Il disegno istituzionale della Longobardia meridionale attraverso le fondazioni di Arechi II (sec. VIII)
Abstract
I Longobardi insediatisi alla seconda metà del secolo VI in numerose regioni d’Italia provenivano da pianure dell’Europa centrale, come la Pannonia (l’odierna Ungheria), ed erano privi di qualsivoglia cultura edilizia muraria, mentre i loro discendenti, abbandonando presto le proprie tradizioni stanziali, ma non la memoria delle proprie origini, nell’arco di circa due secoli si impadronirono delle diverse tecniche del costruire con la malta idraulica. Fu un processo rapido, se si pensa che a nord dei Monti Tatra, oggi Polonia, l’insediamento di Gniezno della seconda metà del secolo X d. C. non differiva sostanzialmente dalle palizzate e dalle capanne dell’Età del ferro di Biskupin, stanziamento quest’ultimo apparso circa 500 anni prima di Cristo. È evidente che l’incontro con le città dei romei dell’impero di Costantinopoli abbia provocato una accelerazione diffusa del sapere tecnico che i nuovi arrivati seppero in breve gestire con successo, fino ad essere in grado di emulare nello splendore, come narra Paolo Diacono - forse con eccessiva enfasi - una nuova Roma. Già intorno al 595 Teodolinda aveva fatto erigere a Monza la cappella palatina del san Giovanni Battista, da molti ritenuta l’emblema della nazione longobarda e non solo cappella palatina della domus regia. Per quel poco che se ne sa la chiesa aveva pianta cruciforme, un atrio ed era a tre navate: cioè pienamente in linea con le architetture tardoantiche romane. Avrebbe inoltre contenuto affreschi narranti le vicende dei Longobardi dalla loro origine alla conquista d’Italia.