I parlamenti nazionali ed il "dialogo" legislativo con l'Unione europea
Abstract
Il Trattato di Lisbona rafforza il ruolo dei Parlamenti nazionali come mai era
accaduto prima. Infatti, ad essi viene ora riconosciuta la possibilità di incidere
direttamente sul processo decisionale europeo. Più in generale, si affida ai Parlamenti
nazionali il compito di contribuire “attivamente al buon funzionamento dell’Unione”,
secondo la formula utilizzata dal nuovo articolo 12 del Trattato sull’Unione europea,
interamente dedicato ai Parlamenti nazionali.
Un anno dopo l’entrata in vigore del nuovo Trattato, avvenuta il 1° dicembre
2009, le Assemblee legislative nazionali hanno, quindi, incominciato ad occuparsi di
come rispondere alla ‹‹chiamata›› europea in un’ottica, tuttavia, solo ‹‹individuale›› e
non anche ‹‹collettiva››. Sotto tale profilo, si è posta, in particolare, la questione, assai
dibattuta in dottrina, inerente la giusta interpretazione da dare alle nuove previsioni del
Trattato di Lisbona, ovvero se con esse si sia voluto riconoscere ai Parlamenti nazionali
un potere di intervento nel processo decisionale europeo da intendersi quale ‹‹individual
empowerment››, al pari del diritto di veto di cui ciascun Parlamento (o Camera
nazionale) dispone in ordine alle proposte di modifica dei trattati istitutivi o, invece, se il
sistema prefigurato da tali previsioni nella forma del cosiddetto ‹‹meccanismo di allerta
precoce›› o ‹‹Early Warming System›› non presupponga, piuttosto, un esercizio
collettivo di detto potere configurando, altresì, una sorta di ‹‹collective responsability›› in
ordine al suo esercizio.
In tale contesto, si è scelto di limitare l’analisi del presente lavoro di ricerca ad un
profilo circoscritto, rappresentato dall’incidenza del Trattato di Lisbona sui meccanismi
predisposti a livello europeo per coinvolgere i Parlamenti nazionali nel circuito
decisionale europeo, privilegiando pertanto l’esame della cosiddetta ‹‹fase ascendente››
del diritto comunitario, cioè la fase di formazione degli atti e degli orientamenti politici.
Tale approfondimento ha consentito inoltre di svolgere anche un esame critico delle
novità introdotte nel nostro ordinamento con la legge 4 febbraio 2005, n. 11, altrimenti
nota come ‹‹legge Buttiglione›› - che ha integralmente sostituito la legge 9 marzo 1989,
n. 86, cosiddetta ‹‹legge La Pergola››, dedicando alcune disposizioni innovative al ruolo
del Parlamento italiano nella fase ascendente del processo decisionale europeo – nonché
di formulare talune valutazioni con riguardo alla più recente prassi applicativa seguita
dalle Camere italiane. [a cura dell'autore]