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dc.contributor.authorCorrado, Lucia-
dc.date.accessioned2013-11-18T11:55:26Z-
dc.date.available2013-11-18T11:55:26Z-
dc.date.issued2013-03-28-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/10556/794-
dc.description2011 - 2012en_US
dc.description.abstractLa ricerca è circoscritta all’opera di un maestro delle arti, Giovanni Blund, vissuto dal 1175 al 1240. L’opera su cui converge l’attenzione dell’intera ricerca è il Tractatus de anima, scoperto da Padre Callus che ne ha dato una completa edizione critica nel 1970. Nel tentativo di definizione di una nozione ambigua com’è quella di ‘anima’, si è rivolta l’attenzione anche ad Alfredo di Sareshel, a Domenico Gundisalvi, ad Avicenna e alle cognizioni mediche arabe e greche, indiscussa fonte per i maestri attivi tra i secoli XII e XIII. Blund era stato uno dei primi a tenere lezioni sul nuovo Aristotele, sia ad Oxford che a Parigi, e in breve tempo aveva acquisito una celebrità notevole. Tuttavia nel suo Tractatus non troviamo tanto Aristotele quanto i suoi interpreti arabi: al-Kindi, Avicenna, al-Farabi e Costa ben luca. Il suo trattato sull’anima è dunque testimonianza della penetrazione nelle scuole, all’inizio del secolo XIII, delle teorie del filosofo arabo Avicenna, guida preziosa nell’esegesi di un testo difficile e intricato qual era l’opera aristotelica. L’opera si articola, in base a quanto indicato dall’indice dei contenuti, in 27 capitoli ma l’ultimo, il De divina providentia, manca e non ci è possibile stabilire se l’autore abbia lasciato l’opera incompiuta o se l’ultimo capitolo sia stato deliberatamente omesso. Il piano del Tractatus è approssimativamente quello del testo avicenniano. Fatta eccezione per il capitolo xxvi sul libero arbitrio, significativamente ispirato al De libero arbitrio di Anselmo d’Aosta, Blund segue da vicino il Liber Sextus Naturalium, organizzando però la materia liberamente. Il Tractatus non è l’opera di un teologo ma di un maestro delle arti; è quanto indubbiamente suggerisce il metodo della trattazione. Persino argomentando questioni come l’immortalità dell’anima o il libero arbitrio, Blund non spodesta il teologo dal suo compito, non ne invade il territorio ma tratta le varie questioni in modo puramente filosofico. Il Tractatus de anima segna l’ingresso, nell’Occidente latino, di un nuovo approccio alla trattazione dell’anima perché il piano metafisico e teologico incrocia abilmente considerazioni fisiche e psicologiche. [a cura dell'autore]en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoen_US
dc.subjectBlunden_US
dc.subjectAnimaen_US
dc.titlePsicologia e scienza dell'anima tra i secoli XII e XIII. Giovanni Blund e il Tractatus de Animaen_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurM-FIL/08 STORIA DELLA FILOSOFIA MEDIEVALEen_US
dc.contributor.coordinatoreD'Onofrio, Giulioen_US
dc.description.cicloXi n.s.en_US
dc.contributor.tutorD'Onofrio, Giulioen_US
dc.contributor.cotutorBisogno, Armandoen_US
dc.identifier.DipartimentoLatinità e Medioevoen_US
È visualizzato nelle collezioni:Filosofia, scienze e cultura dell'età tardo-antica, medievale e umanistica

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