Landscapes of Murder: Exploring Geographies of Crime in the Novels of Agatha Christie
Abstract
La geografia letteraria e la letteratura gialla spesso non hanno trovato un punto d’accordo.
Non a caso il romanzo poliziesco è stato ripetutamente analizzato da un punto di vista temporale e
non spaziale. Secondo il filosofo bulgaro Tzvetan Todorov il romanzo poliziesco si fonda su una
doppia temporalità, il racconto è scandito da due storie: la prima è quella del delitto, la seconda è
la ricerca del colpevole, storia che occupa la maggior parte della narrazione (Todorov 1977, p.44).
Lo scopo della ricerca è leggere la narrativa poliziesca come un genere strettamente legato
al concetto di spazio, considerando che risolvere un caso di omicidio significa contestualizzarlo in
un luogo ben preciso (Hartman 2004, p.212). Lo studio prende in analisi i romanzi polizieschi della
scrittrice inglese Agatha Christie, una delle maggiori esponenti della Golden Age della detective
story, nonché una delle scrittici più prolifiche e tradotte del XX secolo. La ricerca volge lo sguardo
ad alcuni tra i più apprezzati lavori della Christie, analizzando come geografia e racconto si
mescolino formando un legame indissolubile a tal punto che la prima diventa essa stessa
protagonista della storia.
La ricerca esamina gli ambienti più ricorrenti nell’opera della scrittrice britannica. Si guarda
dapprima all’Inghilterra rurale, ponendo l’accento sui romanzi ambientati presso le storiche
dimore dei proprietari terrieri, le country house di stile vittoriano o georgiano, le quali assumono
un ruolo tanto importante nella narrazione degli eventi da eclissare completamente i paesi dove
sono posizionate. In altri romanzi invece è il piccolo abitato inglese a far da sfondo alla narrazione.
Agatha Christie, infatti, è la portavoce della campagna inglese, una sorta di Arcadia senza tempo
abitata da figure tipiche: dal parroco al colonello, dal medico alle decine di donne nubili il cui
principale passatempo resta il gossip. La scrittrice sa che il male si cela anche in posti così
tranquilli. I suoi borghi immaginari si rivelano essere falsi paradisi idilliaci che non offrono nessun
tipo di riparo né di rifugio. Gli ambienti urbani, sintetizzati nella città di Londra, sono ugualmente rappresentati come
spazi pericolosi e rappresentano una versione più grande del paesello di campagna. L’accento è
posto sulla dimensione domestica degli spazi, Londra è presentata attraverso gli appartamenti e
luoghi di lusso frequentati da una classe sociale abbiente. Londra diventa così allegoria di uno stile
di vita privilegiato. I romanzi cosiddetti coloniali sono collocati al di fuori dei confini britannici, ma
all’interno dell’immenso impero coloniale inglese. L’Oriente è descritto, attraverso le parole dei
personaggi, come spazio altro, opposto alla madre patria. In conclusione, la ricerca esamina lo
spazio chiuso del treno, esempio tipico di non-luogo. Ciò che accomuna queste diverse
ambientazioni è il fatto che la storia si sviluppi sempre all’interno di uno spazio circoscritto dove
l’assassino va individuato in una stretta cerchia di sospetti.
La geografia risulta dunque essere fondamentale all’interno delle opere della Christie. Poirot
e Miss Marple, i suoi investigatori più conosciuti, alla fine smascherano l’assassino grazie ad un
forte senso dell’orientamento e ad una profonda conoscenza della geografia stessa del luogo dove
avviene il crimine. La ricostruzione degli intricati movimenti dei personaggi attraverso lo spazio e
la conoscenza della distanza tra i vari luoghi diventano essenziali per la sopravvivenza e la vittoria
del detective. [a cura dell'Autore] Mystery novels and literary geography have not often intersected. Crime fiction, for instance, has frequently been examined in terms of temporality, rather than in terms of spatiality. Todorov, in this respect, argues that crime narratives, in particular the clue-puzzle forms, are constructed on a temporal duality: the story of the crime – tells what really happened, and the story of the detective’s investigation – the way the detective/narrator presents it to the reader. The two stories eventually converge when the sleuth unmasks the murderer (Todorov 1977).
The aim of the research is to read Agatha Christie’s whodunit mysteries as centrally concerned with space, considering that, to quote Geoffrey Hartman, “to solve a crime in detective stories means to give it an exact location” (Hartman 2004). The study focuses on the spatial dimension of Agatha Christie’s detective fiction, shedding a light on her domesticated milieus, both real and fictive. The first to be analysed is rural England, presenting both the narrations where the English country house – a Victorian or a Georgian mansion – functions as the only setting prevailing over the local geography, and her fictional villages, apparent idyllic paradises which offer no refuge from the cruelties of the world. Similarly, the study takes into consideration the urban settings with a special attention devoted to the city of London which becomes the epitome of a privileged lifestyle. The city space appears as dangerous as the country side village.
Subsequently the research moves outside the British borders, but within the confines of the enormous British Empire, with narratives set in foreign and exotic geographies. The study analyses Christie’s “colonial” novels, where the Middle East is portrayed as a space of otherness. In conclusion, the research investigates the train as a non-place, working on those narratives set in transit. All of these settings present a precise point in common, what has come to be called the closed circle of suspects. Whether in England or in the Middle East, the accent is laid on the domestic sphere of the setting, which conveys the uncanny feeling that the murderer is “one of us”. [edited by Author]