dc.description.abstract | La tesi di dottorato, I canti popolari arbëreshë (italo-alabenesi) e la tradizione dei
canti popolari italiani, è un lavoro di ricerca sui canti popolari arbëreshë, in rapporto
alla tradizione dei canti popolari italiani di area meridionale, condotto sulla base di
una metodologia interdisciplinare, afferente all’antropologia culturale, alle letterature
comparate, alla linguistica e alla dialettologia, nel quadro di una costante
documentazione di verifica storiografica. Il punto di partenza, costituito dallo stato
attuale degli studi, è il materiale raccolto dagli studiosi delle stesse comunità, già
pubblicato in alcuni testi, che non contengono però i canti significativi di tutte le
località, in cui si trovano le minoranze linguistiche arbëreshe: spesso si limitano,
infatti, alla semplice registrazione. Anche quando i canti popolari italo-albanesi sono
inseriti nelle raccolte di canti popolari italiani, figurano quasi sempre come esempi
esterni, semplici “aggiunte”, solo per ricordare al lettore la loro presenza: sono,
infatti, riportati con il titolo di Canti albanesi, e per lo più collocati a fine libro: è il
caso dei Canti nuziali nel folklore italiano di Giuseppe Profeta. Altri vengono,
inoltre, segnalati come canti albanesi di quelle regioni in cui sono insediate comunità
italo-albanesi, come nell’antologia curata da Pier Paolo Pasolini, La poesia popolare
italiana.
È, quindi, evidente che i lavori prodotti fino a oggi hanno conseguito risultati
frammentari. Di qui la necessità di una raccolta dei canti suddivisa per temi,
organizzati secondo i cicli della vita e sempre inseriti nel contesto storicoantropologico
da cui traggono origine, con un metodo di comparazione che, partendo
dagli esemplari italo-albanesi, si estende ai testi di altre regioni italiane. In tal modo,
si rivelano le fondamentali analogie e differenze, sotto il profilo semantico e
linguistico, di volta in volta indicando la loro forma originaria, se colta o popolare.
Seguendo una suddivisione ciclica dei canti popolari, fin dai primi componimenti
esaminati, le ninnananne, recitate all’interno dello spazio domestico, è affiorata,
attraverso la melodia ipnotica dei versi e dei suoni, l’importanza decisiva della figura
materna per la conservazione e il rispetto dei valori tradizionali. Né diverso è il ruolo
assunto dall’amore, intrinsecamente collegato agli aspetti della vita popolare: il
lavoro nei campi e nelle fabbriche, le fatiche domestiche, i giochi, le feste, i
matrimoni, la protesta, il carcere, la guerra e la morte, che, soprattutto nella cultura
delle classi subalterne, si manifestano attraverso tutte le sfumature possibili, dalla
tenerezza alla rabbia, dal rimpianto alla passione, espresse in una struttura linguistica,
spesso elementare nella forma, ma sorprendentemente sorretta da una sapiente
orchestrazione metrica.
Dal quadro complessivo risulta inoltre inequivocabile l’intenso e forte sentimento
religioso che attraversa l’intera cultura popolare, italiana e arbëreshe. In particolare,
nei canti sacri, pur modulati con registri espressivi “alti” o “bassi”, le due culture
convergono con maggiore frequenza, rivelando una profonda stratificazione
devozionale, che funge da cemento e coesione dei molteplici e variegati motivi,
caratterizzanti i momenti esistenziali e sociali delle classi subalterne e delle
minoranze etnico-linguistiche. Utilizzando testi, difficilmente reperibili, il lavoro ha
seguito l’evoluzione della lingua arbëreshe, evidenziandone trasformazioni e
diffusione, anche quando non si è ipotizzata nessuna comunità di provenienza. Pure
in tale assenza, è stato possibile confrontare le diverse espressioni popolari,
rivelandone affinità e differenze tematiche e formali. La ricchezza di esemplari
trascritti e la comparazione con testimoni, provenienti da altre aree regionali, non
potranno che accrescere l’interesse per la cultura arbëreshe, da parte non solo di
studiosi italo-albanesi, ma anche italiani, esperti di linguistica e dialettologia. [a cura dell'autore] | en_US |