Famiglie immigrate: il caso della comunità cinese
Abstract
Gli immigrati da qualche anno stanno “mettono radici”1, si fermano in Italia,
accanto a noi, senza avere spesso consapevolmente deciso di restare. La loro
scelta si popola di nuove presenze: arrivano i coniugi, i figli, altri bambini
nascono qui, nel nostro paese. Da progetto e viaggio di singoli, l’immigrazione
diventa dunque familiare, coinvolge soggetti diversi, pone, all’interno e
all’esterno (servizi) del nucleo, nuovi bisogni e necessità. Rendendo non più
rimandabile una politica dell’accoglienza che metta al centro i nuovi arrivati e
le relazioni tra questi e gli autoctoni.
La presenza sul territorio nazionale di nuclei familiari stranieri, che
contribuiscono anche all’aumento della popolazione italiana così come si
evince dagli ultimi dati sulla popolazione, rappresenta una delle più
significative conseguenze che derivano dal crescente flusso migratorio diretto
verso il nostro paese, che ha portato l’Italia a doversi confrontare con questioni
già emerse nell’esperienza dei paesi a più consolidata tradizione migratoria.
Questo aspetto dell’immigrazione è finora rimasto un po’ in ombra nel
dibattito scientifico e politico, maggiormente concentrato sull’analisi dei
problemi dell’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro e sulla
denuncia delle situazioni di maggiore marginalità dal punto di vista sociale ed
economico.
Oggi però, in una fase in cui si comincia, finalmente, a prendere
consapevolezza del, discreto, livello di inserimento economico raggiunto dagli
immigrati e delle relative chance di stabilizzazione della loro presenza, i
problemi connessi con la famiglia in emigrazione assumono un’indiscutibile
rilevanza e attualità..
Dare una definizione del ruolo sociale che la famiglia svolge è sempre stato
un problema di difficile soluzione. Come ben spiega Donati “ogni cultura ha
una sua ben precisa rappresentazione della famiglia tanto che con tale termine
si designa una vasta gamma di forme sociali primarie che presentano strutture
relazionali diversificate le quali variano da cultura a cultura e in base alle
diverse società e alle loro tradizioni”2.
La presenza della famiglia immigrata nei paesi di arrivo é considerata un
importante indicatore di stabilizzazione dei flussi migratori poiché indica il
passaggio da una permanenza temporanea, provvisoria, legata alla
realizzazione di un obiettivo economico a breve termine, a una permanenza di
lunga durata, e spesso definitiva, che implica un cambiamento radicale nelle
modalità di relazione con il nuovo contesto e dei significati attribuiti alla
permanenza. Quest’ultima comporta uno spostamento degli investimenti
simbolici, affettivi e materiali, dal luogo di partenza a quello di arrivo; il nuovo
paese, pur in presenza di forti resistenze e spesso al di là della volontà esplicita
del soggetto, acquisisce ora un ruolo preponderante rispetto a quello di origine.
Appare chiaro dunque che esiste un rapporto interattivo tra famiglia e
migrazione, in cui ciascuno dei due soggetti esercita la sua influenza sull’altro.
Da un lato la struttura e il funzionamento dei nuclei familiari influenzano la
possibilità di emigrare, ma dall'altro la migrazione trasforma e influenza la
famiglia sia nel paese di origine che nel paese di arrivo.
L’importanza assunta dalle famiglie in emigrazione ha fatto emergere nuove
e più articolate necessità da parte degli immigrati a cui è doveroso dare risposta
se si vuole seguire la strada della piena inclusione dei nuovi cittadini nella
società di adozione. Occorre però preliminarmente poter monitorare la
situazione visto che il fenomeno migratorio continua ad essere in costante
evoluzione e le famiglie degli immigrati seguono percorsi evolutivi che vanno
assumendo caratteristiche specifiche a cui corrispondono bisogni non di rado
differenti. Senza contare che proprio l’immigrazione ha fatto emergere nuove
tipologie familiari connesse alla relazione tra autoctoni e stranieri, e al
perdurare di legami parentali forti con componenti del nucleo familiare rimasti
nel paese di origine.
La crescente presenza di famiglie straniere, rappresenta una delle spie più
significative di un tendenziale processo di stabilizzazione delle comunità
immigrate.
La scelta di trattare nel presente contributo il tema delle famiglie immigrate
nasce dalla consapevolezza di affrontare un argomento attuale per il nostro
paese e allo stesso tempo importante per comprendere non solo lo stato odierno
della presenza straniera, ma anche le possibili proiezioni future.
Inizialmente forniremo un quadro generale delle migrazioni internazionali,
prendendo in esame, prima, la situazione a livello globale, poi la presenza
ampia e differenziata all'interno del continente europeo e, infine, dell'Italia. A
questo proposito, illustreremo i fattori che hanno trasformato l’Italia da Paese
di emigrazione a paese di immigrazione, nel dettaglio osserveremo la
distribuzione territoriale degli stranieri o immigrati, analizzandone il loro
inserimento nel mondo del lavoro e le principali caratteristiche sociodemografiche.
Successivamente fotograferemo la presenza migratoria in
Campania, delineandone le sue principali caratteristiche.
successivamente mostreremo la realtà delle famiglie straniere in Italia,
tentando di farne emergere il carattere multidimensionale. Soffermandoci sui
vari modelli familiari che si possono riscontrare e sull’influenza che la famiglia
esercita nella scelta migratoria, poiché é all’interno dei nuclei familiari che si
elabora e costruisce, con modalità diverse e spesso contrastanti, la decisione di
partire. In seguito, illustreremo il processo di inserimento e di integrazione
della famiglia immigrata, mettendo in luce l’importante ruolo svolto dai figli e
dalle donne. Sono proprio quest’ultimi a creare una mediazione tra le due
culture, quella di origine e quella del paese di accoglienza.
In fine valuteremo la situazione familiare degli immigrati presenti nella città
di Napoli e nei paesi vesuviani allo scopo di avere indicazioni sul processo di
stabilizzazione della popolazione straniera, oltre che per segnalare possibili
necessità e bisogni espressamente connessi al radicamento sul territorio. Per
fare un confronto delle diverse tipologie familiari presenti nelle due aree,
abbiamo illustrato i dati dell’indagine campionaria realizzata nel 2008, su un
campione di 900 immigrati maggiorenni provenienti dai Pfpm (Paesi a forte
pressione migratoria). La rilevazione è stata realizzata in collaborazione tra il
Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Napoli Federico II e lae la
Cooperativa sociale Dedalus per la rivelazione nel capoluogo, mentre nella
seconda area è stata condotta dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione
dell’Università di Salerno. Tale ricerca3 rientra in un progetto nazionale,
promosso e coordinato dalla Fondazione ISMU, in cui sono state coinvolte
diverse unità di ricerca e realizzate più di 12.000 interviste, con questionario
strutturato, in 32 realtà territoriali italiane.
Per l’analisi che si propone, l’attenzione sarà puntata solo sulle comunità
immigrate più numerose (Cinese, Srilankese e Ucraina) in modo da
evidenziarne similitudini e differenze nelle strategie migratorie e nel ruolo
svolto dal nucleo familiare nel processo di stabilizzazione e di inserimento nel
tessuto produttivo locale. Entrando più nel particolare, l’interesse maggiore
sarà rivolto alla comunità cinese, in quanto si distingue in toto dalle altre
comunità presenti sul territorio. In alcuni comuni della provincia di Napoli
presi in esame dalla ricerca, quali San Giuseppe Vesuviano e Poggiomarino, la
presenza di una forte componente cinese, come in altre province del nostro
paese, conserva una chiusura verso l’ambiente esterno, riuscendo a riprodurre
usi e costumi della propria cultura di provenienza. Il rapporto che questo
gruppo ha instaurato con il territorio è solamente di carattere economico e
riguarda in particolare la produzione di manufatti a basso costo. Va segnalato
che questo gruppo si caratterizza per la capacità di inserirsi nel contesto sociale
scelto promuovendo attività in piena autonomia e altamente competitive
rispetto agli imprenditori autoctoni. La forte coesione esistente tra i
componenti della comunità ha portato alla costituzione di una collettività che
accoglie i nuovi arrivati, facilitandone il loro inserimento sociale e lavorativo.
Il ricongiungimento avviene di norma in tempi molto rapidi, tale fretta è
motivata dalla necessità di avere maggiore forza lavoro (figli, fratelli, zii,
nonni, mogli), infatti nessuno si sottrae a questo impegno, anzi si uniscono le
forze in modo da ottimizzare i tempi. La specifica strategia migratoria di
inserimento lavorativo, ha dato vita ad una comunità unica nel suo genere. Un
modello del tutto particolare, che nonostante dimostri una forte stabilizzazione,
sfugge ai processi d’integrazione intesi come processi interattivi e
interculturali.
1 Favaro G., Dalla parte dei figli. Il ricongiungimento familiare nell’esperienza dei minori,
in M. Tognetti Bordogna (a cura di), Ricongiungere la famiglia altrove. Strategie, percorsi,
modelli e forme dei ricongiungimenti familiari, Milano, FrancoAngeli, 2004, pp.183-207
2 Donati P., Famiglia, in E. Scabini, P. Donati, Nuovo lessico familiare, Studi
Interdisciplinari sulla famiglia, n. 14, Milano, Vita & Pensiero, 1995, p. 15.
3 Cesareo V., Blangiardo G.C. (a cura di), Indici di integrazione. Un’indagine empirica
sulla realtà migratoria italiana, Milano, FancoAngeli, 2009. [a cura dell'autore]