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dc.contributor.authorZambrano, Carla
dc.date.accessioned2014-03-05T10:57:03Z
dc.date.available2014-03-05T10:57:03Z
dc.date.issued2013-03-26
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/10556/1154
dc.identifier.urihttp://dx.doi.org/10.14273/unisa-43
dc.description2011 - 2012en_US
dc.description.abstractÉ lecito indagare sulle capacità linguistiche e sulle propensioni comunicative della creatura angelica? Analoga alla natura umana, ma pur sempre superiore ad essa, la sostanza celeste incarna infatti l’ideale gnoseologico a cui l’homo viator tende e aspira: l’intelletto celeste possiede e custodisce ab origine la totalità delle idee e delle species che l’uomo può formulare esclusivamente ab intellectu. Perchè mai dunque gli angeli, che conoscono ogni cosa, dovrebbero avvertire l’esigenza di comunicare? Di cosa dovrebbero mai parlare?Il testo biblico, che riporta di numerosi dialoghi tra interlocutore angelico e terreno, costituisce l’argomentazione più efficace atta ad avvalorare l’ipotesi della lingua angelorum. Il mio lavoro intende analizzare tre tra le più significative riflessioni sviluppate tra i secoli XIII e XIV in merito alla locutio angelica. Uno studio preliminare di carattere puramente introduttivo è dedicato alla lettura del corpus areopagiticum, termine di confronto necessario per chiunque intendesse, nel Medioevo, misurarsi con le tematiche di carattere angelologico. Ampia parte della tesi è inoltre dedicata all’analisi del De cognitione angelorum di Egidio Romano, il quale offrì all’angelologia medievale la più compiuta delle riflessioni che avesse come oggetto di indagine le caratteristiche, le proprietà e le operazioni della natura angelica. Il lavoro procede con l’illustrazione delle considerazioni svolte da Durando di San Porciano e Tommaso di Strasburgo in merito alla filosofia del linguaggio angelico. Sebbene ciascuno dei maestri medievali intenda la nozione di virtus communicativa angelica a proprio modo e la interpreti col supporto dei propri strumenti, sembra emergere, dalla lettura dei testi, un’unica e costante tendenza: più che al confronto col dato biblico l’ipotesi della locutio angelica risponde all’ esigenza di nutrire la speranza che gli angeli si rivolgano a noi per supportarci e accompagnarci in hac vita, e per sottrarci alla mondana solitudine a cui sembreremmo invece altrimenti destinati. [a cura dell'autore]en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoen_US
dc.subjectAngelologia medievaleen_US
dc.title“Utrum angeli loquantur et qualiter”. Discussioni sulla locutio angelica tra XIII e XIV secolo:Egidio Romano, Durando di San Porciano e Tommaso di Strasburgoen_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurM-FIL/06 STORIA DELLA FILOSOFIAen_US
dc.contributor.coordinatored'Onofrio, Giulioen_US
dc.description.cicloXI n.s.en_US
dc.contributor.tutorSorge, Valeriaen_US
dc.identifier.DipartimentoScienze del Patrimonio Culturaleen_US
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