dc.description.abstract | L’utilizzo delle piante medicinali nasce con l’uomo. Lo studio delle
basi scientifiche a supporto del loro utilizzo si è sviluppato e continua a
svilupparsi da poco più di un secolo. Lo scopo di questo lavoro di dottorato è
di dare supporto all’utilizzo di specie vegetali applicabili in ambito
farmacologico per curare determinate affezioni del Sistema Nervoso Centrale
derivanti da patologie o dall’uso di sostanze stupefacenti. Molto spesso le
sostanze vegetali infatti interagiscono con il sistema nervoso centrale, come
accade per gli oppiacei, la coca, la nicotina ed altre specie. I metaboliti
secondari provenienti da tre diverse specie di uso non comune (Brugmansia
arborea, Espostoa lanata ed Ipomea violacea) sono stati sottoposti ad un
attento studio per valutarne l’attività sul Sistema nervoso centrale e cercare di
comprendere quale possa essere il loro utilizzo a scopo medico. Queste tre
specie vengono utilizzate normalmente nella medicina tradizionale
dell’America del Sud, nella maggior parte dei casi con uno scopo rituale. La
società attuale ha trasformato queste specie in Smart Drugs togliendo loro il
concetto di sacralità attribuitogli per millenni dai primi utilizzatori
Brugmansia arborea Lagher. è normalmente consumata sotto forma di infuse
e tisane per la costituzione delle “misha” bevande con attività magicocurativa.
Già dagli studi precedenti era stato possibile identificare tre alcaloidi
presenti nelle specie e la loro attività è stata testata in vitro per verificare la
capacità di tali alcaloidi di interagire con recettori per la dopamina e
serotonina. Lo studio condotto in questo lavoro si è invece basato sullo studio
dei metaboliti secondari provenienti da specie naturalizzate in Italia per
comprendere se fossero prodotti gli stessi alcaloidi, in quale quantità e se le
diverse condizioni climatiche e territoriali avessero influenzato la loro
produzione. Il processo di screening iniziale ha consentito di determinare che
la frazione di interesse contenente alcaloidi fosse quella dell’estratto
metabolico. Tale estratto è stato saggiato in topi CD1 per verificare la capacità
di agire in combinazione con morfina e constatarne gli effetti in trattamenti sia
in acuto che in cronico. Lo studio ha dimostrato la capacità di ridurre gli effetti
derivanti dalla sindrome di astinenza da oppiacei, dimostrandosi come un
ottima alternativa al naloxone rispetto al quale riduce i sintomi somatici di
astinenza. Lo stesso studio è stato ripetuto sulla frazione purificata e sui
singoli principi attivi. I composti puri hanno però dimostrato una minore
efficacia rispetto al complesso. Per dimostrare che l’attività della pianta è
strettamente legata ai composti di natura alcaloidea sono stati effettuati inoltre
studi in vivo sulle frazioni metanoliche non contenenti gli alcaloidi. Si è
dunque dimostrata l’inattività biologica di tali composti di natura non
alcaloidea. Per verificare quali effetti avessero gli alcaloidi utilizzati nelle aree
cerebrali connesse al sistema dopaminergico della ricompensa coinvolti nella
dipendenza da oppiacei, sono state prelevati la corteccia frontale e lo striato
Tutti gli esperimnenti sono stati svolti su topi CD1. I risultati hanno dimostrato
che i singoli alcaloidi hanno effetti dopaminergici differenti. Il primo di essi è
in grado di riportare i valori di dopamina al livello del controllo spiegando
almeno in parte l’assenza di una crisi di astinenza altrimenti presente. L’effetto
degli altri alcaloidi, che determinano invece un interessante picco di dopamina
aprono nuove prospettive di studio per lo sviluppo in ambito medico per la
cura di sindromi da ipoproduzione di dopamina come ad esempio il Parkinson.
B. arborea ha inoltre mostrato una capacità di ridurre in maniera dose
dipendente iperattività motoria. Gli studi di CPL (preferenza di luogo associata
alla somministrazione di una sostanza che induce dipendenza) hanno inoltre
dimostrato che gli estratti della pianta sono in grado di ridurre la preferenza
degli animali utilizzati (topi cd1), per le gabbie in cui vengono trattati con
morfina, e che l’associazione tra trattamento e luogo si estingue molto più
rapidamente negli animali trattati anche con B. arborea rispetto a quelli trattati
con sola morfina. I risultati della somministrazione di B. arborea un’ora prima
del trattamento con cocaina hanno dimostrato la capacità di ridurre
l’iperattività da cocaina stessa. Si ipotizza dunque l’utilizzo di tale specie, e
più precisamente del complesso alcaloideo presente in fiori e foglie, per
ridurre le sindromi di astinenza da morfina e favorire il divezzamento da
oppiacei.
Espostoa lanata Britt. & Rose è utilizzata a scopo magico dagli sciamani per
entrare in contatto con il mondo delle anime tramite l’aspirazione dei fumi
prodotti dalla sua combustione. Dalla pianta sono stati isolati alcaloidi di
natura feniletilamminica. I test bioassay oriented sono stati effettuati in
activity cage sugli estratti a polarità crescente (etere di normale sano, etere di
petrolio, cloroformio, cloroformio metanolo 9:1, metanolo). L’estratto risultato
attivo è stato quello metanolico. Il frazionamento cromatografico dell’estratto
attivo ha portato all’identificaizone della tiramina. La presenza di tiramina
nella frazione con maggiore attività in activity cage ha dimostrato una capacità
di abbattere la capacità locomotoria del 60% rispetto ai controlli con salino ed
in modo dose dipendente. La tiramina tal quale non dovrebbe essere in grado
di attraversare la barriera ematoencefalica in quantità tale da giustificare la
riduzione della coordinazione motoria e le convulsioni tonico cloniche
registrate. Questo effetto è stato invece attribuito alla sua coniugazione ad una
catena lipidica che ne consente un più agevole trasporto attraverso la BBB
(barriera emato encefalica). La tiramina in quanto simpatico-mimetico stimola
il rilascio di noradrenalina. La presenza ampiamente discussa in letteratura di
recettori specifici (TA1) fa presupporre la sua capacità di funzionare come
neurotrasmettitore e di mediatore nell’attivazione della vasocostrizione renale.
L’ultima specie presa in esame è stata Ipomea violacea L.. originaria della
flora del sud America ma ampiamente diffusa in tutta Europa. La larga
diffusione di questa specie negli smart shop e le scarse informazioni presenti
in letteratura sulla sua composizione chimica hanno determinato il forte
interesse per lo studio di questa specie. Da letteratura risultano presenti nella
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pianta l’isoergina, che presenta un’attività molto inferiore al suo epimero, la
cianoclavina, il lisergolo e l’ergometrina. La caratterizzazione chimica dei
composti presenti nella specie da noi studiata ha dimostrato la presenza di
swainsonina e lisergolo. L’LSA (Acido lisergico) presente in questa specie
dunque causa effetti analoghi all’LSD seppure con effetti notevolmente ridotti.
Il test dell’head twich non ha dato esito positivo, dimostrando la sua non
attività sui recettori serotoninergici coinvolti nell’head twich 5 THP. Sono
state inoltre studiate l’attività motoria, che risulta dose dipendente e la capacità
di interazione sociale dei topi CD1 utilizzati per tutti i test.
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