Destino e libertà nei ‘Dialoghi con Leucò’ di Cesare Pavese: ‘I ciechi’, ‘La strada’
Abstract
Nei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese il tema
del rapporto tra uomini, dèi e destino costituisce uno dei concetti-chiave dell’opera, ma lega
in particolare i dialoghi I ciechi e La strada, che
hanno come protagonista Edipo, il mitico re di
Tebe inconsapevole assassino del padre e sposo
della propria madre. Nel primo, l’indovino cieco
Tiresia predice al giovane e ignaro sovrano ciò
che sta per accadere, ma la sua profezia ambigua cade nel vuoto. Nel secondo Edipo, accecatosi per sfuggire l’orrore della propria mostruosa condizione, lamenta di aver subito il destino senza nessuna possibilità di scelta, ma il
suo interlocutore, un mendicante, gli rammenta che tale sorte accomuna tutti gli uomini.
Un individuo, con le sue azioni e i suoi discorsi,
può però cambiare il futuro degli altri. Gli dèi, il
destino, gli uomini, i discorsi sono quindi interconnessi, ma l’autonomia umana consiste proprio nella facoltà di ricordare, raccontare e fare
poesia, la forma più alta di libertà possibile. The relationship between men, gods and destiny is one of the main subjects of Cesate Pavese’s Dialoghi con Leucò. Particularly, this
idea links the dialogues I ciechi and La strada,
whose protagonist is Oedipus, the mytical king
of Thebes, inconscious murderer of his father
and husband of his mother. In the first dialogue,
the blind seer Tiresias predicts to the young and
inconscious king the incoming fate, but his ambiguous prediction comes to nothing. In the second Oedipus, who has blinded himself because
the horror of his monstruos condition, says that
he never chose his destiny, but his interlocutor
remind to him that all the man have the same
destiny, but somebody can change another
man’s life with his speech and his acts. Therefore, men, gods, destiny and words are connected, but human autonomy is based on the
skill of remember, tell the stories and make
verses, the best shape of human freedom.