Lo Stato feudale dei Caracciolo di Torella. Poteri, istituzioni e rapporti economico-sociali nel Mezzogiorno moderno
Abstract
La necessità di un ritorno ad un serio studio filologico del materiale che il passato ci ha lasciato, in una prospettiva che allontani lo spettro delle facili interpretazioni sistematiche
all'interno di intelaiature filosofiche forzate, sembra riportare alla luce uno dei nodi problematici
più complessi ma, nel medesimo tempo, più dibattuti dell'indagine storiografica, quello della
necessità di "ricollocare lo studio dei processi di formazione dell ‘identità nobiliare all'interno
della costruzione dei sistemi di potere su scale differenti: locale, nazionale, sovranazionale.
La presente ricerca ha trovato le sue radici nella ricostruzione storica per una contestualizzazione più ampia del periodo attinente alle fonti rinvenute, dando la preminenza ai settori poco indagati della storia degli stati feudali nell'età moderna, occupandosi di dare spazio alla dimensione territoriale del feudo anche in relazione ai meccanismi amministrativi del suo governo e alla prassi giudiziaria praticata nel corso di tre secoli, non dimenticando di offrire una riproduzione del territorio occupato, dei suoi caratteri, della vocazione produttiva, delle risorse presenti, con la tecnologia del GIS, per un'interessante geoiconografia dei luoghi, secondo le indicazioni di Giovanni Brancaccio.
Attenzione particolare è stata posta alle modalità di conservazione e potenziamento del prestigio
della famiglia Caracciolo nel corso di quasi tre secoli, a partire dal '600, facendo riferimento ai tre
potenti strumenti d'integrazione dinastica adottati dalla monarchia spagnola per legare a sé i potenti
lignaggi nel Regno di Napoli durante il Seicento: il controllo delle unioni matrimoniali fra le
ereditiere dei grandi stati feudali, le ricompense significative per i nobili mobilitati sui fronti di
guerra e, in ultimo, l'esercizio del patronage con la distribuzione di risorse materiali ma,
soprattutto, simboliche, poiché nel Mezzogiorno della rifeudalizzazione notevole disponibilità di
denaro e di onori era sempre presente.
L'analisi di relevi, apprezzi e rendite del fondo archivistico ha chiarito le modalità di gestione delle risorse territoriali, disegnando l'evoluzione delle rendite in seno a ciascun feudo, favorendo una ricostruzione delle vicende che hanno permesso ai principi di Torella di acquisire titoli e signoria, di caratterizzare il rapporto fra feudatario e vassalli, di esaminare i rapporti fra i membri della famiglia e la corona ed, infine, di valutare il tipo di spese e le strategie per mantenere solida la ricchezza durante il secolo delle rivendicazioni rivoluzionarie.
L'indagine non si limita ad una storia dei Caracciolo principi di Torella, né era tale l'intento
della ricerca, ma analizza aspetti e problemi legati alle modalità di acquisto dei feudi, di
conservazione del patrimonio nel corso di più di tre secoli, di ricerca del consenso presso la
comunità su cui si esplicava la signoria e di mantenimento dell’identità nobiliare consona ad una
famiglia di tale rango nel viceregno spagnolo.
L'attenzione ancora viva su aspetti economico-sociali tracciati da tempo e sull'importanza di
distinguere fra i feudi camerali lombardi ed i feudi tradizionali del Regno meridionale, i rapporti di
collisione e di collusione fra Stato moderno e baroni, regi officiales del Regno, e l'impossibilità di
applicare a lutti i lignaggi la formula di Labrot dei "baroni in città", per rappresentare lo
spostamento in massa della nobiltà verso Napoli, sono gli ultimissimi risultati delle ricerche
storiche, che rendono ancora necessaria l'attenzione sul feudalesimo, ben lontano dalla risoluzione
nella semplicistica formula crociana della nobiltà meridionale atta unicamente ad ostentare vani e pomposi titoli... [a cura dell'Autore]