dc.description.abstract | E’ un dato acquisito che il modello di sviluppo della civiltà moderna
ha da tempo mostrato i suoi limiti, avendo determinato: da un lato
l’impoverimento delle risorse primarie, segnatamente quelle non
rinnovabili e necessarie alla produzione energetica; dall’altro il grave
inquinamento ambientale ed il conseguente peggioramento del clima
planetario che manifesta in modi sempre più estremi e dannosi i suoi
fenomeni.
Altresì sembra acquisita l’intenzione, dagli anni ottanta del XX secolo
e su scala mondiale, di sostituire tale modello con quello di sviluppo
sostenibile (che, come nella dichiarazione Brundtland del 1987, dovrebbe
consentire alla generazione attuale di soddisfare le proprie necessità
senza precludere, però, a quelle future di poter fare altrettanto),
intenzione concretizzatasi a Rio de Janeiro nel 1992 con la
sottoscrizione, da parte di 183 Paesi inclusa l’Italia, di una “Agenda” di
impegni da attuare nel XXI secolo.
Pare utile sottolineare, in queste note introduttive, come una più che
discreta parte dei citati impegni, riguardi proprio l’ambito edilizio ed
urbanistico.
Il 40% circa di tutte le risorse naturali ed energetiche dei paesi europei,
è impiegato, infatti, nel sistema dell’edilizia, in relazione alle fasi di
produzione dei materiali da costruzione, all’utilizzo del territorio, alla
realizzazione, alla manutenzione ed all’uso degli edifici e, sempre il
comparto edilizio, immette in atmosfera il 35% dei gas serra. Un ricorso
intensivo alle tecniche della bioarchitettura e della ingegneria bioclimatica
nella pianificazione urbana, nelle nuove edificazioni e nelle
ristrutturazioni, volto al raggiungimento di elevati livelli di efficienza
energetica e compatibilità ambientale del sistema edilizio, porterebbe ad
una riduzione di oltre il 30% degli attuali consumi, a fronte di un costo di
costruzione superiore di circa il 4% (Libro Verde Europeo, 2005).
L’Italia, che segue per grandi linee l’andamento europeo, ha in più lo
svantaggio di dipendere per circa l’80% del suo fabbisogno energetico da
forniture estere, con l’aggravio di un rilevante costo economico e, di
conseguenza, sociale. Si evidenzia che nel 2006, la “bolletta” energetica
per il nostro Paese è stata di 48 mld di euro di cui 41,3 per combustibili
fossili (26,5 petrolio, 14,8 gas), pari al 3,4% del PIL (ENEA, 2008).
Anche se povera di combustibili fossili, l’Italia è, al contempo, ricca di
potenzialità energetiche “passive”, grazie semplicemente alla sua
posizione geografica ed al suo clima. Basti pensare che, ad esempio per
il solo fattore latitudine, l’incidenza dei raggi solari sulla superficie del
nostro suolo è tra le migliori dell’intera Comunità Europea. Per i sistemi
ad energia solare (per la produzione di acqua calda sanitaria e/o energia
elettrica) ciò vuol dire una maggiore efficienza ovvero, fattore
ragguardevole nel caso di interventi sul tessuto storico, un minore
ingombro di superficie a parità di rendimento (rispetto, ad esempio, ad
un impianto analogo posto sul tetto di un edificio tedesco, prendendo a
riferimento la Germania che, attualmente, si colloca ai primi posti al
mondo per superficie di pannelli solari installati).
La sostenibilità ambientale e energetica nella progettazione urbanistica
si impone, quindi, in maniera ineludibile all’attenzione sia dei city makers
che dei city users. Paradossalmente, ciò avviene quasi in coda ad un
processo che ha riguardato la produzione antropica prima alla piccola
scala (con riferimento alla grandezza dell’oggetto dell’analisi, non alla sua
diffusione), si pensi all’ecolabelling degli elettrodomestici, dei materiali da
costruzione , per poi investire in maniera significativa l’architettura alla
dimensione del singolo edificio, del suo aspetto tecnologico e
impiantistico, della sua integrazione/interazione con la componente
vegetale . Allo stato, in ambito edilizio coesistono diversi protocolli
(BREEAM, LEED, GBC, HQE, ITACA, CASACLIMA) ormai
consolidati, basati su di una serie di indicatori che consentono di
controllare l’intero processo edilizio, dall’approvvigionamento dei
materiali da costruzione per l’edificazione, al loro smaltimento e/o
reimpiego al termine del ciclo vitale dell’opera (LCA, life cycle
assessment), contemplando nel mezzo l’aspetto manutentivo e il
mantenimento in uso (con relativi consumi energetici e conseguenti
emissioni inquinanti).
Nel territorio dell’urbanistica, il rinnovato interesse ai criteri di
sostenibilità energetico-ambientale è relativamente recente, nella misura
in cui recenti sono gli approcci scientifici di codificazione e
protocollazione di procedure, parametri, indicatori e indici di sostenibilità
in tale ambito. E’ del tutto evidente quanto sia indispensabile
l’allineamento tra la progettazione architettonica e la progettazione
urbanistica sostenibili, poiché scelte strategiche, pianificatorie e
normative non calibrate sulla sostenibilità, potrebbero rendere inefficaci
le realizzazioni puntuali sul territorio, per quanto modellate, queste
ultime, sui principi della ecosostenibilità e rispettose dei parametri di
qualsivoglia protocollo.
Il presente lavoro di ricerca, strutturato in tre fasi:
- conoscitiva;
- metodologica;
- applicativa,
è articolato in otto capitoli (il nono riferisce le conclusioni). I primi due
contengono la fase conoscitiva inerente la sostenibilità energeticoambientale
e la sua implementazione nell’ambito urbanistico, effettuata
nell’ottica della redazione del Piano Urbanistico Comunale. Il capitolo tre
e il quattro enucleano l’aspetto metodologico di razionalizzazione della
problematica, individuando un numero definito di aree tematiche, cui
corrisponde un insieme di indicatori opportunamente scelti,
concretizzatosi, poi, nella stesura di un modello di Regolamento
Urbanistico Edilizio Comunale (Ruec).che trova nei tre capitoli
successivi specifici momenti applicativi.
Il capitolo otto rappresenta un ulteriore approfondimento della ricerca
e contiene una parte metodologica ed una applicativa.
Utilizzando, infatti, un set di indicatori selezionati dall’insieme
suindicato, si è pensato di combinarli linearmente in un indice di
sostenibilità in grado di supportare i processi di governo del territorio
alla scala urbana, sia in fase di analisi dell’esistente, sia nella fase
progettuale e di verifica. [a cura dell'autore] | en_US |