La rivista "October" 1976-2004: dagli anni della militanza a quelli dell'egemonia critica
Abstract
Il dibattito critico statunitense dalla fine degli anni Settanta del Novecento ha dovuto fare i conti con la necessità di ripensare i metodi di analisi dell’arte, prima reagendo alle regole rigide che il metodo formalista aveva dettato fin dagli anni Quaranta e, poi, attrezzandosi progressivamente all’analisi delle nuove pratiche dell’arte ibridando strumenti presi in prestito da differenti discipline. La fuoriuscita dai confini disciplinari dell’arte quale istituzione tradizionalmente intesa da parte di critici e artisti che hanno condiviso una stagione, forse ormai tramontata, di continua problematizzazione dei ruoli, degli strumenti, delle metodologie e delle finalità dell’azione critica, ha decretato la polverizzazione dell’impianto formalista adottato come riferimento principale dagli storici dell’arte negli Stati Uniti fino alla fine degli anni ’70.
La fondazione della rivista “October” risponde a questo processo di autoanalisi e al tentativo di costruire nuovi strumenti con i quali interpretare la complessità della sperimentazione artistica. Il gruppo degli autori che ha collaborato alla rivista però non si è mai accontentato di guardare solo alle novità dell’arte che avanzavano in quegli anni, ma ha messo sotto setaccio l’esperienza dell’arte del Novecento nella sua interezza, considerandola sempre nel rapporto dialogico con la fase interpretativa. L’esperienza dell’arte e la critica insieme costruiscono una storia culturale che non può essere in alcun modo tenuta separata dai processi speculativi che dagli anni Settanta hanno travolto il soggetto nella sua dimensione individuale e sociale. L’emergere della crisi epistemologica, che la riflessione filosofica postmoderna mette in luce, contribuisce ad articolare il discorso della critica d’arte sempre più coscientemente disponibile alle possibilità inedite suggerite dall’adozione di strumenti di indagine presi in prestito da discipline differenti. La rivista “October” è uno dei luoghi in cui questo dibattito accade, dove si avanza una proposta nuova per la critica d’arte in rottura con un passato asfittico e immobilizzante. “October” è il luogo dove si testano delle ipotesi e da cui ci si muove per problematizzare costantemente i metodi; è il luogo dove si verificano procedure e si contano i sostenitori, di incontri e di scambi proficui, ma è anche il luogo dove si afferma un nuovo metodo la cui validità si tutela con l’esclusione delle voci dissenzienti.
Il presente lavoro è l’esito di un’indagine sulla trasformazione dei metodi e delle posizioni critiche presentate dalla rivista “October” dal momento della sua fondazione, 1976, fino alla pubblicazione, da parte degli autori più influenti tra gli octoberists, dell’opera Art since 1900. Modernism, Antimodernism, Postmodernism che segna l’apice dell’affermazione, nell’ambito del dibattito americano, delle posizioni critiche degli editorialisti della rivista.
Negli ultimi anni il dibattito critico, sia in ambito italiano sia in quello anglosassone, si è lungamente occupato delle riviste, della loro mappatura e della costruzione di un network di relazioni tra i differenti nuclei di un’intricata orografia. Nel clima di diffuso interesse per lo studio delle riviste quali luogo di sperimentazione di proposte metodologiche e interpretative inedite è sembrato necessario ricostruire la singolarità del processo critico condotto da “October”.
Il presente studio è stato suggerito, inoltre, dalla presenza nel dibattito italiano e internazionale di continui riferimenti alla proposta critica avanzata dalla rivista “October” e contemporaneamente dall’assenza di una ricognizione storico-critica dei processi teorici avviati dalla rivista statunitense. Lo studio della rivista è stato affrontato dopo aver individuato alcuni temi ricorrenti: l’analisi mediale e la centralità della fotografia (non solo con il confronto con la produzione saggistica di Rosalind Krauss, che più degli altri ha studiato questi argomenti, ma anche in quella degli altri teorici); il processo di rielaborazione interpretativa dell’arte d’avanguardia europea in termini antiformalisti, l’analisi dell’arte del presente e dei contesti su cui agisce e da cui viene coprodotta, la problematizzazione costante del discorso critico e degli strumenti della storia dell’arte.
Si è proceduto all’analisi di alcune linee teoriche e dello sviluppo del metodo critico dalla fondazione della rivista fino alla pubblicazione del manuale di storia dell’arte del Novecento. Ad una prima fase, militante, di continua riflessione metodologica della proposta critica, che ha luogo sulla rivista, si aggiunge, a mio avviso, una seconda fase contraddistinta da un processo di istituzionalizzazione dei discorsi all’interno del manuale. L’analisi delle proposte critiche è stata condotta tentando di contestualizzare le singole novità teoriche avanzate dalla rivista nel dibattito più ampio statunitense, e laddove possibile anche in quello europeo, ricostruendo una genealogia delle teorie nel confronto con l’ampia produzione bibliografica dei collaboratori di “October” e, più in generale, degli studiosi attivi negli Stati Uniti.
Nel primo capitolo, vengono ricostruite le fasi iniziali della fondazione della rivista e l’avvio del processo di radicale contestazione dell’impianto teorico-critico formalista, perseguito fin dalla scelta del titolo attraverso la revisione della tradizione critica americana della storia dell’arte d’avanguardia.
Ne La condizione postmoderna: un passaggio cruciale nella critica americana si ricostruisce, alla luce dell’emergere delle novità critiche del postmoderno, l’attento percorso di revisione a cui i critici hanno sottoposto la tradizione storica americana forgiata dalle teorie formaliste di Clement Greenberg. La centralità dell’analisi della fotografia, allo stesso tempo oggetto estetico, medium artistico e complesso segnico, è sottolineata dalla relazione
con lo studio del Surrealismo, altro nucleo d’indagine su cui il gruppo degli autori sviluppa inedite analisi. L’emergere della consapevolezza di un definitivo cambiamento epistemico nella condizione culturale postmoderna smuove il dibattito che dopo gli anni ’50 si era impaludato intorno alla proposta di Greenberg. La riflessione sul paradigma postmoderno permette di puntualizzare alcuni aspetti che riguardano la critica del moderno. Nel terzo capitolo l’indagine sulle metodologie critiche ha messo in evidenza come nel corso degli anni di pubblicazione della rivista sia prevalso l’assunto che nessun discorso critico-estetico può essere considerato neutrale e indipendente da condizionamenti. Piuttosto è apparso necessario agli Octoberists mappare le relazioni contestuali in modo da ricostruire la complessità delle dinamiche culturali. Contesto e riflessione sulla disciplina sono così le questioni chiave che muovono l’analisi delle posizioni specifiche che si articolano nel corso degli anni intorno all’arte nello spazio pubblico e all’Institutional critique.
L’ultimo capitolo è dedicato all’impianto critico del volume Arte dal 1900 e alla contraddittoria ricezione. Si chiude, in questo modo, la parabola delle proposte critiche che, migrate dalla rivista, quale laboratorio di idee, vengono cristallizzate in un impianto che si auto-legittima attraverso l’interpretazione strumentale dei fatti. In appendice vengono pubblicate le interviste fatte a Rosalind Deutsche e Douglas Crimp. [a cura dell'autore]