Nuove vie della ricerca teorico-pratica in pedagogia. I temi dell’autoformazione come autobiografia
Abstract
Un tratto fondamentale dell’esperienza del soggetto moderno è costituito dalla
scoperta che egli non è, nel senso proprio del termine, Autore della propria storia,
ma, in qualche maniera ne può diventar padrone nel momento in cui la racconta.
L’autobiografia costituisce un campo di indagine ancora in gran parte inesplorato
perché fatto da una gran mole di testi, derivanti non solo dai capolavori
autobiografici della letteratura mondiale, ma soprattutto dal materiale autobiografico
prodotto dalla persona comune, che sente l’esigenza di raccontare la propria vita, per
far un po’ di ordine, per realizzare un bilancio o per ripartire dopo un fallimento. In
questo senso viene qui presentato un excursus investigativo, senza alcuna pretesa di
esaustività, sull’autobiografia nell’educazione. In senso classico le autobiografie
hanno sempre fatto parte degli strumenti dell’educazione (memoriali, diari,
confessioni), ma è solo negli studi più recenti, che l’autobiografia viene considerata
un metodo educativo a sé stante. Attraverso tale metodo si possono rivedere e
rivivere i molti io che si è stati nel passato, collegandoli in una sequenza cronologica
che ricostruisca la propria storia di vita, cercando quell’unica cosa che vale la pena
cercare: il significato della propria vita e della vita in generale.
Alla base del metodo vi sono teorie psicologiche di tipo cognitivista che
ammettono l’esistenza di un pensiero narrativo, inteso come la modalità cognitiva
attraverso la quale le persone danno una struttura alle esperienze e agli scambi con il
mondo sociale e la esprimono sotto forma di racconti o narrazioni. Allo scopo di
capire come funziona il pensiero narrativo vengono analizzate le dieci proprietà
fondamentali della narrazione, come proposto da Bruner. Questo permette di
introdurre gli elementi e la struttura del testo narrativo da un punto di vista
esclusivamente sintattico. Secondo le regole della “Teoria degli schemi” e della
“Grammatica delle storie”, nella persona esiste già una struttura mentale tale per cui,
anche in presenza di dettagli mancanti, essa sarà in grado di ricostruire l’intera
sequenza degli avvenimenti perché può ricorrere alla sua conoscenza della situazione
e all’attivazione di schemi che si ricordano, sono disponibili e facilmente accessibili
alla memoria. La memoria, quindi, viene considerata non solo come un magazzino di
informazioni, ma anche come la sede in cui si realizza il processo di comprensione,
sia degli eventi personali sia dei testi narrativi. In conclusione, quando l’esperienza
passata viene narrata o scritta, essa si struttura secondo la grammatica e la sintassi del
linguaggio, è rielaborata in base alle regole del discorso, della comunicazione con
l’interlocutore e rimodellata in funzione del destinatario e degli scopi comunicativi.
La narrazione allora è una componente essenziale dell’esperienza sociale, culturale e
formativa dell’individuo e la capacità di comprendere e produrre storie è un’abilità
evolutiva che si accresce e si affina nel corso della vita della persona. Tali abilità,
poiché investono la vita individuale già a partire dalla prima infanzia, contribuiscono
alla costruzione della identità personale e culturale. Le storie sono un modo per
conoscere ma anche per trasformare se stessi, passando da un linguaggio che in un
primo momento è “per se stessi”, ad un linguaggio “per gli altri”. La particolare
forma narrativa con la quale si strutturano esperienze e ricordi personali per gli altri,
è conosciuta con il nome di “autobiografia”, che significa appunto“vita di un
individuo descritta da sé medesimo”.
Si arriva, quindi, ad esaminare l’autobiografia come metodo formativo in quanto
basata sul principio “raccontarsi per capirsi”, ed avente come fondamento la
“costruzione di significato” e l’attribuzione di senso alle esperienze della singola
persona. L’autobiografia, invitando la persona a guardare al passato e, allo stesso
tempo, a guardare al futuro, diventa sia cammino di “cura di sé” che percorso di
“apprendimento continuo ed inarrestabile”. Inoltre accresce le capacità
autoriflessive e permette di ascoltare le emozioni personali realizzando le proprie
capacità cognitive. In questa maniera, il progetto educativo pone al centro dell’azione
pedagogica “l’autoeducazione di ciascuna persona”, la quale valorizza l’importanza
dell’imparare a riflettere principalmente “con e su se stessi”, a favorire le proprie
potenzialità, ad acquisire il prima possibile indipendenza intellettuale e creativa favorendo, con questo, anche le relazioni umane. [a cura dell'autore]