Salvatore Quasimodo e l’‘invenzione’ della poesia del Sud
Abstract
Nel suo Discorso sulla poesia (1953), Salvatore Quasimodo scriveva: «Faremo un giorno una carta poetica del Sud; e non importa se toccherà la Magna Grecia ancora, il suo cielo sopra le immagini imperturbabili d’innocenza e di sensi accecanti. Là forse sta
nascendo la permanenza della poesia». Il mio intervento prende spunto proprio da questa intuizione di
Quasimodo per ripercorrere un periodo cruciale del
Novecento letterario italiano, in cui si registra per la
prima volta, fra gli autori meridionali, una nuova
consapevolezza sia espressiva sia identitaria, che li
porterà a rappresentare un vasto territorio fino a
quel momento pressoché estromesso dalle cartografie poetiche ufficiali, introducendo, nel dibattito letterario, nuove istanze espressive. In his Discorso sulla poesia (1953), Salvatore Quasimodo wrote: «One day we will make a poetic map of
the South; and it doesn't matter if it will touch
Magna Graecia again, her sky above the imperturbable images of innocence and blinding senses. Perhaps the permanence of poetry is being born there».
This paper is inspired precisely by this intuition of
Quasimodo to retrace a crucial period of the Italian
literature of the twentieth century, in which for the
first time, among southern authors, there was a new
awareness of both expression and identity, which
would lead them to represent a vast a territory that
had until then been practically excluded from official
poetic cartographies, introducing new expressive instances into the literary debate.
URI
https://sinestesieonline.it/wp-content/uploads/2024/06/42_1_giorgino.pdfhttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/7698