dc.description.abstract | L'approccio alla figura del monaco benedettino Ruperto di Deutz e al suo
pensiero si è configurato, nelle fasi preliminari del lavoro, come un inquadramento
generale che si è poi arricchito di una più approfondita disamina dottrinale che mi ha
consentito di affinare la conoscenza complessiva delle dottrine rupertiane e quindi di
meglio circoscrivere e definire, rispetto ai propositi iniziali, l'oggetto e gli scopi del
lavoro.
Ho dunque cercato di mettere in rilievo i tratti peculiari della riflessione
rupertiana concentrandomi, in particolare, sui commenti biblici, assumendo come
riferimenti principali il commento al vangelo di Matteo e il commento al vangelo di
Giovanni. Ai fini di una valutazione complessiva dell'opera del tuitiense mi è
tuttavia parso indispensabile estendere l'analisi, almeno in parte, anche agli opuscoli
sulla volontà e l'onnipotenza divina e al commento al Cantico dei Cantici.
La scelta degli argomenti da trattare è motivata da due fattori: da un lato
l'esigenza di evidenziare aspetti poco studiati e noti del pensiero rupertiano,
dall'altro quello di prendere in considerazione il frangente storico della
composizione dei commenti biblici da parte di Ruperto, esaminando i temi più attuali
all'interno dell'orizzonte culturale nel quale egli si muove. Ho delineato un percorso
di lettura che, privilegiando un taglio espositivo che segue fedelmente il testo, è
centrato soprattutto su argomenti a cavallo tra teologia, cristologia, pneumatologia.
Si può certamente affermare che la ricerca condotta nell'ambito della tesi
dottorale sia diretta a ricostruire la dottrina esegetica e teologica del monaco di
Deutz, considerando, tuttavia, l'influenza esercitata sull'autore dall'ampio ventaglio
di proposte filosofico-teologiche che animano il mondo intellettuale agli inizi del XII
secolo. Pertanto questo lavoro cerca di inserirsi, sul piano metodologico e
contenutistico in un contesto di studi mirante a determinare le modalità con cui è
avvenuta la maturazione di tali istanze nell'ambiente benedettino durante la prima
metà del XII secolo. I motivi di interesse di tale indagine sono, a mio avviso,
molteplici: sul piano storiografico lo studio tende a delineare il profilo speculativo di
Ruperto di Deutz contribuendo a migliorare la conoscenza complessiva di questo
autore, sul piano teorico, l'analisi delle fonti consente di valutare in quale misura
alcuni temi, desunti dalla produzione monastica e magistrale dell'epoca, abbiano
influito sullo sviluppo della sua concezione teologica, che risulta tendenzialmente
ancorata ad un atteggiamento conservatore tipico del monachesimo.
Caratterizzata dal continuo intreccio di esposizione contenutistica e
valutazione storiografica, la tesi non ha la pretesa di essere una presentazione
organica e complessiva dei commenti biblici rupertiani. Il lavoro vuoi fornire una
sintesi, consapevolmente parziale, ma spero significativa della riflessione del
tuitiense. L'esame dei contenuti, dei metodi e degli obiettivi del percorso intellettuale
rupertiano, nell'ambiente storico e nella tradizione culturale in cui si è formato, è
volto a valorizzare la sua individualità speculativa e a coglierne molteplici
sfaccettature, per evidenziare come egli abbia tradotto in dottrina la sua vocazione
benedettina.
La tesi si articola in tre parti principali (che presentano ognuna un andamento
a sé stante). Nel primo capitolo vengono ricostruiti la biografia dell'abate ed i
caratteri della sua metodologia esegetica, elementi filosofico-teologici dell'ambiente
culturale della Renania dell'epoca ed i complessi rapporti del monaco con la scuola
di Laon. Nel secondo capitolo è invece presentato un approfondimento sulla
ricostruzione dei suoi scritti, considerando gran parte della storiografia a riguardo,
volto a testimoniare la tendenza speculativa di fondo dell'autore, una parziale analisi
del commento rupertiano al Cantico dei Cantici e l'analisi del commento esegetico al
vangelo di Matteo; si presenta, a riguardo, una ricostruzione dell' opera che evidenzia
anche elementi mistici e visionari presenti in essa. Il terzo ed ultimo capitolo è
interamente dedicato al commento rupertiano al quarto vangelo con particolare
attenzione al prologo e, soprattutto, ai capitoli giovannei riguardanti lo Spirito Santo.
Gli aspetti in cui la realtà dell'epoca rupertiana si concretizza sono
sostanzialmente due, entrambi derivanti dalla filiazione diretta dall'esperienza
teologica di Anselmo d'Aosta, da una parte l'esigenza di sistematicità, dall' altra
l'inevitabile confronto e dialogo tra ambizione razionalistica e conservatorismo
religioso. Nella nutrita schiera dei teologi dell'epoca dominava una doppia tendenza:
per un verso una dialettica fondata su una grande erudizione, dall' altro l'esigenza di
dar luogo ad una grande opera di sistematizzazione della dottrina cristiana frutto del
passaggio nel campo dei teologi di magistri educati in scuole di logica e dunque
sensibili ad un assetto razionale del patrimonio dottrinale cristiano.
La trasformazione della teologia, da semplice discorso delle verità relative
alla fede e all'economia della salvezza in una scienza in ambito universitario,
avviene grazie alla confluenza prodottasi tra i diversi elementi operanti nelle scuole
del XII secolo, le cui principali tendenze intellettuali sono ravvisabili nel metodo
vittorino, fondato sulla collocazione della lectio scritturale alla base della ricerca, in
quello abelardiano-lombardiano che rende sistematico il discorso teologico, espresso
con lo strumento della quaestio, attraverso l'organizzazione dei contenuti della
rivelazione, secondo uno schema che va dalla creazione all’escatologia e, ancora,
nell'avvento della epistemologia aristotelica…[a cura dell’autore]. | en_US |