Una “vistosa eccezione”: Girolamo Comi poeta orfico
Abstract
Collocare la figura di Girolamo Comi nel quadro della poesia del Novecento può sembrare ancora oggi un’operazione complessa e quasi proibitiva. La posizione eccentrica della sua opera rispetto alle correnti prevalenti della lirica e delle poetiche novecentesche è un dato ormai consolidato e quasi un luogo comune della critica, anche di quella più partecipe. La sua opera poetica si intona, più che al lamento lirico-elegiaco, all’inno o alla preghiera per cantare la luce e l’Origine, la misteriosa contiguità tra l’uomo, Dio e la natura, la pienezza e la totalità dell’essere. Questo breve contributo vorrebbe costituire un provvisorio tentativo per saggiare la tenuta e l’attualità della poesia comiana nel contesto della lirica del Novecento. Placing the figure of Girolamo Comi in the poetry of the Twentieth Century still seem a complex and almost prohibitive operation. The eccentric lyricism and poetics, is a cosolidated fact and almost a commonplace for critics, even for those most involved. More than with the lyric-elegiac lament, his poetic work is in tune with the hymn or prayer, used to sing the light and the Origin, the mysterious contiguity between man, God and nature, the fullness and totality of being. Thisbrief contribution would like to constitute a preliminary to test the resilience and relevance of Comi’s poetry in contex of twentieth- century poetry.