Elisir e veleni. Sulla scienza nella poesia di Enzensberger
Abstract
Poeta, saggista, polemista, editore di libri e riviste, Hans Magnus Enzensberger
è fra gli scrittori e intellettuali tedeschi contemporanei quello
che ha riservato al tema della scienza l’attenzione più costante e originale,
basti pensare anche solo a titoli come Il mago dei numeri e Gli elisir della
scienza. Tuttavia all’interno del campo di forze portato allo scoperto da
tale sua indubbia predilezione sono riconoscibili almeno due poli di attrazione
fra i quali oscillano la riflessione teorica e la produzione creativa
dell’autore. A un capo c’è la convinzione che il mondo contemporaneo
non sia assolutamente comprensibile, e di conseguenza esprimibile, senza
una adeguata conoscenza dei temi, delle problematiche, dei linguaggi,
delle acquisizioni tecniche proprie delle scienze moderne, dalla fisica alle
neuroscienze, dalla cibernetica al calcolo infinitesimale. All’altro capo sta
invece la consapevolezza che la scienza tende ad imporsi agli individui e
alla società come ideologia totalizzante, caratterizzata dalla divinizzazione
del progresso. Sono queste due polarità nell’opera di Enzensberger che
qui vengono alluse sinteticamente nella coppia oppositiva elisir/veleni, e
analizzate sulla scorta di riflessioni e interventi saggistici dell’autore, di
alcune poesie e soprattutto di testi creativi di grande respiro come il poema
Mausoleum. Trentasette ballate tratte dalla storia del progresso e La fine del
Titanic.