Soggetti politici e trasformazioni della democrazia: democrazia del “pubblico”e controdemocrazia
Abstract
Il progetto di ricerca analizza alcuni aspetti della democrazia rappresentativa nel XXI secolo, e in particolare i fenomeni quali la democrazia del “pubblico” e la controdemocrazia.
Vengono evidenziati gli effetti delle “promesse democratiche non mantenute” dai soggetti politici, e le cause economiche e sociali che hanno contribuito a destabilizzare la democrazia rappresentativa sia a livello nazionale che europeo (tanto da essere configurata come postedmocratica).
Democrazia del “pubblico” intesa come trasformazione del popolo in “pubblico” non solo per l’influenza di un leader e dell’uso mediatico del suo partito, ma per l’effetto della politica neoliberale di cui i media sono espressione e strumento.
Si segnala come la questione non sia quella di recuperare il metodo del sorteggio come pensa B. Manin, bensì di provare a dare forma a nuovi soggetti politici.
Nell’ultima parte della ricerca vengono analizzati i poteri contro democratici (così come definiti da Pierre Rosanvallon), e le possibili strategie per arginarli.
Le forme del controllo (sorveglianza, sanzione-interdizione e giudizio, secondo la fenomenologia elaborata da Rosanvallon) vengono da noi considerate non tanto espressione di una partecipazione attiva dei cittadini (come vuole Rosanvallon stesso), quanto piuttosto un mezzo per constatare le inefficienze della politica “negativa”.
Il moltiplicarsi, infatti, del lavoro delle autorità indipendenti così come di internet e della stampa ( a partire dagli anni ’90) corrisponde al mal funzionamento dei partiti politici, e il loro compito non può essere accollato a tali istanze, giacché esse hanno funzione di controllo sul mercato ma non di regolazione nella sfera politica.
La nostra riflessione evidenzia come la soluzione non sia nella limitazione dei soggetti politici bensì in una loro nuova costruzione, poiché solo attraverso di essi sarà possibile affermare i diritti della pluralità e sfidare questioni importanti (come il populismo e le tendenze alle individualizzazione estrema del corpo sociale) .
La nostra analisi si sofferma sull’importanza non solo della sfera sociale (come indica Rosanvallon) ma di quella politica, in quanto entrambe risultano necessarie in un contesto che possa dirsi democratico.
Il populismo viene da noi inteso non solo in una veste patologica, cioè come la capacità dell’anti politica di estremizzare la sorveglianza e i poteri di interdizione e di giudizio in un’azione impolitica e contro-politica ( come pensa Rosanvallon), o solo in chiave democratica-radicale, (come ritiene E. Laclau) ossia come costruzione della politica e del politico, bensì in una forma più
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articolata perché sintomo della democrazia “economica” (cioè del lavoro delle lobby e della finanza).
La tesi vuole dimostrare come Rosanvallon individui solo alcuni effetti relativi al populismo quale il bisogno di trasparenza nei confronti della politica che ha esasperato il suo elettorato, trascurandone però lo svuotamento dei contenuti politici e la sostituzione degli stessi con forme sociali che provano a nascondere il bisogno della rappresentanza politica attraverso la sua stessa negazione, e come la politica rischi perciò di ridursi ad un contenitore del populismo.
La contro-politica ( o impolitica) viene da noi intesa come fenomeno più ampio, quale: la crisi del potere democratico e dei soggetti collettivi, che denunciano una carenza della politica e del politico.
La nostra proposta illustra la necessità di ripensare ad entrambi in una veste agonista e non antagonista, così come suggerisce la filosofa C. Mouffe.
Il politico infatti, viene da noi inteso non solo come espressione di un concetto storico ( come vuole Rosanvallon) ma anche egemonico ( come ritiene Mouffe).
Inoltre, la “singolarità” viene da noi considerata come l’incapacità delle istituzioni di farsi espressione delle richieste dei singoli, ossia come la mancanza di un’autorità politica in grado di far convergere le richieste della pluralità in un progetto politico; e come ciò abbia portato i singoli a sganciarsi dalla politica e a ricercare nelle proprie capacità (come nel merito e nella fortuna), il modo attraverso cui emergere.
La nostra ricerca da un lato prende atto dell’importanza delle proposte quali comunalità, riflessività, similarità ( messe in campo da Rosanvallon) dall’altro ritiene che esse non possano funzionare se non supportate da un contesto politico adeguato.
La possibilità di una condivisione mediatica (ossia una democrazia orizzontale, che sfocia nel racconto dei singoli) viene da noi ritenuta efficace solo in parte, poiché tale proposta seppur ambiziosa non sarà forse in grado di affrontare le questioni neoliberali, e probabilmente sarà capace solo di far aumentare la fuoriuscita dei suoi sintomi quali: populismo, singolarità e controllo.
Quest’ultimi infatti, rispecchiano il deficit rappresentativo della fase contemporanea, ossia il risultato della mancanza di un’autorità politica (soprattutto di sinistra) in grado di far convergere le richieste della pluralità in un progetto politico.
In chiusura d’analisi, l’ipotesi auspicabile consisterebbe in una nuova politicizzazione dal basso con nuovi soggetti politici, e una cultura politica che sia in grado di comprendere non solo i mezzi propri dell’era mediatica globale ma soprattutto le soggettività popolari, la partecipazione e un potere democratico quale espressione di un contesto normativo e istituzionale. [a cura dell'autore]