La narrativa di Federigo Tozzi dalla pagina al grande schermo. «Con gli occhi chiusi» per vedere “i misteriosi atti nostri”
Abstract
Che fosse difficile la trasposizione cinematografica del suo romanzo “Con gli occhi chiusi” lo aveva certamente compreso lo stesso Tozzi, anche alla luce delle diverse e contrastanti recensioni lette al suo apparire nel lontano 1913. Non meraviglia dunque che soltanto dopo circa settantacinque anni la regista Francesca Archibugi abbia realizzato il film «tratto dall’omonimo romanzo», suscitando reazioni diverse – del tutto prevedibili – sulla sua filmabilità. In questo dibattito si inserisce il presente saggio della Chirico, previa una indagine sui tempi della genesi della storia d’amore del suo protagonista, del suo racconto già nella corrispondenza raccolta in “Novale” e della stesura e pubblicazione del romanzo. Su questi tempi lunghi si sviluppa non una storiella d’amore per sartine, ma la storia mai chiusa della vita interiore dello scrittore, alla ricerca tormentosa delle ragioni del vivere. The various and contrasting reviews of ‘Con gli occhi chiusi’ in 1913 anticipated to Tozzi himself to what its cimenatographic transposition would have been difficult. It is therefore not surprising that only after seventy-five years the director Francesca Archibugi decided to make the homonymous movie stirrig up different reactions – generally predictable – on the possibility of translating the novel into a film. The present study investigates this debate by analysing the genesis of protagonist’ s love affair (as already told in the correspondence collected in ‘Novale’), the wirting and publishing of the novel. A long time which tells the never-ending story of the writer’s interior life, always searching for the reasons of life.