«Il pensiero ossessivo buca il lavoro». Poesia e alienazione in Ottiero Ottieri
Abstract
Il contributo propone un attraversamento tematico, stilistico e critico della prima opera in versi di Ottiero Ottieri, Il pensiero perverso (1971). Posta in relazione con la produzione ottieriana coeva, che tiene conto sia dei precedenti romanzi legati alla fabbrica, sia del ricovero in clinica testimoniato dal Campo di concentrazione (1972), l’opera poetica è scandagliata e interpretata con il metodo della lettura a contatto, o close reading. Il lavoro ermeneutico individua illuminanti e sintetiche asserzioni sul rapporto tra alienazione e lavoro: espressa da ossimori, urti, ribattuti fonetici, echi, dissonanze, nonché da un riuso desublimante della tradizione, la stasi patologica imposta dal dubbio ossessivo si rivela rifiuto della compromissione con il lavoro e, lato sensu, con il sistema. The essay offers a thematic, stylistic, and critical examination of Ottiero Ottieri’s first book of poems, Il pensiero perverso (1971). In the analysis, this work is put in relation to Ottieri’s contemporary production, namely with the previous novels linked to the factory, and with the biographical experience of being hospitalized in a psychiatric clinic as witnessed in Il campo di concentrazione (1972). Thanks to the close reading method, this poetic writing reveals illuminating and synthetic declarations on the relationship between alienation and work: the stasis imposed by obsessive doubt, stylistically rendered in oxymorons, dissonances, echoes, phonetic clashes, and reiterations, as well as in a lowered reuse of tradition, appears as a refusal of compromise with work in the era of advanced capitalism, and, in a broader sense, with the system.
URI
https://sinestesieonline.it/wp-content/uploads/2025/06/sinestesieonline-47-bello-minciacchi.pdfhttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/8855