AIPH 44 – Digital è public? Dinamiche e opportunità dello spazio virtuale attraverso l’analisi di alcune banche dati
Data
2020Autore
Pizzirusso, Igor
Corbino, Eugenia
Uberti, Giorgio
Burderi, Marcella
Metadata
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Una citazione attribuita sia al noto esponente della confessione evangelica Billy Sunday
che allo psicologo canadese Peter J. Laurence recita pressappoco così: “Andare in chiesa non
fa di nessuno un Cristiano, più di quanto andare in garage non faccia di lui un’automobile”.
Pur non essendo né luogo di culto né di parcheggio, il web rappresenta comunque a sua
volta uno spazio, benché virtuale e non fisico. La semplice appartenenza a questo spazio
non dunque è sufficiente a connotare gli elementi che vi stazionano e vi si muovono; tutto
dipende dal modo in cui lo fanno e con cui si approcciano al pubblico. In quest’ottica,
le banche dati sono forse lo strumento più complesso e interessante da esaminare. Nel
corso degli ultimi anni, l’Istituto nazionale Ferruccio Parri e gli enti associati alla sua rete
hanno prodotto diversi strumenti digitali, nati da progetti di catalogazione delle fonti, di
divulgazione, di raccolta documentale o biografica, ricerca storica propriamente detta.
I livelli sono perciò molteplici e ogni prodotto presenta le sue specificità e i suoi tratti
distintivi. Ciò nonostante, sono tutte catalogabili come strumenti di public history? O
invece è opportuno distinguere quali lo siano, quali potrebbero esserlo e quali invece non
ne hanno assolutamente le caratteristiche? Questo panel si propone di tracciare gli elementi
di rilievo per un’indagine accurata in merito, attraverso alcuni casi studio a nostro avviso
molto rappresentativi: una banca dati sulle fonti (www.stampaclandestina.it), una serie
di banche dati sulle biografie (www.ultimelettere.it e www.antifascistispagna.it) e due
banche dati nate da presupposti fortemente diversi, ma entrambe con una forte impronta
memorialistica e territoriale (www.straginazifasciste.it e www.pietrenellarete.it).