Camillo Boito, le muse sorelle e la settima arte
Abstract
Camillo Boito partecipò in pieno alla stagione della Scapigliatura e celebrò l’unità delle arti non meno del fratello Arrigo, di Carlo Dossi, di Emilio Praga e di altri noti autori coevi. Se Boito non dimentica di attribuire il titolo di «poeta» ai pittori Telemaco Signorini e Tranquillo Cremona, il suo tentativo di trovare una convergenza unitaria fra le arti si innerva nella sua professione di architetto e di protagonista del neomedievalismo lombardo. Una non comune raffinatezza contraddistingueva la prosa di Boito sia in veste critica e didattica sia in veste letteraria, come si può ben vedere sia nei suoi scritti tecnici sia, naturalmente, nelle Storielle vane e soprattutto in Senso. Quarant’anni dopo la morte di Camillo Boito sarebbe stato Luchino Visconti a misurarsi con l’adattamento cinematografico della novella e proprio come lo scrittore, anche il regista avrebbe scelto un linguaggio ricchissimo di citazioni e di richiami ad una rinnovata sintesi tra le arti. Camillo Boito was actively involved in the vague of the Scapigliatura and he celebrated the communion of hamanistic art sas his brother Arrigo, Carlo Dossi, Emilio Praga and other coeval writers also did. Boito conferred the role of «poet» to painters Telemaco Signorini and Tranquillo Cremona, but his goal to find a convergence between arts is especially well-established in his own professional work sas architect and protagonist of the Lombard Neo-Medievalism, Boito’s prose is refined and graceful both in critical anddidactic form as well as in literature. It can be easily seen in his scientific papers and, of course, in ‘Storielle vane’ and in ‘Senso’ above all. Forty years after Boito’s death, Luchino Visconti shoot the screen adaption of ‘Senso’, and as well as the writer, he selected a cinematographic language rich in quotations and references to a renewed synthesis of the arts.