Panel 1 – Il racconto della Resistenza dai documenti alla rete: ricerca, digitalizzazione, disseminazione e open data
Date
2021Author
Andria, Marcello
Damiani, Concetta
Boccone, Alessandra
Rivelli, Remo
Guida, Gloria
Metadata
Show full item recordAbstract
Nella Roma occupata dalle truppe naziste, di grande rilievo è il ruolo assunto dal partigiano socialista Giuseppe Gracceva, comandante militare delle Brigate Matteotti, al quale si devono
azioni memorabili di quei nove mesi di terrore e di lotta, come, fra le altre, il coordinamento
operativo della rocambolesca evasione dal braccio della morte di Regina Coeli (24 gennaio
1944) di due futuri presidenti della Repubblica, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Segnalato
dalla polizia fascista fin dalla metà degli anni Venti e più volte arrestato per attività di propaganda comunista, alle soglie del conflitto mondiale Gracceva aveva lasciato il partito dopo il
patto di non aggressione fra il Reich e l’Unione Sovietica, abbracciando la fede socialista e militando in clandestinità al fianco di Giuliano Vassalli, Pietro Nenni, ecc. Dopo l’8 settembre si era
distinto per alcune fra le più temerarie azioni di sabotaggio, coordinate d’intesa con l’intelligence alleata – quali l’esplosione alla stazione Ostiense di un convoglio tedesco carico di munizioni
– guadagnandosi sul campo l’appellativo di Maresciallo Rosso. Colpito dal proiettile di un mitra
e operato con mezzi di fortuna in casa del medico Alfredo Monaco, è catturato dalle SS nella primavera del ’44 e condotto nel famigerato carcere di via Tasso, quartier generale di Kappler, dove
sono segregati in quegli stessi giorni Bruno Buozzi, Luciano Ficca, Arrigo Paladini, Milaide Riccio, Sergio Ruffolo, Carlo Salinari, Antonello Trombadori, Giuliano Vassalli. e tanti altri; e dove
non pochi reclusi muoiono per i ripetuti pestaggi dei carnefici. Qui Gracceva, pur avendo subito
per oltre quaranta giorni ogni sorta di torture nel corso di estenuanti interrogatori durati anche
dodici ore, resiste e non parla. Ai primi di giugno, dopo l’entrata delle truppe angloamericane
nella Capitale, scampato per puro caso all’eccidio della Storta, riesce a fuggire e a mettersi in salvo, per poi unirsi, con Pertini, alle brigate partigiane del Settentrione ancora occupato. Membro
della Consulta, Gracceva fece anche parte della delegazione che presentò a Umberto II l’esito
ufficiale del referendum, imponendo all’ex sovrano la via dell’esilio.