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AIPH 19 – La narrazione storica sportiva: un approccio multidisciplinare
dc.date.accessioned | 2025-07-11T10:23:24Z | |
dc.date.available | 2025-07-11T10:23:24Z | |
dc.description | D. F. A. Elia, “AIPH 19 – La narrazione storica sportiva: un approccio multidisciplinare”; “Football is nothing without fans. La storia dello sport e la memoria dei tifosi” (D. Guazzoni); “Lo storytelling sportivo in TV: i casi di Sfide e Federico Buffa racconta” (M. Anastasi, P. Carelli); “Siena come Springfield: per un museo della pallacanestro in Italia” (S. Battente, N. Sbetti); “Un Archivio Digitale per le Fonti della Storia Materiale Sportiva: per una valorizzazione degli studi sulla produzione delle industrie ginnico-sportive italiane” (D. F. A. Elia) in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 97-103 | it_IT |
dc.description.abstract | I temi presentati all’interno del seguente panel afferiscono a diversi ambiti di ricerca – storia materiale e museale dello sport, storia della comunicazione sportiva nei mass-media e storia del tifo organizzato – aventi come fattore unificante la necessità di procedere a definire le forme euristiche di una narrazione storica continuamente “rimediata” mediante il processo di ridefinizione di ruoli e linguaggi che i mezzi di comunicazione subiscono a causa della continua influenza che gli uni esercitano sugli altri (Bolter, Grusin 2002). La necessità di delimitare gli ambiti e gli spazi di pertinenza della narrazione storica sportiva assume una notevole rilevanza nella società odierna, caratterizzata da “mediazione” dello sport: a partire dagli anni Sessanta del Novecento, infatti, l’evento sportivo è stato trasmesso al pubblico «in modi che possono migliorarne la spettacolarità o, al contrario, deprimerla» (Martelli, 2011), imponendosi all’opinione pubblica come «fatto sociale totale» (Mauss, 1965), in grado di «generare e produrre simboli, linguaggi, che penetrano in maniera trasversale in tutte le sfere della società» (Balducci, 2007), investendo il tifoso di una realtà poliedrica costituita da elementi sociali, simbolici, economici e ludici. Gli eventi sportivi sono strettamente connessi al quotidiano di migliaia di persone e al loro vissuto, da cui deriva un conseguente bisogno di cultura storico-sportiva (Dal Lago, Moscati, 1992). Questa necessità è alla base di due conseguenze: da un lato una crescente domanda di musei sportivi, che fungono da strumenti di conservazione della storia sportiva e di confronto con il ricordo personale e collettivo degli appassionati, e dall’altro il proliferare di intrattenimenti televisivi a carattere storico, che cercano di ricomporre e raccontare gli eventi sportivi come espressione di un momento storico più generale (De Luca, Frisoli 2010). Una terza conseguenza, quest’ultima negativa, origina, tuttavia, un fenomeno collezionistico privato che spesso finisce col sottrarre alla ricerca documenti e oggetti di indiscutibile interesse (De Lorenzi, 1999; Santarelli, Teja, 2010). Al fine di scongiurare tale rischio, può essere utile avviare un dibattito inteso a garantire lo sviluppo e la tutela dei cimeli sportivi, intesi come “prodotti materiali”, attraverso lo studio di fonti non-scritte, secondo una metodologia euristica suggerita da Riello (2009), in merito alla necessità di avviare un costruttivo dialogo fra artefatti umani e fonti scritte tradizionali, che non finisca con lo schiacciare il primo alle caratteristiche delle seconde, ma che, al contrario, ponga entrambi i soggetti sullo stesso piano di piena dignità di riconoscimento da parte del ricercatore. L’attenzione su due specifici casi di studio (Museo nazionale della pallacanestro a Siena e il Museo nazionale della Ginnastica a Forlì) sarà funzionale soprattutto per discutere di quale sia il ruolo della ricerca scientifica all’interno di uno spazio pensato soprattutto per la divulgazione e della difficoltà nel trovare un equilibro fra l’esigenza auto-celebrativa dei committenti e quella di mantenere un rigore storico. La genesi dello “sport-spettacolo” nella seconda metà del Novecento ha contribuito a rendere gli italiani più interessati alla «specializzazione, approfondimento, condivisione di stili di vita, preparazione e coinvolgimento» (Balducci, 2007) e meno ai contenuti sportivi, dei quali restavano privi. La produzione e il successo conseguito dal programma “Sfide”, in onda dal 1998 sui canali RAI, ha tuttavia mostrato come il pubblico sia interessato alla divulgazione della storia sportiva, resa possibile grazie al costante utilizzo delle fonti storiche, da quelle archivistiche a quella stampa, alle fonti orali; gli speciali “Buffa racconta”, condotti da Federico Buffa su Sky Sport dal 2014, al contrario, hanno inaugurato una nuova era della narrazione sportiva, puntando sull’oralità e il pathos del conduttore. La preservazione delle fonti tradizionali e materiali all’interno di archivi open-access dello sport in Italia, coadiuvata e supportata da un efficace storytelling e dalla necessità di venire incontro a una domanda sempre maggiore, da parte dei tifosi delle singole discipline agonistiche, di osservare i cimeli dei propri campioni all’interno di musei che siano in grado di valorizzare i propri contenuti attraverso un percorso espositivo che tenga conto di differenti fruitori (dagli accademici ai giornalisti, ai tifosi), si inserisce quindi all’interno della public history. | it_IT |
dc.language.iso | it | it_IT |
dc.rights | CC BY-ND 4.0 | it_IT |
dc.relation.ispartofjournal | Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History. Pisa, 11-15 giugno 2018 | it_IT |
dc.identifier.citation | Domenico Francesco Antonio Elia, “AIPH 19 – La narrazione storica sportiva: un approccio multidisciplinare” in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 97-103 | it_IT |
dc.title | AIPH 19 – La narrazione storica sportiva: un approccio multidisciplinare | it_IT |
dc.source | UniSa. Sistema Bibliotecario di Ateneo | it_IT |
dc.contributor.author | Elia, Domenico Francesco Antonio | |
dc.contributor.author | Guazzoni, Deborah | |
dc.contributor.author | Anastasi, Matteo | |
dc.contributor.author | Carelli, Paolo | |
dc.contributor.author | Battente, Saverio | |
dc.contributor.author | Sbetti, Nicola | |
dc.date.issued | 2019 | |
dc.identifier.uri | https://aiph.hypotheses.org/7389 | it_IT |
dc.identifier.uri | http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/8568 | |
dc.publisher | AIPH - Associazione Italiana di Public History | it_IT |
dc.type | Other | it_IT |
dc.format.extent | P. 97-103 | it_IT |
dc.identifier.isbn | 978889441081 | it_IT |
dc.subject | Metodi | it_IT |
dc.subject | L'Open Access e le nuove forme di comunicazione della storia | it_IT |
dc.subject | Storia e Memoria | it_IT |
dc.subject | La storia nei musei, nelle biblioteche, negli archivi, nelle mostre e nei percorsi espositivi | it_IT |