Panel 21C – «Fino a qui tutto bene». Buone pratiche e conflitti nella Public History sul territorio
Date
2025Author
Zitelli Conti, Giulia
Spadaro, Chiara
Rosa, Riccardo
Malavasi, Giulia
Laruffa, Alessandro
Metadata
Show full item recordAbstract
I progetti di public history, nelle periferie delle grandi città come nei piccoli borghi delle
aree interne, sono frequentemente concepiti come mezzo di cooperazione e coesione
sociale. La promozione della conoscenza storica, in particolare del proprio territorio o
delle proprie origini, può costituire un importante volano di integrazione, inclusione e
consapevolezza dell’identità territoriale. La stretta relazione epistemologica tra storia del
territorio, storia orale e public history, diffusamente trattata nella letteratura scientifica, ha
positivamente influito sulla diffusione di tali progetti su tutto il territorio nazionale.
Passeggiate della memoria, storia orale, mappature partecipate e laboratori nelle scuole
sono tra gli strumenti più comuni per proporre attività che coinvolgano direttamente il
pubblico nella produzione e riproduzione del sapere storico.
Con frequenza crescente, tuttavia, questi progetti di PH si ritrovano, consapevolmente o
loro malgrado, legati a conflitti e frizioni nei territori in cui operano. Le diseguaglianze
spaziali degli abitati contemporanei creano zone fortemente integrate e, al contempo,
luoghi della segregazione e dell’esclusione, con pesanti effetti sia in termini di giustizia
spaziale sia per l’efficacia delle politiche pubbliche. Le periferie delle grandi città, così come
i piccoli centri da Nord a Sud dello stivale, sono oggetto di attività e finanziamenti la cui
governance non è sempre attenta alle necessità del contesto di destinazione. Da una parte,
queste iniezioni di denaro pubblico e privato individuano specifici ambiti di intervento,
spesso non strutturali, in contesti profondamente segnati dalla carenza pluriennale di
investimenti pubblici, causando diffidenza e/o frizione all’interno delle comunità
coinvolte. Dall’altra, i progetti di Public History possono configurarsi come una
legittimazione necessaria di questi processi piuttosto che percorsi caratterizzati dal rigore
epistemologico.
Il panel prende le mosse dall’osservazione di fenomeni simili legati ai quartieri romani di
Tor Bella Monaca e San Basilio; Bagnoli, Ponticelli e Scampia a Napoli; Cison di
Valmarino, borgo della provincia di Treviso; Manfredonia e Fornaci di Barga. Oggetto
della discussione sarà l’analisi delle frizioni e dei conflitti generati, raccontati e/o
attraversati da progetti di public history proposti a latitudini diverse ma accomunati dalla
problematizzazione del proprio ruolo all’interno del contesto di riferimento. Una
particolare attenzione verrà posta sul doppio ruolo dello storico come autore e
negoziatore, la shared authority e le fasi istruttorie, oltre che sui prodotti finali, in quanto
parti fondamentali dell’approccio epistemologico della PH. Public history projects, whether in the suburbs of large cities or small villages in inland
areas, are often conceived to foster cooperation and social cohesion. The promotion of
historical knowledge, particularly of one’s territory or origins, can serve as an important
driver of integration, inclusion, and awareness of territorial identity. The close
epistemological relationship between local history, oral history, and public history, widely
discussed in scientific literature, has positively influenced the spread of such projects
across the national territory. Memory walks, oral history, participatory mapping, and
school workshops are among the most common tools used to propose activities that
directly involve the public in the production and reproduction of historical knowledge.
However, with increasing frequency, these public history projects find themselves,
whether consciously or not, tied to conflicts and tensions in the territories where they
operate. The spatial inequalities of contemporary settlements create highly integrated
zones alongside areas of segregation and exclusion, with significant effects in terms of
spatial justice and the effectiveness of public policies. The suburbs of large cities, as well
as small towns from North to South across the Italian peninsula, are the focus of activities
and funding whose governance is not always attentive to the needs of the target context.
On one hand, these injections of public and private funds identify specific areas of
intervention, often non-structural, in contexts deeply marked by years of underinvestment
in public infrastructure, leading to distrust and/or friction within the involved
communities. On the other hand, public history projects can be seen as a necessary
legitimization of these processes rather than as paths characterized by epistemological
rigour.
This panel takes its cue from the observation of similar phenomena in the Roman
neighbourhoods of Tor Bella Monaca and San Basilio; Bagnoli, Ponticelli, and Scampia in
Naples; Cison di Valmarino, a village in the province of Treviso; Manfredonia and Fornaci
di Barga. The discussion will focus on the analysis of the tensions and conflicts generated,
narrated, and/or traversed by public history projects proposed in different latitudes but
united by the problematization of their role within the reference context. Particular
attention will be paid to the dual role of the historian as author and negotiator, shared
authority, and the investigative phases, as well as the final products, as fundamental parts
of the epistemological approach of public history.