I questionari di gradimento-autovalutazione: uno strumento per il miglioramento delle scuole
Abstract
Le differenze organizzative, sociali, economiche e territoriali delle singole scuole
influenzano i risultati formativi degli studenti. La situazione di svantaggio di alcune
istituzioni scolastiche, in termini di digital device, di livelli di scolarizzazione e di
marcate differenze territoriali è stata confermata anche dalla pandemia, rendendo
necessarie scelte di policy finanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR) e dal Programma operativo nazionale PON “Per la Scuola” 2014-2020 – Fondo
europeo per lo sviluppo regionale1
.
Tali risorse devono supportare un sistema di istruzione che ha visto la trasposizione
sempre più marcata di termini e concetti derivanti principalmente dall’ambito aziendale
con un accento chiaro e netto sull’importanza del miglioramento qualitativo e
sull’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione2
.
La richiesta di misurazione e valutazione dell'efficacia sia dei sistemi di istruzione che
delle singole scuole, accompagnata da una accountability, ha portato alla concessione
dell’autonomia3
alle istituzioni scolastiche.
Alle scuole sono stati dati strumenti di supporto per aiutarle a definire vision, mission,
scelte strategiche, piani di miglioramento, analisi dei risultati per il miglioramento continuo al fine di incidere positivamente sul rendimento degli alunni e diventare più
resilienti e preparate a rispondere in maniera più efficiente alle situazioni contingenti.
Avendo i fattori di efficacia educativa come riferimento, le scuole possono lavorare
sull’inefficacia, comprendere come “fare meglio”, auto valutarsi per poter poi
progettare percorsi di miglioramento. La scuola vista come pubblico servizio con
capacità di progettualità autonoma, deve tendere all'efficacia educativa, nel caso
manchino tali strumenti provare a crearli e verificarli sul campo.
Per autovalutarsi è necessario comprendere quali sono gli standard da raggiungere e
quali sono i fattori che rendono le scuole migliori e in che modo la propria scuola si
trova rispetto ad essi.
In seguito all’introduzione del Sistema Nazionale di Valutazione è diventata
obbligatoria per le scuole la stesura di documenti strategici quali il Rapporto di
Autovalutazione (RAV), il Piano di Miglioramento (PdM) e il Piano dell'Offerta
Formativa (PTOF). La fase di autovalutazione, principio di tutto il processo, è
fondamentale per la sua riuscita.
Le istituzioni scolastiche in ossequio al dettato normativo effettuano l’autovalutazione
mediante il Rapporto di Autovalutazione che viene fornito loro da Invalsi e che viene
caricato sul portale Scuole in Chiaro, utilizzato in fase di iscrizione dalle famiglie per
scegliere l’offerta formativa e quindi la scuola per i loro figli. Le scuole ricevono ogni
tre anni una serie di indicatori per stilare il Rapporto di Autovalutazione e di
conseguenza il Piano di Miglioramento che sarà poi inserito nel Piano Triennale
dell’Offerta formativa di ogni singola scuola.
Gli indicatori dovrebbero servire a dare elementi di riflessione in chiave autovalutativa
per il RAV, ad analizzare la totalità dei fattori di efficacia ed a promuovere una
riflessione autodiagnostica collettiva nell'organizzazione scolastica.
Essi comprendono:
➢ dati rielaborati e restituiti da INVALSI alla scuola sulla base delle sue risposte
al questionario scuola;
➢ dati desunti dalla stessa Amministrazione e dal sistema Sidi
10
➢ dati di provenienza statistica (ISTAT, ministero Interno...);
➢ dati provenienti dagli esiti delle rilevazioni standard sui livelli di apprendimento
effettuati da INVALSI;
➢ possibile riserva di dati (indicatori) proposti e rielaborati dalla scuola stessa.
A questi indicatori “esterni” le scuole non aggiungono indicatori propri che tengano
conto del giudizio espresso dalla componente alunni, genitori, docenti ed ATA4
, dei
risultati ottenuti dagli studenti5
; dei risultati osservabili nella realizzazione di specifici
progetti6
Gli indicatori elaborati autonomamente dalla scuola hanno pochissimo spazio di
rilevanza espositiva rispetto a quelli nazionali di sistema. Il limite del RAV così
costruito, considerando gli indicatori esterni prioritari, è la focalizzazione della
valutazione su di essi e la difficoltà di svolgere processi di autovalutazione e
miglioramento che investano tutta l'organizzazione. È necessario uno spostamento di
attenzione verso le scuole, verso la loro specificità e capacità di analisi dei processi.
Le difficoltà di realizzazione dell’autovalutazione a livello delle singole scuole sono da
ricercare nella cultura valutativa presente nelle scuole, nei modelli socializzati di
interpretazione professionale dei docenti e nei rapporti tra la scuola e gli interlocutori
sociali direttamente interessati.
Spesso nemmeno i docenti si ritrovano nel RAV quale rappresentazione dell'identità
della propria organizzazione: la comunità educante non considera l’elaborazione dei
documenti strategici un impegno prioritario per il miglioramento.
Gli indicatori del RAV non possono analizzare la totalità dei fattori di efficacia e non
sempre riescono a promuovere una riflessione autodiagnostica collettiva all’interno
dell’organizzazione scolastica. [a cura dell'Autore]