La forma letteraria dialogica nella cultura italiana del XVIII secolo
Abstract
La ricerca mira a colmare una lacuna all’interno degli studi sul Settecento italiano, ovvero quella
relativa alla fortuna e agli usi della forma letteraria dialogica. Se il genere del dialogo è, infatti, stato
oggetto di indagini specifiche da parte degli italianisti per quanto concerne la stagione umanisticorinascimentale, in pochi si sono interrogati circa gli esiti successivi, fatta eccezione per la tappa
galileiana del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, e circa la possibilità di identificare una
tradizione più o meno autonoma diffusa lungo il XVIII secolo. Le rare ricognizioni critiche si sono
concentrate unicamente sulla produzione scientifica e, dunque, sul dialogo post-galileiano appunto,
giudicato come un’appendice minore rispetto al modello formale fissato dal capolavoro dello
scienziato pisano. Tuttavia, il quadro fenomenologico settecentesco risulta essere assai più complesso
e nel tentativo di stabilire un corpus testuale di riferimento si sono individuati, accanto a quelli
scientifici, dialoghi riguardanti la discussione economica, linguistica, politica o letteraria. A dispetto
delle differenze contenutistiche, scritti come il Newtonianismo per le dame di Francesco Algarotti, il
Della lingua toscana di Onofrio Branda, i dialoghi economici di Ferdinando Galiani o quelli politici
di Pietro Verri, presentano affinità decisive sul piano della corrispondenza tra l’opzione morfologica
selezionata e le finalità comunicative. In sostanza, i segni di quella che è stata interpretata come una
sorta di degradazione dell’archetipo galileiano non vanno circoscritti alla sfera scientifica, bensì
risalgono all’influenza di fattori generalizzati, legati alle forme di diffusione del sapere, alle pratiche
e agli ambienti culturali caratteristici del Settecento italiano. Si pensi, ad esempio, alla diffusa
tendenza a servirsi del dialogo letterario nell’ambito di polemiche, dibattiti e querelles concernenti le
più disparate questioni, o alla contiguità tra l’impiego didattico della forma recitativa conversazionale
da collegio e quello divulgativo proveniente dal modello fontenelliano, che a sua volta si ricollega
alle modalità salottiere della sociabilità settecentesca. Seguendo queste tracce e assecondando un
approccio ermeneutico duttile, la ricerca si propone di classificare su base tipologica i principali testi
interessati e di tracciare una panoramica il più possibile esaustiva che renda conto di una tradizione a
sé stante, da intendersi non solo in rapporto a quelle precedenti, ma soprattutto come passaggio
cruciale verso il declino che il genere attraverserà nella fase otto-novecentesca. [a cura dell'Autore] The research aims to cover a gap in the studies in Italian Eighteenth Century, which is that relating
to the fate and the uses of the dialogic literary form. If the dialogue genre has been specifically studied
by the Italianists with regard to Humanism and Renaissance, few scholars have investigated the
subsequent developments (with the exception of the Galilei’s Dialogo sopra i due massimi sistemi)
and the possibility of identifying a more or less autonomous tradition in the Eighteenth Century. The
rare critical reconnaissances have focused only on the scientific field, therefore on post-Galilean
dialogue, indeed, viewed as a minor appendage of the formal model set by the masterpiece of the
Pisan scientist. Nevertheless, the Eighteenth-Century phenomenological framework turns out to be
more complicated and, in an attempt to provide a textual corpus of reference, we have identified
dialogues concerning the economic, linguistic, political and literary debate, in addition to that
scientific. In spite of the differences in content, works like the Francesco Algarotti’s Newtonianismo
per le dame, the Onofrio Branda’s Della lingua toscana, the Ferdinando Galiani’s economic
dialogues or the Pietro Verri’s political ones, show important affinities in terms of correlation between
the selected morphological option and the communicative purposes. In essence, the signs of what has
been interpreted as a sort of degradation of the Galilean archetype should not be confined to scientific
domain, but they deal with general elements, linked to the forms of knowledge dissemination, the
cultural practices and environments typical of the Italian Eighteenth Century. This can include, for
example, the widespread recourse to the literary dialogue as part of polemics, discussions and
querelles involving many different matters, or the relationship between the didactic use of the
conversational-acting forms in colleges and the vulgarization coming from the Fontenellian model,
which, in turn, is connected with the drawing room-manners of the sociability. By following these
traces and by applying a ductile hermeneutical approach, the research aims to classify in categories
the relevant texts and to draw up an overview as much as possible complete. That can give the idea
of a separate tradition, which should be seen not only in comparison with the previous ones, but
mostly as a crucial transition to the decline that the genre will go through during the 19th and 20th
Centuries. [edited by Author]