dc.description.abstract | Lo studio propone un riesame delle glosse del commento alle Verrinae, attribuito al cosiddetto pseudo-
Asconio, con particolare attenzione per le citazioni degli auctores. Particolare rilevanza sembrano avere i
poeti arcaici, a suggerire il probabile allineamento dell’esegeta ai materiali, che egli reperiva nei
precedenti interpreti dell’Arpinate, quali Asconio Pediano (I d.C.) e Volcacius (II d.C.). La preminente
autorità di Terenzio concorre a confermare la datazione al V secolo della silloge, già suggerita dagli
studiosi fra il XIX e il XX secolo. L’analisi di un buon numero di possibili paralleli con Donato o con
Servio consente una nuova ipotesi sul rapporto fra i tre esegeti. Tali consonanze sembrano, infatti, da
attribuire non a dipendenza dello pseudo-Asconio dagli altri due scoliasti, come supposto dai filologi
precedenti, ma a comuni fonti remote di alto prestigio, quali il vero Aspro, Flavio Capro e Verrio
Flacco. Lo studio ha, altresì, confermato la preminenza degli interessi retorici dello scoliasta, già rilevati
dagli studiosi di XIX secolo; sembra, per contro, da ridimensionare il ruolo attribuito alla grammatica.
Le glosse linguistiche rivelano, infatti, netta preminenza dell’aspetto lessicale, e della disamina di vitia et
virtutes elocutionis. Lo pseudo-Asconio emerge, in conclusione, quale personalità autonoma, non
sovrapponibile ad alcuno dei grandi esegeti antichi, e quale probabile collettore di materiali, derivanti
dalla più remota tradizione grammaticale ed di commento ad auctores. [a cura dell'autore] | en_US |