Francesco Lomonaco interprete di Prometeo d di Medea
Abstract
Il saggio analizza l’interpretazione dei miti di Prometeo e Medea nell’opera di Francesco Lomonaco, il medico-filosofo basilicatese post-giacobino che ebbe sempre un rapporto profondo e visionario con i miti classici e utilizzò il materiale mitico non come letteratura inerte ma sogno vivente. L’interpretazione tardo-illuministica di Prometeo era il fuoco che illuminava le menti e bruciava i nodi resistenti dell’ancien régime; il furto indicava la ribellione estrema al dispotismo, alla tirannia, alla tradizione, all’autorità. L’atteggiamento distruttivo era punito perché simbolicamente parricida, e defluiva, nel ripiegamento dell’ondata rivoluzionaria, nello scetticismo, nell’irrisione del giacobinismo e nella rassegnazione ortisiana. L’inevitabile pessimismo storico alzava barriere al sorgente mondo capitalistico, al progresso tecnologico, al dominio incontrollato della scienza e della tecnica. Identica prospettiva si avverte nel furore matriarcale di Medea, che percorre le pagine sottotraccia: la maga, considerata barbara, per rivendicare vendetta e indipendenza, consuma in Seneca la distruzione della famiglia. Risulta dominante in Lomonaco l’ideologia della prudenza, della gradualità e del “giusto mezzo” rappresentato antropologicamente dal mito di Fetonte, una impalcatura che non ebbe la forza storica e la disposizione individuale per una rottura totale che pochi intellettuali italiani, in quel passaggio storico coltivarono, spaventati dall’antropologia prometeica radicale per i mali contenuti nel vaso di Pandora. The essay analyses the interpretation of the myths of Prometheus and Medea in the work of Francesco Lomonaco, post-Jacobin philosopher who always had deeply visionary relationship with classical myths and believed this material was not sterile literature but living dream. During the last years of the Enlightenment, Prometheus was considered the fire that illuminated minds and burned the ultimate resistance of the ‘ancien régime’; the theft indicated the extreme rebellion against des potism, tyranny, tradition, authority. The destructive attitude was punished as it was symbolically parricidal, annd flowed in scapticism and in the derision of Jacobinism. The inevitable historical pessimism raised barriers against the new capitalist world, against technological progress, against the uncontrolled domination of science and tecnology. A similar perspective can be seen in medea’s matraiarchal fury, which runs half-hidden through the pages: a barbaric sorceress who claims revenge and independence and, in Seneca’s tragedy, destroys her family. Lomonaco emphasises the ideology of pridence, of graduality, of the “golden Mean” representes by myth of Fetonte, whose artistic expression did not have the strangth and the individual disposition for a total break; a break that few Italian intellectuals pursued in that historical passage.