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dc.contributor.authorCogliani, Maurizio
dc.date.accessioned2012-04-04T13:14:20Z
dc.date.available2012-04-04T13:14:20Z
dc.date.issued2010-05-17
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/10556/249
dc.description2008 - 2009en_US
dc.description.abstractl. Un aspetto importante del recente aumento di interesse per la psicologia delle emozioni è rappresentato dallo studio del rapporto tra musica ed emozione. Storicamente, e limitandoci a un ambito occidentale, opinioni al riguardo si possono trovare già in Platone, che, nella "Repubblica", insiste sulla necessità di bandire dal suo modello ideale di Città alcune tipologie di musiche che, attraverso i loro presunti effetti sulle emozioni, sono associate a comportamenti negativi. Sul rapporto tra musica ed emozione esiste una lunga tradizione di studi ad opera di estetici e musicologi. le cui idee sopravvivono nel pensiero contemporaneo, sia nell'ambito della filosofia della musica, sia per quanto riguarda la psicologia sperimentale (anche Darwin, come è noto, rivolse la sua attenzione alle risonanze emozionali della musica nelle scelte sessuali). In particolare, il lavoro dell'estetica musicale sul significato in musica è importante per la ricerca psicologica sulle espressioni musicali dell'emozione, e per operare distinzioni tra emozioni semplici, emozioni complesse e stati d'animo. Lo studio delle emozioni musicali sta conoscendo oggi una rinascita. Tuttavia la letteratura su musica ed emozione presenta ancora un quadro disomogeneo, in quanto il suo terreno concettuale è tuttora in fase di ricognizione, e occorre inoltre un considerevole raffinamento nelle modalità di studio di questa tematica. Probabilmente, la questione centrale del rapporto Musica/Emozione riguarda l'espressione e l'induzione di emozioni con la musica. Per affrontare questo problema, Kivy ha descritto la dicotomia cognitivistico vs. emozionale per contrastare la prospettiva che guarda al rapporto Musica/Emozione, in cui la musica è pensata solo come mezzo finalizzato a rappresentare o "esprimere" emozioni, sulla base della concezione di una musica che induce emozione in chi ascolta. Questa dicotomia, pur essendo frutto di una semplificazione forse eccessiva, rappresenta una questione di base su cui si sono cimentati diversi psicologi, e comunque resta il fatto che l'innegabile capacità della musica di esprimere emozioni può in un certo senso formare lo sfondo su cui innestare la discussione sull'induzione emozionale attraverso l'ascolto musicale. Un altro problema è quello riguardante le emozioni percepite e quelle effettivamente provate nell'ascolto musicale. Si distingue fra percezione emotiva, ossia percepire un'espressione emotiva in musica senza venirne necessariamente coinvolti in prima persona, e induzione di un'emozione, ossia la risposta emotiva alla musica da parte degli ascoltatori. Tale distinzione non viene sempre osservata nelle conversazioni quotidiane sulle emozioni, e neppure negli articoli scientifici. È stato sottolineato in proposito come sia la percezione dell'emozione, sia in particolar modo, la risposta emotiva dipendano da un'interazione tra fattori musicali, personali e contestuali. Un'ultima, ma non meno importante questione, è di ordine metodologico. Lo studio degli effetti emotivi della musica appare ostacolato, infatti, da una carenza di paradigmi di ricerca e di metodi adeguati, a causa di una scarsità di analisi concettuali e teoriche dei processi che stanno alla base della produzione di emozioni attraverso la musica. È dimostrato che nessuno dei più importanti metodi usati per valutare l'induzione emozionale - come per esempio le tassonomie delle emozioni di base - si adatta bene al compito. Concentrandosi su un numero limitato di emozioni di base evolutivamente continue, in realtà si sminuiscono le forme più complesse di processi emozionali. Nella Parte III (Variationes) si scandagliano le possibilità di condensare le risultanze delle prime due parti nella definizione dell'ascolto musicale come modello interpretativo e costruttivo in ricerca educativa, e a tale proposito si mettono a confronto vari modelli di costruzione della conoscenza nel tentativo di identificare, nell'ambito dell'apprendimento, un ascolto emozionalmente orientato. Si offre quindi un esempio di attualizzazione didattica tratto da una personale esperienza d'insegnamento in una scuola di Management del Trentino - esperienza corroborata da una lunga attività d'insegnamento prima di Educazione musicale e poi di Pianoforte nei corsi a indirizzo musicale nella Scuola secondaria di I grado - in cui a futuri manager del mondo della cultura e delle arti si è proposto un percorso di ascolto multiparadigmatico (il paradigma scelto per essere presentato in questa sede è quello della Melanconia) lontano anni luce dalla nostra realtà quotidiana. ma così attuale nell'efficace induzione di emozioni attraverso l'uso di codici retorico/musicali. Si propone, infine, un'accezione del tutto musicale del termine, proprio della didattica enattiva, di "azione incarnata". La conclusione (parte IV, Cauda) riprende una serie di riflessioni scaturite dalla ricerca su Musica/Emozioni, con speciale riferimento ai risultati degli Studi esposti nella Parte II, sottoposti a confronto con altre ricerche per quanto riguarda il problema delle definizione stessa di Emozione quale emerge sperimentalmente e storicamente nel contesto psicologico ed estetico-musicale... [a cura dell'Autore]en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoen_US
dc.subjectEmozionien_US
dc.subjectMusicaen_US
dc.titleIl codice delle emozioni. L'ascolto musicale come modello interpretativoen_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurM-PED/01 PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALEen_US
dc.contributor.coordinatoreMinichiello, Giulianoen_US
dc.description.cicloVIII n.s.en_US
dc.identifier.DipartimentoScienze dell'Educazioneen_US
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