Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/7185
Titolo: Francesco Lo Savio. Esperienze pittoriche post-informali a Roma
Autore: Zuliani, Stefania
Passaro, Maria
Di Modica, Angelo
Parole chiave: Lo Savio;Monocromia;Zero
Data: 5-ott-2022
Abstract: The artistic career of Francesco Lo Savio begins at the dawn of the sixties in Rome when the city is in a culturally active and receptive phase. Lo Savio is actively participated in the revolution of young artists who aimed to detach themselves from the previous informal culture in order to develop a new mechanism of construction of the art works. To this aim, it is necessary to examine Lo Savio’s path within the Roman cultural context with the aim of determining the reception of international artistic experiences in the Roman area. The spread in Rome of abstract expressionism has a great impact on the pictorial choices made by the artist in the first phase of his career, between 1957 and 1959 and remains an important starting point for all young Roman artists in those years. In particular, work of Mark Rothko is an important element in Rome in the last three years of the decade. Rothko’s paintings are appreciated by Lo Savio and the younger generation of Roman artists for the intrinsic properties of the pictorial space and for the atmospheric use of color that open a debate on the possibilities expressive potentialities of a pictorial surface. At the same time, Lo Savio is related to the great European movement Zero. A season that takes place between 1959 and 1963 characterized by the creativity of the new generation of young European artists who aimed to overcome the quicksand of the informal by proposing themselves as a compact front for a renewed artistic conception. At this moment Lo Savio meets the main protagonists of the huge international network of Zero: in Milan Piero Manzoni and Enrico Castellani, founders of the magazine Azimuth and the gallery Azimut; in Düsseldorf the members of the group Zero, Otto Piene, Heinz Mack and Günther Uecker and in Leverkusen the critic Udo Kultermann who invited him, in the spring of 1960, to participate in the exhibition Monochrome Malerei. This is a fundamental groundbreaking group exhibition for the theme of monochrome in Europe. This choice places Lo Savio in contrast with the Roman friends who were instead making choices oriented to the reinterpretation of American culture of abstract expressionism before and, even more, of pop art later. Within this wide, articulated and extremely complex context, the career of Francesco Lo Savio moves between 1958 and 1962. Lo Savio’s work is articulated through his personal pictorial theory based on the dynamic relationship between light and space. These two factors are the basis of his work. A production that, within the research, is divided into different moments because it is based entirely on the continuous study of the luminous and spatial components of the work: 1. Spazio-Luce paintings since 1959 2. Filtri between late 1959 and early 1960 3. Metalli since 1960 4. Articolazioni totali since 1962 5. Progetti architettonici (Maison au soleil) between 1962 and 1963 My research theme analyzes the individual groups of works in their specificity highlighting the subtle but fundamental differences that occur in the transition from one group to another. It is possible to understand the evolution of Lo Savio’s work and his obsession to understand and articulate, in a different way, through his works, the space-light process. The groups are analyzed following a chronological development in order to identify not only the main points of the artist’s research but also framing them within a very intricate and varied international cultural context. [edited by Author]
Quello di Francesco Lo Savio è un percorso artistico che ha inizio all’alba degli anni Sessanta a Roma quando la città è in una fase culturalmente attiva e ricettiva. Lo Savio è partecipe della rivoluzione, non solo italiana ma internazionale, di una generazione di giovani artisti che vogliono distaccarsi dalla precedente cultura informale per approdare a un nuovo meccanismo di costruzione dell’opera d’arte che sia incentrato sulle qualità insite alla pittura stessa. Per analizzare questo passaggio, si è voluto innanzitutto comprendere il contesto romano all’interno del quale si muove il percorso di Lo Savio con l’obiettivo di determinare la ricezione delle esperienze artistiche internazionali in area romana e, di conseguenza, nella riflessione di Lo Savio, determinando, così, i canali lungo i quali la produzione estera, i grandi movimenti artistici e i grandi maestri - europei e americani - entrarono nella cultura romana e furono percepiti dai giovani artisti. L’arrivo e la diffusione a Roma dell’espressionismo astratto ha un grande impatto sulle scelte pittoriche compiute dall’artista nella prima fase della sua carriera, tra il 1957 e il 1959 e resta punto di partenza importante per tutti i giovani artisti romani in quegli anni. In particolare, la pittura tonale di Mark Rothko è elemento decisivo a Roma negli ultimi tre anni del decennio. Le tele di Rothko sono apprezzate da Lo Savio e dai giovani romani per le proprietà intrinseche allo spazio pittorico e per l’uso atmosferico del colore che aprono una riflessione sulle possibilità di una pittura di superficie e monocroma e che potesse essere utilizzata come meccanismo di indagine della superficie pittorica. Allo stesso tempo, Lo Savio si pone in relazione con il grande movimento europeo Zero. Una stagione che si consuma tra il 1959 e il 1963 caratterizzata dalla creatività della nuova generazione di giovani artisti europei che, nell’intento di superare le sabbie mobili dell’informale, si propone come fronte compatto per una rinnovata concezione artistica la cui componente primaria è quella di una ricerca analitica, asciutta, spogliata da qualsiasi evidenza emotiva. È in questo momento che Lo Savio entra in contatto con i maggiori esponenti dell’enorme network internazionale di Zero: a Milano la coppia Piero Manzoni ed Enrico Castellani fondatori della rivista Azimuth e della galleria Azimut; a Düsseldorf i componenti del gruppo Zero, Otto Piene, Heinz Mack e Günther Uecker e a Leverkusen il critico Udo Kultermann che lo inviterà, durante la primavera del 1960, a partecipare alla mostra Monochrome Malerei, collettiva di fondamentale importante per la diffusione del tema della monocromia in Europa. Questa scelta pone Lo Savio in netta contrapposizione con i compagni romani che invece stavano compiendo delle scelte in campo pittorico orientate alla rilettura della cultura americana dell’espressionismo astratto prima e, ancor più, della pop art in seguito. All’interno di questo ampio, articolato ed estremamente complesso contesto si muove, tra il 1958 e il 1962, il percorso di Francesco Lo Savio. Il lavoro di Lo Savio si articola attraverso una sua personale teoria pittorica imperniata sul rapporto dinamico tra due elementi costitutivi della pittura: la luce e lo spazio. Questi due fattori, nella loro possibilità di commistione, sono alla base dei suoi lavori. Una produzione che, all’interno della ricerca, viene suddivisa in diversi momenti perché basata interamente sul continuo studio delle componenti luminose e spaziali dell’opera: 1. Dipinti Spazio-Luce dal 1959 2. Filtri tra la fine del 1959 e l’inizio del 1960 2 3. Metalli dal 1960 4. Articolazioni Totali dal 1962 5. Progetti architettonici (Maison au soleil) tra il 1962 e il 1963 Il lavoro di ricerca analizza i singoli gruppi di opere nella loro specificità evidenziando le sottilissime ma fondamentali differenze che intercorrono nel passaggio da un gruppo all’altro sottolineando debiti e novità nel passaggio da un gruppo all’altro. Così facendo, si rende possibile capire il maturarsi del lavoro di Lo Savio e la sua ossessione di comprendere e articolare, in maniera sempre differente, attraverso le sue opere, il processo spazio-luminoso. I singoli gruppi vengono analizzati seguendo uno sviluppo cronologico in modo da individuare non solo gli snodi principali della ricerca dell’artista ma inquadrandoli anche all’interno di un contesto culturale internazionale molto intricato e variegato. [a cura dell'Autore]
Descrizione: 2020 - 2021
URI: http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/7185
http://dx.doi.org/10.14273/unisa-5234
È visualizzato nelle collezioni:Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica

File in questo documento:
File Descrizione DimensioniFormato 
tesi_di_dottorato_A_Di_Modica.pdftesi di dottorato39,18 MBAdobe PDFVisualizza/apri
abstract in italiano e in inglese A. Di Modica.pdfabstract a cura dell’autore (versione italiana e inglese)169,34 kBAdobe PDFVisualizza/apri


Tutti i documenti archiviati in DSpace sono protetti da copyright. Tutti i diritti riservati.