dc.description.abstract | l. Un aspetto importante del recente aumento di interesse per la psicologia delle emozioni è
rappresentato dallo studio del rapporto tra musica ed emozione. Storicamente, e limitandoci a un
ambito occidentale, opinioni al riguardo si possono trovare già in Platone, che, nella "Repubblica",
insiste sulla necessità di bandire dal suo modello ideale di Città alcune tipologie di musiche che,
attraverso i loro presunti effetti sulle emozioni, sono associate a comportamenti negativi.
Sul rapporto tra musica ed emozione esiste una lunga tradizione di studi ad opera di estetici e
musicologi. le cui idee sopravvivono nel pensiero contemporaneo, sia nell'ambito della filosofia
della musica, sia per quanto riguarda la psicologia sperimentale (anche Darwin, come è noto,
rivolse la sua attenzione alle risonanze emozionali della musica nelle scelte sessuali). In particolare,
il lavoro dell'estetica musicale sul significato in musica è importante per la ricerca psicologica sulle
espressioni musicali dell'emozione, e per operare distinzioni tra emozioni semplici, emozioni
complesse e stati d'animo.
Lo studio delle emozioni musicali sta conoscendo oggi una rinascita. Tuttavia la letteratura su
musica ed emozione presenta ancora un quadro disomogeneo, in quanto il suo terreno concettuale è
tuttora in fase di ricognizione, e occorre inoltre un considerevole raffinamento nelle modalità di
studio di questa tematica.
Probabilmente, la questione centrale del rapporto Musica/Emozione riguarda l'espressione e
l'induzione di emozioni con la musica. Per affrontare questo problema, Kivy ha descritto la
dicotomia cognitivistico vs. emozionale per contrastare la prospettiva che guarda al rapporto
Musica/Emozione, in cui la musica è pensata solo come mezzo finalizzato a rappresentare o
"esprimere" emozioni, sulla base della concezione di una musica che induce emozione in chi
ascolta. Questa dicotomia, pur essendo frutto di una semplificazione forse eccessiva, rappresenta
una questione di base su cui si sono cimentati diversi psicologi, e comunque resta il fatto che
l'innegabile capacità della musica di esprimere emozioni può in un certo senso formare lo sfondo su
cui innestare la discussione sull'induzione emozionale attraverso l'ascolto musicale.
Un altro problema è quello riguardante le emozioni percepite e quelle effettivamente provate
nell'ascolto musicale. Si distingue fra percezione emotiva, ossia percepire un'espressione emotiva
in musica senza venirne necessariamente coinvolti in prima persona, e induzione di un'emozione,
ossia la risposta emotiva alla musica da parte degli ascoltatori. Tale distinzione non viene sempre
osservata nelle conversazioni quotidiane sulle emozioni, e neppure negli articoli scientifici. È stato
sottolineato in proposito come sia la percezione dell'emozione, sia in particolar modo, la risposta
emotiva dipendano da un'interazione tra fattori musicali, personali e contestuali.
Un'ultima, ma non meno importante questione, è di ordine metodologico. Lo studio degli effetti
emotivi della musica appare ostacolato, infatti, da una carenza di paradigmi di ricerca e di metodi
adeguati, a causa di una scarsità di analisi concettuali e teoriche dei processi che stanno alla base
della produzione di emozioni attraverso la musica. È dimostrato che nessuno dei più importanti
metodi usati per valutare l'induzione emozionale - come per esempio le tassonomie delle emozioni
di base - si adatta bene al compito. Concentrandosi su un numero limitato di emozioni di base
evolutivamente continue, in realtà si sminuiscono le forme più complesse di processi emozionali.
Nella Parte III (Variationes) si scandagliano le possibilità di condensare le risultanze delle prime
due parti nella definizione dell'ascolto musicale come modello interpretativo e costruttivo in ricerca
educativa, e a tale proposito si mettono a confronto vari modelli di costruzione della conoscenza nel
tentativo di identificare, nell'ambito dell'apprendimento, un ascolto emozionalmente orientato. Si
offre quindi un esempio di attualizzazione didattica tratto da una personale esperienza
d'insegnamento in una scuola di Management del Trentino - esperienza corroborata da una lunga
attività d'insegnamento prima di Educazione musicale e poi di Pianoforte nei corsi a indirizzo
musicale nella Scuola secondaria di I grado - in cui a futuri manager del mondo della cultura e delle
arti si è proposto un percorso di ascolto multiparadigmatico (il paradigma scelto per essere
presentato in questa sede è quello della Melanconia) lontano anni luce dalla nostra realtà quotidiana.
ma così attuale nell'efficace induzione di emozioni attraverso l'uso di codici retorico/musicali. Si
propone, infine, un'accezione del tutto musicale del termine, proprio della didattica enattiva, di
"azione incarnata".
La conclusione (parte IV, Cauda) riprende una serie di riflessioni scaturite dalla ricerca su
Musica/Emozioni, con speciale riferimento ai risultati degli Studi esposti nella Parte II, sottoposti a
confronto con altre ricerche per quanto riguarda il problema delle definizione stessa di Emozione
quale emerge sperimentalmente e storicamente nel contesto psicologico ed estetico-musicale... [a cura dell'Autore] | en_US |