I mille volti di Lidia: genesi e sviluppo del personaggio
Abstract
Il personaggio di Lidia attraversa i secoli compiendo un percorso non sempre così
preciso, alternando momenti in cui si trova a essere un personaggio di invenzione ad
altri in cui è un personaggio referenziale: attraverso la Letteratura latina, portoghese e
infine italiana, Lidia rivela degli aspetti talvolta contrastanti, talvolta convergenti, che
portano, però, tutti lo stesso nome, di cui nemmeno esiste una sola, univoca
identificazione riconoscibile in letteratura, come invece accade per altri personaggi.
Qual è dunque la sua genesi, la sua “archeologia”? In principio Lidia è un’incorporea
presenza dal pensiero stoico-epicureo all’interno delle Odi latine di Orazio e di quelle
portoghesi di Ricardo Reis, poi diventa una sovversiva cameriera passionale e
innamorata nel romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago L’anno della morte
di Ricardo Reis, in cui l’autore si dimostra abile nel convertire i luoghi comuni della
poesia classica attraverso relazioni intertestuali di notevole spessore e attraverso la
creazione letteraria di una Lidia spregiudicata. Grazie a Giosue Carducci
nell’Ottocento e a Giovanna Sicari, Pietro Tripodo e Antonio Tabucchi nel secondo
Novecento, Lidia diventa poi una donna reale oltre che letteraria, cioè prende vita da
una serie di esperienze biografiche e/o da reinterpretazioni della tradizione.
L’elaborato desidera, dunque, porre in evidenza quanta continuità e quanta
discontinuità accompagnino parallelamente l’evoluzione del personaggio di Lidia
nella letteratura attraverso i secoli: in accordo con le esigenze tematiche e stilistiche
di ogni epoca e di ogni cultura, Lidia si è manifestata senza un corpo e senza
un’anima ed è giunta a essere rappresentazione di una donna reale, calata nella nostra
contraddittoria contemporaneità, di cui arriva a essere simbolo, perché in fondo nulla
è più poetico dell’imperfezione della realtà, e la sfida più ardua è tradurre in termini
letterari quello che in apparenza sembra intraducibile nella realtà, misterioso nella sua
insensatezza e nella sua miseria. Anche la persona sarebbe insomma in origine un
personaggio, il personaggio essenziale (come nel caso della Carolina Piva, che si fa
Lidia pur rimanendo Carolina); una sorta di finzione indispensabile, che gli permette
di rappresentarsi come un’unità corporea, psichica, linguistica, spirituale, nelle
circostanze fondamentali della sua esistenza: “essere esistenti senza esistere”, direbbe
Pavel. Personaggio vuole d’altronde dire raddoppiare, quindi moltiplicare all’infinito
il potere di questa finzione originale che consiste nel presentarsi sulla scena del
mondo come individuo, come unità. Lidia permette pertanto al lettore, in ogni
momento della sua rappresentazione, di sentirsi in qualche modo ritratto più o meno illusoriamente da quel personaggio, indipendentemente da ogni verosimiglianza
realistica: ella è la verità che ingloba ogni utopia, è vicinanza e allontanamento da
tutte le filosofie, è il tentativo fallito di scindere verso e vita e l’accettazione fiera di
un ricongiungimento e di una convivenza possibile tra ideale e reale. In definitiva è
un personaggio che compie una parabola da una primitiva non credibilità fino a una
raggiunta credibilità; e in questo modo arriva a rappresentare nel modo più
convincente un’immagine possibile ‒ tra le innumerevoli ‒ dell’uomo
contemporaneo, permettendoci di gettare lo sguardo su un mondo costituito da
individui, da cose stabili, da unità sostanziali, il quale tenta di difendersi dal caos,
dalla molteplicità pura, dalla permutabilità di tutto con tutto con il potere misterioso e
immutabile della letteratura. [a cura dell'Autore] The character of Lidia crosses the centuries making a journey that is not always so
precise, alternating moments in which she finds herself a character of invention to
others in which she is a referential character: through the Latin, Portuguese and
finally Italian Literature, Lidia reveals aspects sometimes contrasting, sometimes
convergent, which bear, however, all the same name, of which not even a single,
univocal identification recognizable in literature exists, as instead happens for other
characters. So what is its genesis, its "archeology"? In the beginning, Lidia is an
incorporeal presence from the Stoic-Epicurean thought within the Latin Odi of
Horace and the Portuguese Odi of Ricardo Reis, then she becomes a subversive
passionate and enamored maid in the novel by the Portuguese writer Jose Saramago
The year of the death of Ricardo Reis, in which the author is adept at converting the
clichés of classical poetry through remarkable intertextual relationships and through
the literary creation of an unscrupulous Lidia. Thanks to Giosue Carducci in the
nineteenth century and to Giovanna Sicari, Pietro Tripodo and Antonio Tabucchi in
the second half of the twentieth century, Lidia then became a real woman as well as a
literary one, that is, she took life from a series of biographical experiences and / or
reinterpretations of tradition. The paper therefore wishes to highlight how much
continuity and how much discontinuity parallel to the evolution of the character of
Lydia in literature through the centuries: in accordance with the thematic and stylistic
needs of every age and every culture, Lidia has manifested itself without a body and
without a soul and has come to be a representation of a real woman, set in our
contradictory contemporaneity, of which she becomes a symbol, because in the end
nothing is more poetic than the imperfection of reality, and the most arduous
challenge it is translating into literary terms what apparently seems untranslatable in
reality, mysterious in its senselessness and its misery. Even the person would
originally be a character, the essential character (as in the case of the Carolina Piva,
who becomes Lidia while remaining Carolina); a sort of indispensable fiction, which
allows him to represent himself as a corporeal, psychic, linguistic, spiritual unity, in
the fundamental circumstances of his existence: "to exist without existing", Pavel
would say. Character also wants to say double up, then multiply to infinity the power
of this original fiction which consists in appearing on the world scene as an
individual, as a unit. Lidia therefore allows the reader, in every moment of her
representation, to feel in some way more or less illusively portrayed by that character,
independently of any realistic verisimilitude: she is the truth that encompasses every
utopia, is proximity and estrangement from all philosophies, is the failed attempt to
separate towards and life and the proud acceptance of a reunion and a possible
coexistence between ideal and real. Ultimately it is a character who makes a parable
from a primitive non-credibility to a reached credibility; and in this way he comes to
represent in the most convincing way a possible image - among the innumerable ones
- of contemporary man, allowing us to look at a world made up of individuals, stable
things, substantial units, which tries to defend itself from chaos, from pure
multiplicity, from the permeability of everything with everything with the mysterious
and immutable power of literature. [edited by Author]