Risonanze nietzschiane nella scrittura di D. H. Lawrence: ipotesi per un confronto
Abstract
Nel periodo compreso tra l’ultimo decennio del diciannovesimo secolo e l’inizio del
ventesimo, comincia la diffusione delle opere di Friedrich Nietzsche in Gran Bretagna,
in ritardo rispetto alle altre nazioni europee, in primis la Francia, dove le sue idee si
sono propagate in modo più rapido. Gli studi più recenti che documentano in maniera
esaustiva la presenza del filosofo nella cultura britannica risalgono agli anni ’70 del
secolo scorso, Nietzsche in England 1890-1914. The Growth of a Reputation (1970) di
David S. Thatcher e Nietzsche in Anglosaxony (1972) di Patrick Bridgwater, e proprio
in questi anni la questione del nietzschianesimo in Gran Bretagna comincia a occupare
un posto di rilievo nell’ambito della critica letteraria.
Tra gli scrittori menzionati dai due studiosi vi è anche David Herbert Lawrence,
sebbene occorra aspettare il decennio successivo per avere una monografia interamente
dedicata al rapporto tra lo scrittore inglese e il filosofo tedesco. Nel 1987, infatti, viene
pubblicato D. H. Lawrence: A Study in Influence di Colin Milton, uno studio che
esplora nello specifico il tema della ricezione del pensiero nietzschiano da parte di
Lawrence.
Molti critici si sono interessati al rapporto tra i due intellettuali e le opinioni al
riguardo sono spesso molto contrastanti, secondo alcuni le affinità con il pensiero
nietzschiano ravvisabili nelle opere dello scrittore sono frutto di una mera voga
letteraria, altri invece ritengono che esse siano dovute a una convergenza di valori e di
ideali etici che va oltre le mode culturali del momento. L’argomentazione della tesi
prende avvio dalla seconda ipotesi e si fonda sull’analisi di alcune tematiche presenti
nella scrittura lawrenciana, suscettibili di costituire un ambito di confronto con il
pensiero di Nietzsche.
Il primo capitolo affronta da una prospettiva generale la questione del
nietzschianesimo nella cultura britannica, mentre il secondo è incentrato in modo
specifico sul rapporto tra Lawrence e Nietzsche. Il lavoro di ricerca effettuato, volto a
scandagliare il macrotesto lawrenciano al fine di riscontrarvi riferimenti al filosofo, ha fatto emergere alcuni interrogativi in merito alla definizione del rapporto che lega i due intellettuali oggetto del confronto, giacché è difficile stabilire con certezza se le analogie con il pensiero nietzschiano sono casuali oppure se sono dovute a una effettiva ricezione delle idee del filosofo avvenuta in modo consapevole. Non sempre Lawrence
dichiara in maniera esplicita la filiazione dal pensiero nietzschiano di alcuni concetti
presenti nella sua scrittura, nei quali, tuttavia, è possibile riscontrare un rimando al filosofo. I restanti cinque capitoli sono dedicati all’analisi di alcune tematiche rispetto alle quali il confronto tra i due intellettuali appare più evidente. Nel terzo capitolo è affrontato il tema della complementarietà di corpo e psiche, istinto e ragione. Oggetto di analisi in questo capitolo è principalmente la parte saggistica del macrotesto lawrenciano, da “Study of Thomas Hardy” (1914) e “The Crown” (1915), ai due saggi dedicati alla psicoanalisi, Psychoanalysis and the Unconscious (1920) e Fantasia of the
Unconscious (1921). La visione polare dell’esistenza costituisce un punto di
convergenza del pensiero di Lawrence e Nietzsche. Secondo Lawrence la vita è animata
da un principio duale e cesserebbe di esistere se si verificasse una conciliazione degli opposti. La dualità su cui si fonda la concezione lawrenciana dell’esistenza si manifesta in particolar modo nella dicotomia di istinto e ragione, corpo e psiche. Secondo lo scrittore, infatti, l’elemento istintivo e quello razionale devono coesistere nell’essere umano, senza tentativi di imposizione dell’uno sull’altro. Lawrence individua le cause
dello stato di decadenza in cui versa l’umanità nell’esaltazione delle virtù spirituali a scapito della corporeità. Secondo lo scrittore, infatti, l’anima appartiene all’integrità dell’individuo, pertanto essa non può essere legata a una piccola parte dell’essere umano, la mente, bensì deve essere localizzata anche nel corpo. Anche Nietzsche interpreta l’esistenza sulla base del contrasto tra il corpo e la mente e introduce le
categorie di apollineo e dionisiaco in cui sono fatti confluire rispettivamente l’aspetto spirituale e quello istintivo. Ne La nascita della tragedia Nietzsche definisce il rapporto tra queste due categorie in termini di una opposizione costruttiva, e difatti, ciascuna di
esse non può esistere in assenza dell’altra, ma serve a completare il suo opposto.
Lawrence, sulla scia di Nietzsche, sostiene che la coscienza possiede un’origine
corporea. Nei suoi scritti psicoanalitici egli afferma che la coscienza si sviluppa nel
plesso solare, che situa al centro dell’organismo, e solo successivamente raggiunge la sede mentale, pertanto egli mette in evidenza il carattere secondario della mente rispetto al corpo, che stando alle sue teorie si sarebbe sviluppato prima e in totale autonomia rispetto alle funzioni mentali. Lawrence elabora il concetto della “psiche biologica”, che riflette la centralità del corpo nei processi psichici e al contempo esalta la contiguità di
corpo e mente. Lo scrittore non fa altro che allontanare la coscienza dalla sua sede
originaria, la mente, e trasferirla nel corpo, rendendola in tal modo tangibile, organica.
Questa visione della mente come “accessorio” del corpo presenta evidenti rimandi al
pensiero nietzschiano, giacché secondo il filosofo tutte le attività che concernono la
sfera razionale hanno un’origine corporea e trascendono l’uso dell’intelletto.
Nel quarto capitolo il discorso relativo alla polarità degli opposti si concentra
essenzialmente sul rapporto uomo-donna, una tematica di rilevante importanza nel
macrotesto lawrenciano. Malgrado l’enfasi posta sul ruolo della donna all’interno della
relazione, che per Lawrence si rivela prevalentemente distruttivo, non è tanto rispetto alla visione della donna che qui si intende delineare il confronto con Nietzsche, quanto piuttosto sulla dicotomia tra istinto e ragione che Lawrence individua alla base del rapporto di coppia, un contrasto che rimanda al pensiero dialettico del filosofo, che considera la volontà di potenza l’elemento che determina la coesistenza armonica di materialismo e spiritualità, apollineo e dionisiaco. È pertanto al Wille zur Macht nietzschiano che Lawrence si ispira nel delineare la propria concezione della “volontà di movimento” e della “volontà di inerzia”, con cui indica rispettivamente il principio maschile e il principio femminile, la cui interazione è necessaria affinché si crei equilibrio nella coppia.
Il quinto capitolo è incentrato sulla critica che lo scrittore rivolge alla società
del suo tempo. Viene affrontato il tema della malattia, motivo ricorrente tanto negli
scritti nietzschiani quanto nelle opere di Lawrence, che per entrambi è stata anche
un’esperienza di vita e tuttavia assume nei loro scritti un valore meramente simbolico,
diventando metafora del disfacimento dell’“organismo” sociale. Essa è sinonimo di
décadence e di nichilismo, ma al contempo è un necessario presupposto di creatività, in
una visione ciclica dell’esistenza, che trova una corrispondenza nel pensiero
nietzschiano, in cui la distruzione rientra tra le condizioni del progresso.
Il sesto capitolo è dedicato all’evoluzione dell’individuo nel contesto sociale, un
tema che non può prescindere dal dibattito sull’evoluzionismo, molto vivo
nell’Inghilterra di quegli anni, giacché sia Lawrence che Nietzsche si sono pronunciati
su questo argomento, assumendo posizioni anti-darwiniste. Per entrambi, infatti, il fine dell’esistenza non è legato all’evoluzione dell’intera specie, bensì alla produzione di
individui rinnovati, la cui massima aspirazione consiste nell’elevazione al di sopra delle
masse. L’anelito verso il rinnovamento dell’umanità è oggetto del capitolo conclusivo.
Il disastro provocato dal conflitto mondiale genera nello scrittore ansia e frustrazione e
lo spinge ad emigrare verso popoli primitivi e incontaminati, l’Australia, il Messico,
luoghi esotici dove egli sente ancora vivo il legame dell’essere umano con la
spontaneità della natura, e anche l’Italia, dove visita in particolar modo la Toscana e le isole, località che ispirano i suoi scritti di viaggio Etruscan Places (1932) e Sea and
Sardinia (1923). Questi luoghi, che appaiono agli occhi di Lawrence così lontani dalla
corruzione e dalla decadenza della civiltà, incarnano l’ideale utopico del ritorno al
mondo primitivo, e della riconciliazione con la natura. Il legame perduto con il mondo
naturale può essere ripristinato grazie all’avvento di un essere umano rigenerato,
l’individuo elitario di cui Lawrence auspica la venuta, molto simile all’oltreuomo
nietzschiano, profeta di una umanità rinnovata. La scrittura di Lawrence è, difatti, ricca di immagini ascensionali, l’albero, la danza e il serpente piumato, simboli ricorrenti nel pensiero di Nietzsche, che evocano l’aspirazione verso l’alto dell’essere umano e l’ideale della rinascita individuale. [a cura dell'autore]