«Poesia che mi guardi». Antonia Pozzi tra poesia ed arti visive
Abstract
Antonia Pozzi (1912-1938), nella sua breve parabola esistenziale, incarna aspetti originali del connubio tra poesia ed arti visive di oraziana memoria. Disegnatrice dilettante, fotografa di talento, la poetessa milanese è alla costante ricerca di una forma espressiva del sé che possa rappresentare il suo mondo etico. Una poesia pittorica ed una fotografia poetica, rintracciabili nell’universo semantico delle sue Parole, quanto nelle fotografie da lei chiosate e donate, sono le caratteristiche di una poetica isolata, nonostante le riconoscibili ascendenze leopardiane, dannunziane, crepuscolari e poi ungarettiane, ed unicamente risolta in se stessa. Antonia Pozzi (1912-1938), in her short existence, embodied original aspect of the connection between poetry and visual arts (reminding us Horace). As beginner designer and skilled photographer, the Milan poet constantly searched for an expressive form of the self so as to represent her ethical world. A pictorial poem and a poetic photo - traceable in the semantic universe of her word sas well as in her glossed and offered photos – are the caracteristics of an isolated poetry which, in spite of the possible references to Leopardi, D’Annunzio. The Crepuscolari, and Ungaretti, remains essentially closed in itself.