AIPH 68 – Quando la memoria si fa Storia
Data
2019Autore
Dundovich, Elena
Zurita, Rafael
Hernando, Pilar
Malavolti, Simone
Gobetti, Eric
Eckner, Constantin
Metadata
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In base al principio secondo cui, come sostenuto da Halbwachs, «ciascuna memoria
individuale è un punto di vista sulla memoria collettiva», quest’ultima deriverebbe da un
insieme di interessi e bisogni e dai rapporti di potere in atto e non sarebbe nient’altro che il
punto di convergenza o intersezione tra più flussi di memoria. La memoria riflette dunque
il pensiero dominante nel presente e per questo è uno strumento conteso nella lotta al
potere. L’esistenza di una pluralità di memorie e il loro carattere manovrabile implica la
possibilità di alterare o deformare realtà ritenute eccessivamente scomode o dolorose, così
come la pluralità di voci e immagini rappresentano uno strumento di potenziale
deformazione storica.
L’uso della memoria nella pratica storica sarebbe dunque rischioso principalmente
perché la molla che ne regola il funzionamento è un bisogno soggettivo, spesso non
condiviso o condivisibile. Nonostante le difficoltà connaturate al fare ricorso alle memorie
individuali, però, l’indagine storiografica è in grado di gestire un uso combinato di storia e
memoria e proprio al public historian spetta il compito di garantire una corretta
interpretazione del passato secondo le regole del rigore metodologico e del rispetto delle
fonti, offrendo un quadro storicamente fondato al pubblico. Le analisi proposte dai relatori
del panel spaziano dalla presentazione di progetti in grado di restituire a un pubblico
potenzialmente molto vasto le conclusioni di una ricerca storica, mantenendo un alto
livello di trasmissione del sapere, e stimolando un dibattito su storia e memoria senza
banalizzazioni, nello specifico sui temi della guerra d'indipendenza spagnola a Valencia
(Zurita, Hernando) alle riflessioni sulla difficoltà di raccontare e tramandare memorie
difficili o scomode per le istituzioni, come nel caso del film documentario SARAJEVO
REWIND 2014>1914 di Malavolti e Gobetti e dell’analisi di Eckner sulle
commemorazioni delle migrazioni in Germania e in Italia.