AIPH 71 – Archivi e Public History
Date
2019Author
Gioli, Antonella
Valacchi, Federico
Damiani, Concetta
Di Marcantonio, Giorgia
Casati, Stefano
Viazzi, Federica
Pecci, Anna Maria
Metadata
Show full item recordAbstract
Temi centrali del panel, i rapporti tra archivistica, rivoluzione digitale, Public History e
narrazione storica partecipata necessari a delineare innanzitutto la fisionomia della
nascente public archival science. Il fantasma dell’archivistica si aggira tra i vecchi scaffali
oggetto di pesanti avances digitali mentre nell’etere e nelle pance di nuvole sempre più
dense e capienti vanno diluendosi complessi di documenti sempre più lontani da
rassicuranti sedimentazioni vincolate. L’archivistica, anzi le archivistiche, sono in crisi. Di
identità? Di crescita? Di consunzione? (Valacchi). Eppure, se davvero un giorno un
archivio decidesse di raccontarsi, come nel caso dell'archivio storico del Banco di Napoli,
il risultato sarebbe Il Cartastorie, Museo nato dalla volontà di tradurre la specifica visione
archivistica in un modello di comunicazione e diffusione su scala più ampia (Damiani, Di
Marcantonio) e se si trattasse di un archivio o di una collezione digitale, ricorrerebbe a
strategie in grado di fornire molteplici vie d’accesso alle risorse e contemporaneamente
una diversificazione delle esperienze informative come nel caso degli Acta Eruditorum,
periodico che dal 1682 al 1782 informò intellettuali e studiosi europei sulle ultime scoperte
scientifiche e novità letterarie, posto al centro di un progetto di digitalizzazione,
pubblicazione e valorizzazione ad opera del Museo Galileo e della Fondazione BEIC di
Milano (Casati, Viazzi). Un modo di aprirsi al pubblico diventato partecipativo
nell'esperienza dell'Associazione Passages, impegnata nel progetto COMMONS.
Patrimoni in comune, storie condivise che ha avuto il fine di attivare un processo di
audience engagement, ampliando i bacini di utenza e raggiungendo nuovi pubblici tramite
il coinvolgimento diretto di operatrici/operatori culturali e della “comunità” del territorio
torinese, per sperimentare forme partecipative di narrazione e interrogarsi su mediazione e
accessibilità culturali, interpretazione e condivisione di autorità (Pecci).