L'alterità antropologica del soggetto criminale: il crimine e l'inconscio nel secolo XIX

Abstract

Nel secolo XIX, la medicina legale, a partire dagli studi sulla frenologia, intendeva affrontare il tema dell’imputabilità del criminale affetto da alterità psichica, con particolare riferimento alla pena capitale. L’indirizzo positivistico di fine secolo, di influenza lombrosiana, connotava il problema dell’alterità sotto il profilo “esterno” della pericolosità sociale, per cui il folle andava eliminato dal contesto civile. Sotto altri aspetti, il tema dell’imputabilità riguardava il criminale “inconsapevole” anche laddove la sua capacità di agire fosse stata alterata da suggestione ipnotica. A margine delle varie opinioni della dottrina e delle sentenze della magistratura, il modello unitario del Codice penale si dimostrava inadeguato ad affrontare la complessità della psicologia umana.

In the 19th century, forensic medicine, starting with studies in phrenology, sought to address the question of the imputability of criminals affected by psychic alterity, with reference to capital punishment. The positivist approach of the late 19th century, influenced by Lombroso, characterized the problem of alterity under the “external” aspect of social dangerousness, which required the insane to be eliminated from the civil context. In other respects, the issue of imputability concerned the “unaware” criminal, even when his capacity to act had been altered by hypnotic suggestion. Despite the various opinions of the doctrinal scholars and judicial decisions, the unitary model of the Criminal Code proved inadequate to address the complexity of human psychology.