dc.description.abstract | Il presente lavoro di ricerca intende invenire un orientamento specifico, all'interno della
tradizione mistica inglese, che emerge dai testi agiografici visionari del secolo XII,
anticipando la mistica della tarda età scolastica inglese. Dall'analisi comparativa dei testi
scelti - la Vita di Cristina di Markyate e, a supporto, i testi dedicati a Goderico di Finchale e
Bartolomeo di Farne -, sono stati individuati tre elementi costitutivi delle esperienze del
divino sottese alla narrazione agiografica di questi documenti: la spiritualità anacoretica, il
genere agiografico e il linguaggio visionario. L'elemento distintivo, in funzione del quale
emerge, rispetto alle altre, la Vita di Cristina di Markyate, è prioritariamente afferente al piano
dei contenuti: l'orientamento mariologico-concezionista preponderante nell'esperienza
visionaria dell'anacoreta di Markyate lega il testo al dibattito più urgente dell'epoca,
mettendo in ombra sul piano teorico e speculativo le altre due fonti agiografiche salde nella
tradizione, ma prive di orientamenti teorici suggestivi.
I risultati della ricerca sono stati organizzati intorno a quattro grandi sezioni: un primo
capitolo in cui, chiarito lo stato e l'identità delle fonti storico-documentarie sulle quali è stata
condotta l'analisi, la figura e il testo di Cristina sono poste a confronto con le diverse
prospettive storiografiche che la letteratura di settore offre, in relazione alla possibile
individuazione di una specifica categoria interpretativa che consenta una riconsiderazione
della funzione della visione e dell' esperienza visiva del divino come esperienza mistica.
La seconda sezione è interamente dedicata alla ricostruzione dell'universo storico-culturale
di Cristina e della comunità benedettina di St Albans, e muove dalla chiarificazione
dell'identità del patrimonio bibliografico della comunità sino al rinvenimento degli
orientamenti intellettuali locali, pensati in relazione al più ampio panorama inglese
dell'epoca. Non è sostenibile, infatti, che le sezioni della Vita più impegnative dal punto di
vista teorico non trovino origine in un contesto culturale determinato e, più dettagliatamente,
all'interno di uno specifico perimetro teorico-linguistico con cui entrare in rapporto di
discussione.
Il terzo capitolo è volto a delineare la fenomenologia della percezione visiva del divino
che sottende i relati visionari e suggerisce, a partire da un'analisi delle specificità linguisticoconcettuali,
un nuovo modello interpretativo delle visiones. Ho qui ho intrapreso un'analisi
esegetica dei relati visionari fondanti ed esemplificativi dell'esperienza mistico-visionaria
tràdita dalle tre Vitae inglesi. Da quest'operazione, tale esperienza visionaria emerge come
costitutiva di un modo determinato dell'esperire mistico e, in particolare, a partire dall'analisi
linguistica e concettuale, sullo sfondo della relativa tradizione speculativa, il rinvenimento di
una ricorsività di elementi suggerisce un vero e proprio registro linguistico specifico.
L'ultima sezione della tesi si muove sul piano dei contenuti teologico-speculativi sottesi
all'architettura visionaria della Vita di Cristina di Markyate: oggetto d'indagine privilegiato è
il corpus delle visioni mariane che svela tutto il portato del dibattito concezionista inglese del
secolo XII. A partire da una riflessione attenta sui contenuti di tali visioni mariane, in una
dialettica di rimandi alle riflessioni elaborate all'interno delle opere dei contemporanei
Eadmero di Canterbury, Osberto di Clare e Nicola di St Albans, si interroga, in una nuova
prospettiva, una delle tematiche più controverse del secolo XII.
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