Sport, disabilità e tecnologia: nuove prospettive di ricerca
Abstract
Lo studio sulle possibili relazioni scientifiche tra attività motorie, sport, nuove
tecnologie e disabilità in ambiente educativo rappresenta ancora uno spazio di ricerca
relativamente inesplorato. Questo originale campo di indagine, in direzione di una
necessaria sintesi movimento-tecnologie, richiede preliminarmente, uno studio
complesso della persona e delle inesplorate potenzialità che la caratterizzano e che le
tecnologie possono utilizzare in forma “diversa e originale” per favorire i processi di
integrazione. Questo orizzonte di studio, prima di approcciare alle diverse dimensioni
che possono collegare didatticamente le tecnologie, il movimento e la disabilità nei
contesti educativi, richiede una riflessione epistemologica che chiarisca il valore etico
della “diversità”, la significatività della presenza dello studente con disabilità nella
costruzione di un percorso formativo del gruppo classe allo scopo di trasformare
sempre l’integrazione dei compagni in situazione di handicap in una risorsa educativa
e didattica per tutti.
La disabilità rappresenta, infatti, un’ originale occasione di crescita del gruppo, una
costante sollecitazione sul piano didattico per costruire nella scuola uno spazio
privilegiato e multiesperienziale per sperimentare un sistema alternativo degli
apprendimenti e per sviluppare abilità e competenze cognitive troppo spesso
compresse dal sistema tradizionale della didattica. La presenza dello studente disabile
è un vero “motore di ricerca” dei diversi stili cognitivi, uno stimolo all’impiego
metodologico di dimensioni diverse della cognizione, in quanto “un’educazione
costruita su una molteplicità di intelligenze può riuscire più solida ed efficace di una
costruita su due soltanto, potendo sviluppare una gamma più vasta di talenti e rendere
il curricolo tradizionale accessibile a un numero più elevato di studenti.
Le attività di movimento, nella complessità dei campi applicativi salutistici, sportivi,
ricreativi, adattivi e sociali, rappresentano un contesto formativo con forte valenza
educativa, un’originale area di valorizzazione del soggetto anche in presenza di
difficoltà psicofisiche e sensoriali, ma necessita di tecnologie e supporti capaci di
garantire opportunità e diritti per favorire la partecipazione dei disabili. La scuola
primaria in particolare, prima Istituzione educativa che dovrebbe garantire il
diritto/dovere delle persona in situazione di handicap, ha rappresentato negli ultimi
decenni un vero laboratorio della didattica, sperimentando in ragione di una
specificità formativa, itinerari di integrazione che hanno capitalizzato la dimensione
corporeo-chinestesica della persona.
La ricerca sulla relazione tra corporeità, nuove tecnologie e didattiche per
l’integrazione scolastica del disabile nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza,
ponendosi in una prospettiva complessa e plurale delle scienze motorie, capace di
esprimere a pieno la sua dimensione educativa in una chiave integrata e sistemica ha
coniugato studi:
- sulla relazione tra corpo, movimento e accesso alla conoscenza;
- sulle potenzialità adattive e compensative del movimento e sulla sua possibile
educabilità finalizzata all’uso ed alla costruzione di abilità diverse;
- sulle caratteristiche e le modalità d’uso di tecnologie finalizzate ai processi
di facilitazione di accesso ai percorsi formativi, compresi quelli educativomotorio-
sportivi.
Il lavoro, nella sua parte iniziale, è stato caratterizzato dalla costruzione di una
cornice epistemologica interdisciplinare del versante educativo della attività motorie
e sportive che, investigando la relazione tra corpo, movimento e processi
apprenditivi, ha evidenziato la centralità della dimensione corporeo-chinestesica nei
processi di costruzione dei saperi e il potenziale educativo, formativo ed integrativo
di una pratica didattica orientata alla valorizzazione delle attività motorie e sportive
anche nella loro forma adattata.
L’analisi delle radici scientifiche del gioco e delle attività motorie e sportive, della
possibile relazione tra movimento ed esperienza ludica in ambiente educativo, ha
richiesto uno studio della storia del fenomeno sportivo nelle sue fasi evolutive, dal
mondo classico all’età contemporanea, approfondendo alcune tappe di un percorso di
trasformazione sociale e culturale che ha coinvolto tradizioni, ideologie politiche,
principi filosofici, dottrine religiose. La consapevolezza scientifica della relazione
intercorrente tra dimensione corporea, qualità morali e spirituali e modelli educativi
ha richiesto una lettura dinamica del fenomeno motorio-sportivo e della diversabilità,
soggetto ed oggetto di culture diverse ed organizzazione sociale. In particolare, le
scienze psico-pedagogiche, hanno gradualmente consentito una correlazione delle
attività motorio-sportive ai valori educativi ed ai processi formativi, riconoscendo
alla dimensione ludica un ruolo fondamentale nello sviluppo psicofisico del fanciullo
e nel corpo il primo strumento di accesso alla conoscenza. L’attivismo di J. Dewey e
di M. Montessori, l’approccio cognitivista di J. Bruner, e senso-motorio di J. Piaget,
il pluralismo di H. Gardner, l’approccio emozionale di D. Goleman, l’approccio
metacognitivo di D. P. Ausubel e J. P. Novak, hanno contribuito ad una
valorizzazione della dimensione corporeo-chinestesica come base di ogni
apprendimento, al riconoscimento di una pluralità di formae mentis indipendenti ma
interagenti, alla rivalutazione di una “mente emotiva” capace di condizionare il nostro
agire razionale e la comunicazione delle nostre emozioni e hanno affermato,
indirettamente, una rivalutazione dei giochi motori, delle diverse forme di giochi
sportivi e delle attività di movimento come strumenti per la formazione e occasioni di
espressione personale dei bambini.
La lettura filosofica delle relazioni esistenti tra dimensione biologica, psicologica e
sociale, e il contributo originale di M. Merleau Ponty, ha consentito un’analisi dei
rapporti tra pratica motoria e sportiva e modelli sociali, individuando nel corpo e nel
movimento un prezioso strumento di mediazione con il mondo. Lo studio, ancora, dei
principali approcci teorici relativi alla comunicazione corporea attraverso i contribuiti
di P. Watzlawich, M. Argyle, V. Birkenbihl, E. Goffman, ha favorito la
comprensione dei numerosi e “immediati” segnali del corpo svelando parte di
quell’alfabeto che costituisce il “linguaggio del corpo”.
I recenti studi nel settore neuro-bio-fisiologico, grazie al dawinismo neurale di G.M.
Edelman e gli studi di G. D. Kandel, i contributi di A. Damasio e J. LeDoux, di G.
Rizzolatti, di A. Berthoz hanno fornito alla scienza risposte significative sui
meccanismi cognitivi ed emotivi, sull’analisi del movimento e sulle sorprendenti
capacità anticipative e simulative del nostro cervello, aprendo nuovi orizzonti della
didattica e del fare educativo. Anche se non di recente elaborazione, l’approccio
neurodidattico di Donald Hebb ha giustificato scientificamente la soggettività dei
processi mnemonici ed il rapporto tra emozione e apprendimento, ispirando ed
orientando una continua ricerca dello stimolo forte nei processi formativi e
sollecitando, implicitamente, l’esplorazione di nuovi campi interdisciplinari come
quelli sportivo-motorio.
La sua teoria scarica-connetti ha rappresentato un nuovo orizzonte della didattica, un
campo inesplorato aperto al protagonismo di nuove metodologie di insegnamento, un
terreno neurobiologico e psicologico che ha incoraggiato una visione dell’azione
didattica orientata e supportata da esperienze motorie e corporee. La trasferibilità dei
contenuti disciplinari, attraverso l’esperienza corporea apre l’accesso ad un sapere
plurimo, capace di ancorarsi simultaneamente ai diversi canali conoscitivi e sensopercettivi.
Il corpo diventa soggetto interagente per la soluzione di problemi, per la
rielaborazione di strategie complementari o alternative della conoscenza, un vero
motore di supporto alla didattica, un ambiente di apprendimento nel quale è possibile
seguire un itinerario complesso dove si possono aprire spazi del ‘sapere, del saper
fare e del saper essere’ attraverso una didattica partecipata.
Questa nuova modalità didattica consente di regolare ed utilizzare di volta in volta le
diverse forme di comunicazione analogica, di orientare e supportare con l’ausilio dei
gesti, di favorire la costante azione chinestesica e la relazione tra una pluralità di
formae mentis realizzando un ambiente di apprendimento motorio-sportivo in cui si
valorizzano competenze ed abilità potenzialmente vicarianti sul piano formativo, si
aprono finestre sul mondo del disagio, della disabilità e più generalmente sulle
modalità di costruzione del successo formativo, offrendo al mondo dell’educazione la
possibilità di un ripensamento complessivo della prassi educativa che parta dalla
soggettività, dai bisogni individuali della persona, dalle sua inscindibilità corporeocognitiva
ed emotiva.
In questa chiave di lettura le attività motorie e sportive diventano modulatori e
facilitatori di percorsi cooperativi e solidali, mettono in campo valori come
tolleranza, solidarietà e rispetto delle differenze e si pongono come canali privilegiati
per l’accesso ai saperi anche per i disabili supportati dalla presenza, sul territorio
nazionale ed internazionale, da organizzazioni quali Special Olympics e CIP che
favoriscono la partecipazione sportiva e da un ampio ventaglio di disposizioni
legislative che tutelano il loro diritto di integrazione sociale.
La seconda parte del lavoro, non a caso, ha riguardato l’analisi delle norme italiane
ed europee in materia di integrazione sociale dei disabili che orientano le politiche
sociali verso l’inclusione e l’integrazione del disabile anche attraverso le nuove
tecnologie (D.P.R. 5 febbraio 1992, n. 104 – Legge Quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate; Risoluzione
dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993, n. 48/96 - Standard Rules
on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities; Direttiva del
Consiglio Europeo del 27 novembre 2000, n. 200/78/EC - “A General Framework for
Equal Treatment in Employment and Occupation”; Direttiva del Consiglio Europeo
del 12 maggio 2000, COM. n. 284 - “Towards a Barrier Free Europe for People with
Disabilities”). Le disposizioni normative in merito (Consiglio Europeo Straordinario
di Lisbona del 24 marzo 2000, COM n. 99/680 - Piano Europeo “e-Europe 2002: An
Information Society for All”; COM – UE del Il 25 settembre 2001, n. 529 - “eEurope
2002: Accessibility of Public Web Sites and their Content”; Decisione del Consiglio e
del Parlamento Europeo del 18 dicembre 2006, n. 1982/2006/ - “Seventh Framework
Programme of the European Community for Research, Technological Development
and Demonstration Activities 2007-2013) promuovono, infatti, il rispetto dei diritti e
la rimozione di tutti gli ostacoli di natura giuridica, economica e socio-culturale che
impediscono l’uguaglianza e la valorizzazione delle diversità, ma soprattutto
prevedono tra le azioni prioritarie la “eparticipation” ossia la partecipazione di tutti,
ivi i compresi i disabili, alla società dell’informazione e invitano a sviluppare dei
percorsi di studi “adattati” alle “esigenze speciali” con l’ausilio delle nuove
tecnologie o Tecnologie Assistive.
La riflessione, a questo punto, si è estesa al tema dell’accessibilità e dell’adattabilità
degli strumenti informatici e tecnologici in ambito didattico. Questo studio è nato da
una preventiva analisi dei benefici che gli utenti con abilità diverse possono ricavare
dall’ utilizzazione di software e ausili specifici in relazione alla tipologia di deficit
sensoriale e psicofisico. L’ipotesi, inoltre, di una progettazione di spazi all’interno dei
quali realizzare percorsi che si ispirino a modalità d’insegnamento alternative e
complementari alla didattica tradizionale, ha determinato nella parte finale del
lavoro, l’esame delle più importanti tecnologie presenti sul mercato funzionali alla
sperimentazione di diverse strade di applicazione dei saperi appresi e alla
stimolazione di nuove forme di conoscenza attraverso il corpo e il movimento. In
particolare le diverse tipologie di sistemi tecnologici presentati (motion capture,
pedane dinamometriche, calorimetri) aprono degli scenari impensabili fino a pochi
anni fa nel campo della comunicazione e dello studio, per quanto concerne la
didattica inclusiva, e arricchiscono gli ambienti della ricerca didattica di nuove
metodologie di insegnamento dei saperi disciplinari e di nuove modalità di analisi e di
valutazione delle grandezze coinvolte nel movimento, dalla postura ai gesti motori,
dalle sequenze motorie ai modelli coordinativi dei disabili.[a cura dell’autore]