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dc.contributor.authorGaliano, Mariangela
dc.date.accessioned2020-03-27T07:57:16Z
dc.date.available2020-03-27T07:57:16Z
dc.date.issued2019-07-19
dc.identifier.urihttp://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/4292
dc.identifier.urihttp://dx.doi.org/10.14273/unisa-2497
dc.description2017 - 2018it_IT
dc.description.abstractIl lavoro di tesi affronta il tema della libertà religiosa collettiva, con particolare riguardo alla posizione che oggi occupano all’interno del panorama nazionale ed europeo i soggetti atei, per via dei profili di ambiguità che caratterizzano il loro inquadramento giuridico. Manca infatti, all’interno della nostra Carta Costituzionale, un esplicito riferimento alla non credenza ed all’ateismo, in linea con l’assenza di qualsiasi riferimento al profilo negativo della libertà religiosa. Se infatti quest’ultimo non si riconosce espressamente, la sua esistenza è divenuta ormai innegabile per via della diffusione non soltanto di tutta una serie di nuovi fenomeni religiosi (ben lontani dalle religioni tradizionali di maggioranza), quanto soprattutto per via dell’emersione di nuove esigenze collettive, volte al riconoscimento della libertà di non credere o di credere. La parte centrale del lavoro è focalizzata sull’analisi dell’ormai celebre vicenda giudiziaria dell’Associazione degli Atei Agnostici Razionalisti Italiani (UAAR), avviata per il riconoscimento di un generale diritto all’accesso all’intesa ex art. 8, comma 3, della Costituzione, anche in assenza dell’elemento confessionale, e conclusasi dinnanzi alla Corte Costituzionale con sentenza 52/2016. Partendo dal disconoscimento ad opera della Consulta dell’esistenza di una pretesa di avvio alle trattative per l’intesa, passando per l’inquadramento della funzione dello strumento intesa ex art. 8, comma 3 Cost. e per l’attribuzione al Consiglio dei Ministri circa l’opportunità di stipulare intesa con lo Stato, si è arrivati ad affermare l’esistenza di un generale diritto all’eguale libertà per le confessioni religiose, anche in attesa di intesa. Il lavoro ha poi cercato di inquadrare la questione alla luce dell’art. 9 della CEDU, anche in vista della prossima pronuncia che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dovrà rendere sul ricorso presentato dall’UAAR. Attraverso una disamina della giurisprudenza convenzionale e dottrinale sul punto, nonché degli ipotetici riflessi indiretti che sulla stessa potrebbero derivare dal diritto comunitario e dall’art. 17 TFUE, il lavoro è giunto alla conclusione che verosimilmente l’esito del ricorso sarà difficilmente favorevole all’associazione atea, in quanto difficilmente si prevede un deciso cambio di rotta nella direzione di un innalzamento qualitativo del grado di tutela della libertà religiosa. Il lavoro non si è limitato ad analizzare la questione de iure condito, ma ha anche analizzato la recente bozza del progetto di legge proposta della Fondazione Astrid per regolamentare l’intero fenomeno religioso in Italia, basato sulla volontà di sviluppare il principio di laicità in maniera più condivisa ed armonica con il sistema pattizio, attraverso il respingimento della tendenza a relegare la religiosità all’interno della generale ed asettica categoria del “no profit”, nonché di riaffermare il principio di distinzione degli ordini, ritenuto essenziale per il rafforzamento delle democrazie contemporanee. [a cura dell'autore]it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoit_IT
dc.subjectLibertà religioseit_IT
dc.subjectAteiit_IT
dc.subjectInteseit_IT
dc.titleLibertà religiosa e dimensione collettiva della libertà di non credere. Nuove tensioni e prospettiveit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurIUS/11 DIRITTO CANONICO E DIRITTO ECCLESIASTICOit_IT
dc.contributor.coordinatorePreterossi, Geminelloit_IT
dc.description.cicloXXXI cicloit_IT
dc.contributor.tutorD'Angelo, Giuseppeit_IT
dc.identifier.DipartimentoScienze Giuridicheit_IT
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