Controlli e rimpatri alle frontiere interne: il caso Ventimiglia
Abstract
La libertà di movimento delle persone è una libertà fondamentale, perseguito nell’area
Schengen fin dalle prime scaturigini. Il trasferimento dell’acquis di Schengen nell’ordinamento
giuridico europeo ha, conseguentemente, trasportato simile principio nell’Unione europea.
Tuttavia, lo spazio senza controlli alle frontiere interne è stato vittima di due eventi che hanno
notevolmente compromesso il godimento del diritto alla libertà di circolazione delle persone:
la crisi dei migranti del 2015 e la più recente pandemia da Covid-19. Siffatti episodi hanno
dissotterrato alcune lacune e disfunzionalità dello spazio Schengen, provocando la medesima
reazione tra gli Stati membri, i quali hanno sistematicamente fatto ricorso alle disposizioni
presenti nel Capo II del Titolo III del codice frontiere Schengen, concernente le procedure di
ripristino dei controlli alle frontiere interne. In questo scenario, dunque, la libertà di circolazione
appare preordinata alle volontà nazionali circa la fruizione da parte delle persone di siffatto
principio, limitandola gravemente specialmente per i cittadini dei Paesi terzi che richiedono
asilo nel territorio europeo. Ne è esempio lampante la Francia, la quale dal 2011
sistematicamente ha ripristinato i controlli al confine con l’Italia, allo scopo di contenere i
movimenti irregolari dei migranti (c.d. movimenti secondari). Siffatta pratica, tuttavia, risulta
idonea a fornire un quadro dettagliato delle modalità di gestione del fenomeno migratorio, gli
Stati membri non sarebbero dare effettività a quanto disposto dall’articolo 80 TFUE, che
stabilisce l’obbligatorietà di un approccio solidare delle migrazioni, ripartendo le responsabilità
equamente tra gli attori europei. Simile approccio individualista, invero, sarebbe il risultato di
una politica europea in materia di asilo timida, idonea ad acuire siffatti nazionalismi, basti
pensare sia alle disposizioni in materia di controllo alle frontiere esterne sia a quelle stabilite
dal Regolamento Dublino III, entrambe origine delle pressioni fortemente sofferte dagli Stati
di frontiera. Questi, infatti, risultano fortemente sobbarcati delle incombenze della gestione
delle migrazioni, occupandosi sia del governo delle frontiere esterne, essenziale per la sicurezza
europea e sia dell’esame delle richieste di protezione internazionali avanzate. Tale condizione è madre del malfunzionamento del sistema europeo comune d’asilo, che ha determinato
l’innalzamento di muri nel territorio europeo come quello a Ventimiglia. Tuttavia, il recente
pacchetto di proposte avanzato dalla Commissione europea, confluito nel Patto sulla
migrazione e l’asilo, nonostante muova dalla consapevolezza di un cambiamento di rotta, non
sembrerebbe risolvere le asimmetrie che determinano il malfunzionamento del sistema d’asilo
e la compromissione della libertà di movimento. Il presente elaborato assume l’obiettivo di
analizzare simile scenario allo scopo di comprendere le ragioni soggiacenti alla sofferenza
dell’area Schengen, concludendo con il tentativo di individuare alcune soluzioni. Si procederà
con la disamina dell’evoluzione normativa dal primo accordo Schengen del 1985 fino ad oggi,
verrà analizzato il codice frontiere Schengen, atto regolatore dell’area senza controlli alle
frontiere interne, focalizzandosi principalmente sulle disposizioni stabilite dal Capo II del
Titolo III, evidenziandone le criticità. Successivamente verrà affrontato ciò che accade
effettivamente alla frontiera italo-francese, con particolare attenzione alla città di Ventimiglia,
nel tentativo di individuare la conformità di ciò che si verifica con il diritto europeo,
analizzando, altresì, gli istituti del diritto interno francese, atti al controllo sulle persone,
rapportandolo con l’Accordo bilaterale, stipulato tra Francia e Italia, c.d. Accordo di Chambéry. Freedom of movement of persons is a fundamental right, pursued in the Schengen area since
its inception. The transfer of the Schengen acquis into the European legal order has
consequently brought this principle into the European Union. However, the area without
internal border controls has been victim of two events that have compromised the enjoyment of
the right to free movement of people: the crisis of migrants in 2015 and the most recent Covid-
19 pandemic. These events have uncovered some shortcomings and dysfunctional aspects of the
Schengen area, causing the same reaction among Member States, which have systematically
used the provisions of Chapter II of Title III of the Schengen Borders Code, on the procedures
for the reintroduction of controls at internal borders. Therefore, in this scenario, national will
appears to be able to decide whether guarantee freedom of movement of persons, severely
limiting it, especially for third-country nationals seeking asylum on European territory. France
has systematically restored controls at the border with Italy since 2011, to contain irregular
movements of migrants (c.d. secondary movements), becoming an example of this tendency.
Such practice, however, is appropriate to provide a detailed picture of the management of the
migration phenom, Member States would not give effect to the provisions of Article 80 TFEU,
which establishes the obligation of a solid approach to migration, sharing responsibilities
equally among European actors. Such an individualistic approach would, in fact, be the result
of a timid European asylum policy, capable of exacerbating such nationalisms. It is enough to
consider both the provisions on control at the external borders and those laid down by the
Dublin III Regulation, which are the source of the pressure that the border States have to
endure. They are in fact heavily burdened with the tasks of managing migration, dealing with
both the government of the external borders, which is essential for European security, and the
examination of the requests for international protection. This condition is at the root of the
malfunctioning of the common European asylum system, which has led to the building of walls
in European territory such as that at Ventimiglia. Whilst the recent package of proposals put
forward by the European Commission, which has been incorporated into the Pact on Migration
and Asylum, was driven by an awareness of a change of course, it would not seem to solve the
asymmetries that determine the malfunction of the asylum system and the impairment of
freedom of movement. The purpose of this paper is to analyse this scenario in order to
understand the underlying reasons for the suffering of the Schengen area, and to conclude with
an attempt to find solutions. The examination of the evolution of legislation from the first
Schengen Agreement of 1985 until today will be drawn and the Schengen Borders Code, the
regulatory act of the area without internal border controls, will be analysed, focusing mainly on the provisions laid down in Chapter II of Title III, highlighting the critical points.
Subsequently, what is actually happening at the Italian French border will be addressed, with
particular attention to the city of Ventimiglia, in an attempt to identify the conformity with
European law, analysing, also, institutions of French domestic law, capable of controlling
persons, in relation to the bilateral agreement between France and Italy, c.d. Chambéry
Agreement.