Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/804
Titolo: Science and literature: the world(s) of representations
Autore: Sifontes Greco, Lourdes C.
Data: 2011
Citazione: Sifontes Greco, Lourdes C. “Science and literature: the world(s) of representations.” «Testi e linguaggi» 5(2011):279-294. [Studi monografici. Letteratura e scienza, a cura di M. Bottalico, M.T. Chialant, L. Perrone Capano]
Abstract: Le divisioni dicotomiche del nostro mondo non sono limitate alla mera struttura della vita quotidiana, nella quale insegniamo ai bambini a ragionare in termini di bianco/nero, buono/cattivo, vita/morte, e così via. Abbiamo configurato il mondo del sapere secondo criteri analoghi, determinando così il modo in cui diamo forma alla vita, alle professioni e alla percezione dell’universo. Anche contro la nostra stessa volontà tendiamo generalmente a pensare alle nostre discipline secondo i parametri di vero/ falso, oggettività/soggettività. Ed eccoci, nel ventunesimo secolo, a volere ancora – allorché ci confrontiamo con astrazioni scientifiche e teoriche che ci rendono consapevoli di quelle opposizioni binarie – un mondo basato su certezze, circondato da muri sicuri e segnali che ci parlano di “oggettività”, “fantasia”, “finzione”, “sogni”, “reale”, “irreale” ecc. La scienza e l’arte, la scienza e la letteratura, in quanto ambiti disciplinari, fanno parte di queste presunte “coppie oppositive”. Da un lato, la scienza con le sue “verità”, dimostrazioni e realtà; dall’altro, il discorso umano/umanistico della creazione, con la sua presunta “soggettività”, libertà e mondi immaginari – forse più vicini di quanto crediamo. Nuovi campi del sapere della nostra contemporaneità hanno scoperto il mondo dell’autocoscienza. A un livello teorico alto ciò accade da decenni, ma nella vita di ogni giorni è difficile ricordarsi che il mondo che vediamo non è il mondo “reale”, bensì il nostro mondo reale, forgiato dai nostri linguaggi, sogni, modelli, e dalle nostre politiche, regole, scienze e tecnologie. Mutuando un esempio dalla finzione narrativa, ci siamo abituati a chiamare “realistici” quei romanzi provvisti di un narratore onnisciente; il modello della pluralità del punto di vista narrativo, invece, è venuto a dimostrare nella storia letteraria come la “realtà” non appartenga al discorso monologico e monolitico, ma risieda nella incertezza e “confusione” delle versioni multiple di una storia. L’autocoscienza ha finito col minare il nostro mondo ben strutturato e compartimentalizzato. Rendersi conto che le rappresentazioni sono soltanto tali significa riconoscere il bisogno di una certa umiltà, nonché scoprire che siamo persino più creativi di quanto pensassimo. Questa consapevolezza è entrata nel mondo sia della scienza che della letteratura (e in analoghi campi della cultura e del sapere), e mostra risultati sorprendentemente simili nei relativi discorsi e meta discorsi sulla rappresentazione e la realtà. L’obbiettivo di questo articolo è tracciare una sorta di percorso attraverso alcuni autori, testi e idee per verificare quanto i rapporti tra letteratura e scienza siano più ampi del mondo referenziale della fantascienza, pensare il ruolo della lingua e della cultura nella costruzione di realtà letterarie socio-scientifiche e vedere come il mondo delle tecnologie dell’informazione ci mette a confronto con una nuova organizzazione spazio-temporale nella quale l’incredibile, il fittizio, l’immaginario e il possibile rimodellano i propri significati per tutti i campi della vita e delle relazioni umane. Le risposte a domande del tipo “Che cos’è la scienza?”, “Che cos’è la letteratura?” sono cambiate da secoli. Se oggi tutto cambia più in fretta, la scienza e la letteratura non fanno probabilmente eccezione. Anzi, sembra che cambino insieme.
URI: http://hdl.handle.net/10556/804
ISSN: 1974-2886
È visualizzato nelle collezioni:Testi e linguaggi. Vol.5 (2011)

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