Veglie, sonni, sogni: figurazioni dell’invisibile nei moderni
Abstract
La veglia è uno squarcio aperto su territori altrimenti invisibili. Croce di silenzio e attesa, meditazione e assedio che nasce alla letteratura almeno fin dagli apostoli in Getsemani, nella modernità letteraria torna come esperienza narrata in prima persona di fronte alla morte, all’orrore di un conflitto presente o trasfigurato. Da Vigil strange di Whitman alla Veglia (alle veglie) di Ungaretti, passando per Pasolini e Fortini, Quasimodo (e Saffo, e Arghezi), fino a Dylan Thomas. Il contributo vuole indagare e mettere in relazione alcuni specimina letterari di veglie, tra il versante pubblico e quello privato, per disegnare i tratti di un paesaggio sul limitare d’abisso. Vigil is a liminal zone that keeps us in touch with invisible. Waiting, silent time of meditation and siege that belongs to literature since the Bible, since apostles in Gethsemane. It returns in modern literature as a first-person experience of war, of loneliness and desire, of death or disease. From Whitman's Vigil strange to Ungaretti's Veglia (at the vigils), through Pasolini and Fortini, Quasimodo (Saffo, Arghezi), up to Dylan Thomas. The contribution aims to investigate and relate some literary specimina of public and private vigil., to draw the features of a landscape on the edge of the abyss.
URI
https://sinestesieonline.it/wp-content/uploads/2023/06/01_Sinestesieonline39_Barbarino.pdfhttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/7496