Per l’edizione delle «Vite degli eccellenti italiani» di Francesco Lomonaco
Abstract
La studiosa riporta l’attenzione sulla necessità di fornire, per una corretta valutazione delle “Vite” del Lomonaco, un’adeguata edizione critica, che recuperi, secondo gli indirizzi più correnti della moderna filologia, la lezione della princeps, apparsa nel 1802-1803, ancora in vita l’autore. La proposta si fonda sulla considerazione che in primo luogo manca a tutt’oggi un’edizione moderna delle “Vite”, e in secondo luogo che l’edizione più in uso, e anche più accessibile, alla quale oggi in genere si ricorre, è la cosiddetta Ruggia di Lugano (apparsa nell’ambito di una riedizione complessiva in nove tomi delle opere del Lomonaco (1831-37); edizione guastata da interventi ipercorrettivi assolutamente incongrui, che toccano soprattutto l’aspetto paragrafematico, con esiti spesso anche importanti e non sempre addebitabili ad accidentali soppressioni materiali o a semplici refusi. La studiosa osserva, ben a ragione, che una ricerca centrata sulla necessità di una decifrazione diretta dei testi, capace di favorire la costruzione della rete di significati e di relazioni tra parole e cose, debba dare priorità e opportuno rilievo al problema filologico, al problema cioè della correttezza del testo che si ha di fronte, un problema che nel caso di queste “Vite”, esiste, ed è sicuramente prioritario rispetto a qualsiasi sforzo ermeneutico e critico The author focuses on the need to provide for a proper evaluation of the Lomonaco Lives, an adequate critical edition, which retrieves, according to the most current guidelines of moern philology, the lesson of the princeps, which appeared in 1802-1803, ehen the author was stilla live. The proposal is based on the consideration that firstly a modern edition of the Livesi s still lacking, and secondly that the most commonly used and also most accessible edition, which is generally used today, is the so-called Ruggia di Lugano (appeared in the context of a ftotal re-edition of the worksby Lomonaco in nine volumes (1831-37); edition marred by absolutely incongruous hyper-corrective interventions, which above all touch the paragraphematic aspect, with often important and not always chargeable results attributable to accidental suppression of materials or somple rejections. The author rightly observes that research centered on the need for direct deciphering of text, capable of promoting the construction of the network of meanings and relationships between words and things, should give priority and opportune relief to the philological problem, that is to say the problem of the correctness of the text in front of us, a problem that in case of these Lives exists, and it is certainly a priority over any hermeneutic and critical effort.