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http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/3921
Abstract: | L’articolo riassume i punti di arrivo di una ricerca che ha portato all’attribuzione di un importante dipinto sinora inedito (Il Ritratto di San Carlo Borromeo collocato nella Chiesa di San Francesco Saverio ad Avellino) ad un pittore milanese seicentesco della cerchia borromaica (Giulio Cesare Procaccini o Panfilo Nuvolone, 1611, oppure Giuseppe Nuvolone, tra 1686 e 1695). Il dipinto, all’origine collocato sull’altare massimo della Chiesa di San Carlo in piazza Libertà ad Avellino, è simbolo della storia della Controriforma sancarliana in Irpinia, dal Seicento all’Ottocento. L’attribuzione coinvolge un contesto che, oltre agli artisti come Caravaggio, Ambrogio Figino, Giovanni Balducci e ai riformatori della Chiesa come i Borromeo, coinvolge personaggi di spicco nel panorama delle famiglie nobili e potenti irpine, quali quelle dei Gesualdo, dei Carafa, dei Colonna e dei Caracciolo. In tale contesto trovano un possibile svelamento anche i misteri che aleggiano intorno alla prima stesura della Flagellazione di Caravaggio a Napoli (in cui la figura emersa dalla radiografia dell’opera è identificata dall’Autore in quella del Principe Carlo Gesualdo in atto di dolore ed in cerca di perdono). |
È visualizzato nelle collezioni: | Sinestesieonline. A. 7, no. 24 (Ottobre 2018) |
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