasporto off-site.
In questa attività di ricerca è stato studiato un adsorbente non
convenzionale, il biossido di titanio (TiO2) in forma granulare, nella
rimozione per adsorbimento di blu di metilene, solitamente utilizzato
come composto modello nella rimozione di contaminanti organici ad
elevato peso molecolare, come sono appunto la maggior parte dei
microinquinanti. Il materiale, anche se non ha permesso di raggiungere
percentuali di rimozione simili a quelle del carbone attivo granulare,
sembra essere un adsorbente promettente se si pensa che può essere
rigenerato mediante radiazione solare, contenendo, quindi, i costi relativi
alla rigenerazione mediante trattamento termico.
Per quanto riguarda lo studio del processo di adsorbimento per la
rimozione dalle acque reflue di composti endocrini (EDCs), composti
farmaceutici e prodotti per la cura e l’igiene personale (PPCPs), le prove
sono state effettuate utilizzando i soli carboni attivi. Le prove in colonna
a scala di laboratorio hanno evidenziato che l’adsorbimento è un
processo idoneo alla rimozione di contaminati emergenti caratterizzati da
proprietà di idrofobicità e lipofilia. Infatti, le prove hanno evidenziato
che la rimozione di tali inquinanti tramite adsorbimento è correlata
principalmente al coefficiente di ripartizione acqua-ottanolo Log KOW.
Nel caso delle acque reflue, la rimozione è stata influenzata
negativamente dalla presenza di sostanza organica che compete con i
composti oggetto di studio per l’occupazione dei siti di adsorbimento.
Nelle prove a scala pilota e a scala reale, l’adsorbimento ha dimostrato
essere un processo efficace per la rimozione dei composti emergenti
permettendo il raggiungimento di percentuali di rimozione maggiori di
quelle riscontrate in un impianto convenzionale a fanghi attivi. [a cura dell'autore] | en_US |